laRegione

Correre per Verona

- di Franco Zantonelli

La ‘Fatal Verona’, che già costò due scudetti al Milan, si rivela tale anche per il centrodest­ra del trio MeloniSalv­ini-Berlusconi. Incapaci di mettersi d’accordo su un nome condiviso, quello del sindaco uscente di Fratelli d’Italia Federico Sboarina, il quale ha rifiutato l’appoggio dell’esponente di Forza Italia e suo predecesso­re Flavio Tosi. Sboarina alla fine è stato sconfitto da Damiano Tommasi, alla guida di una lista civica appoggiata dal centrosini­stra. 48 anni, un passato da calciatore profession­ista nelle file della Roma e della Nazionale italiana, Tommasi è una figura atipica sia in ambito politico che sportivo. Almeno secondo i canoni italiani. Per la campagna elettorale, che lo ha visto in testa già al primo turno, dice di non aver speso un soldo. Né in manifesti, né in santini, né in pubblicità sulle radio e tv locali. La sua è stata una campagna tra la gente, che incontrava ai mercatini e che lo conosce e lo apprezza perché è uno del posto che parla dialetto e che, nonostante la notorietà derivante dal passato di calciatore, è rimasto con i piedi ben piantati nella sua terra. Cattolico praticante, vicino alla figura di Don Milani, sposato, padre di cinque figli e attivo nel volontaria­to, Damiano Tommasi, come quando giocava nella Roma e in nazionale, dà l’impression­e della persona limpida. Un leader naturale senza bisogno d’inutili ostentazio­ni. Fabio Capello, con cui vinse uno scudetto nel 2001, lo definisce “un uomo vero, un uomo a 360 gradi”. Per Francesco Totti, suo compagno di squadra, Tommasi è “una figura positiva, bella e trasparent­e”. L’ex centrocamp­ista, al momento del ritiro del più celebre compagno se ne uscì scherzosam­ente affermando che “forse uno dei regali più belli che ho fatto alla Roma è aver permesso a Totti di giocare fino a 40 anni, visto che per 10 anni ho corso per lui”. Ora, per i prossimi 5 anni, gli toccherà correre per Verona, che negli ultimi 15 anni è stata governata da esponenti del centro-destra e, in precedenza, da coalizioni a guida democristi­ana.

“Non era semplice e non lo sarà”, ha riconosciu­to Tommasi, per poi aggiungere che “ci siamo messi in gioco per fare una cosa che Verona aspettava da tempo”. Intanto Enrico Letta esulta per la vittoria di un candidato appoggiato dal suo partito e da quel che resta dei 5 Stelle, ma dubitiamo che Damiano Tommasi sia uomo sensibile alle logiche di partito. Certo, dell’esperienza di chi ha a che fare con il Palazzo non potrà fare a meno. Forse, con lui, dopo la delusione del movimento grillino, è venuta finalmente alla luce in Italia una nuova figura di politico. Qualcuno interessat­o, sinceramen­te, ai problemi dei cittadini e con il giusto carisma per contribuir­e a risolverli. Staremo a vedere. Come staremo a vedere che fine farà il trio Meloni-Salvini-Berlusconi che oltre a Verona ha perso pure un’altra roccaforte storica, Monza, nonostante per la città brianzola fosse sceso in campo, personalme­nte, il magnate di Arcore che in qualità di proprietar­io della squadra di calcio locale è riuscito a farla promuovere in serie A. Berlusconi, che pur con tutti i suoi difetti può essere ritenuto l’unico vero politico di talento del trio di cui sopra, si era già sbottonato velenosame­nte sui suoi compagni di cordata: “Salvini o Meloni premier? Non scherziamo”.

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