In combutta con la mafia bulgara: multa di 2 milioni
Bellinzona – Altra tegola per Credit Suisse. Nel processo per riciclaggio di denaro bulgaro, il Tribunale penale federale (Tpf) ha riconosciuto la grande banca colpevole di aver violato la responsabilità aziendale in relazione al reato di riciclaggio aggravato. L’istituto – al quale è stata inflitta una multa di 2 milioni di franchi – non ha monitorato i rapporti bancari con la mafia bulgara e non ha vigilato sulle norme antiriciclaggio tra luglio 2007 e dicembre 2008 (i fatti precedenti sono prescritti). Il Tpf ha pure ordinato la confisca di 12 milioni di franchi depositati su conti collegati a tale organizzazione. Inoltre, Credit Suisse dovrà pagare un risarcimento di 19 milioni. La banca prende atto di una decisione “relativa a vecchie carenze organizzative” e fa sapere che inoltrerà ricorso alla Corte d’appello del Tpf.
Tra i coimputati, un uomo di fiducia di Evelin Banev, il capo della banda bulgara, ha ricevuto la condanna più pesante, 36 mesi di reclusione, di cui la metà sospesi, e 160 aliquote giornaliere da 260 franchi. L’ex consulente alla clientela del Credit Suisse, che ha fatto da tramite tra la banca e i bulgari, è stata condannata a 20 mesi di carcere e a 129 aliquote giornaliere da 250 franchi per riciclaggio di denaro aggravato. Alla donna, gravemente malata, è stata concessa la sospensione della pena in entrambi i casi. Gli altri due imputati, un bulgaro residente in Vallese e un ex dipendente di una banca svizzera, sono stati riconosciuti colpevoli di partecipazione e sostegno a un’organizzazione criminale e di riciclaggio di denaro aggravato. Sono stati condannati a pene detentive sospese.