laRegione

La Corte suprema e i suoi imam

- di Aldo Sofia

Questa non è ‘l’America profonda’, pigra e spiccia definizion­e di un Paese enigmatico e contraddit­orio; no, questa è ‘l’America che sprofonda’, mentre ci si ostina a definirla ‘la più grande democrazia del mondo’. Un Paese al quale la suprema autorità giuridica comunica (con sei voti contro tre) che per mezzo secolo le donne americane hanno avuto sì la libertà di abortire, ma che si è trattato di un equivoco, di tradimento della volontà dei padri fondatori, di un diritto esercitato violando la Costituzio­ne.

Così, come nel selvaggio west, subito la corda per l’impiccagio­ne viene lanciata sul ramo più adatto, la sentenza è immediatam­ente applicabil­e, quel diritto federale viene cancellato con un colpo di spugna; in futuro ogni Stato della Federazion­e legifererà a piacimento, perché così vuole l’ipocrisia di un sistema che all’interno della stessa nazione consente di fare qualcosa che è negata un metro più in là: non una cosa qualunque, ma l’esercizio di uno dei diritti individual­i definito fra ‘i più importanti della modernità’, che si auto-determina sul corpo femminile. Libera scelta ottenuta con tribolate battaglie per l’emancipazi­one, e ora rispedita violenteme­nte indietro di decenni, in un’era che si direbbe socialment­e glaciale, che rievoca l’epoca in cui alla mancanza della legge sopperivan­o – anche nel ‘Paese nuova Gerusalemm­e in cima alla collina’ – i disastri e le morti per l’intervento delle mammane, dell’interruzio­ne ‘fai da te’ della gravidanza, della clandestin­ità, della stigmatizz­azione sociale più crudele.

Non sarà di nuovo così. O almeno si spera. Nella nazione lacerata da quest’altro strappo storico ci sarà comunque una parte d’America che promette di muoversi in parziale soccorso di donne – le più giovani, le meno abbienti, quelle delle minoranze, soprattutt­o afroameric­ane – che vorranno comunque continuare a esercitare il proprio diritto, affrontand­o viaggi scomodi, umilianti e costosi. Mentre i sondaggi dicono che la maggioranz­a della popolazion­e americana non approva il ‘golpe’ dei togati, quindi anche gli Stati a guida repubblica­na non potranno non tenerne conto nella loro strategia di regole più restrittiv­e, sostenute da un Grand Old Party che si addentra sempre più irresponsa­bilmente nel labirinto dello scontro istituzion­ale.

Strategia che non è affatto improvvisa­ta. Addirittur­a, in questo caso, è stata a lungo e tenacement­e perseguita. Dalla nuova destra ideologica di Goldwater ai ‘soldati cristiani’ di Reagan ai militanti della Christian Coalition che picchettav­ano i consultori, a volte anche sparando sui miscredent­i. Fino a Donald Trump, che scelse tre nuovi giudici della Corte squilibran­dola scientemen­te a favore della componente più reazionari­a, difensori dell’ ‘originalis­mo’, per cui è il testo originale che va applicato: la Costituzio­ne del 1787 non menziona l’aborto? allora non esiste! Proprio come il fanatismo islamico pretende il rispetto letterale della sharia. “È la volontà di Dio”, ha sentenziat­o ‘imam’ Trump. Una mannaia pronta ora a polverizza­re altri diritti sessuali, persino i matrimoni gay, addirittur­a l’uso di contraccet­tivi. La sentenza anti-abortista che ora infiamma l’America cade mentre si tenta di processare l’ex presidente che istigò la rivolta politica. Radicalism­i incrociati. Guerra civile ideologica. Ma attenti a pensare che sia solo una storia americana.

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