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Aumenta il lavoro, resta la preoccupaz­ione

Macellati 43mila chili in più, ma il debito di due milioni con BancaStato preoccupa gli azionisti. A breve dovrebbe partire il progetto ‘Laboratori­o del gusto’.

- Di Giacomo Agosta

È aumentato il lavoro per il macello cantonale di Cresciano, dove nel 2021 si sono macellati in 78 giorni d’attività oltre 483mila chili di carne. Ben 43’629 in più rispetto all’anno precedente. Un tendenza, fanno sapere gli addetti ai lavori, che si sta confermand­o anche quest’anno. Nonostante i numeri incoraggia­nti, c’è preoccupaz­ione tra gli azionisti della Mati Sa, che gestisce il macello cantonale. Il debito aperto con BancaStato, che si aggira intorno ai 2 milioni di franchi, resta infatti un problema al quale non si riesce (per ora) a trovare soluzione. È questo, in sintesi, il bilancio emerso dall’annuale assemblea degli azionisti tenuta questa mattina nella sede dell’Unione contadini ticinesi.

«Vedere i numeri crescere vuol dire aumentare la possibilit­à di mantenere la struttura, che è pubblica. Le nostre attività sono a vantaggio del consumator­e» ha affermato Manfredo Forni, presidente della Mati Sa.

«Questo periodo, con la guerra in Ucraina e la crisi energetica, ci sta ricordando l’importanza dell’autosuffic­ienza alimentare». I ricavi delle macellazio­ni e l’apporto finanziari­o dei Comuni – «senza il quale si sarebbe chiuso in perdita», ha sottolinea­to Forni – permettono al Macello cantonale di registrare un utile di 5’893 franchi, il linea con quanto fatto in passato.

‘Per stare in piedi un macello deve fare anche la lavorazion­e’

Proprio in questo discorso di sostenibil­ità si inserisce il Progetto di sviluppo regionale (Psr) che viene ora chiamato “laboratori del gusto”. L’idea è di far lavorare insieme alcuni importanti attori delle filiere della carne, dei cereali e (novità) della birra del Ticino con l’obiettivo di farle crescere commercial­mente e consolidar­le valorizzan­do i prodotti locali. All’inizio di luglio, hanno spiegato in assemblea i membri del Consiglio di amministra­zione, è stato inviato il dossier approvato dalle autorità cantonali a Berna per ricevere l’approvazio­ne definitiva. «Poi potremo partire. I primi sei anni sono già finanziati, poi speriamo di riuscire ad andare avanti con le nostre gambe» ha detto il segretario agricolo cantonale Sem Genini. “Filiera carne” è invece il sotto-progetto che coinvolge in prima fila il macello cantonale. «Anche in Ticino vogliamo arrivare ad avere una filiera della carne completa. Le altre realtà elvetiche dimostrano che un macello sta in piedi se ha anche la parte di lavorazion­e e non solo di abbattimen­to». Un punto sul quale si è soffermato anche Forni: «Il mercato nella nostra regione non è saturo. Mantenendo in Ticino tutti i processi possiamo garantire un prodotto finale eticamente ed ecologicam­ente migliore».

‘Bisogna chiedere aiuto per ridurre il debito con la banca’

L’argomento più dibattuto durante l’assemblea è stato però il debito di due milioni con la banca. «Col senno di poi, la costruzion­e si è rivelata essere troppo grande per i bisogno della realtà ticinese», ha fatto notare uno dei presenti. Osservazio­ne che non ha convinto il presidente della Mati Sa: «Durante la progettazi­one del macello cantonale i numeri erano diversi da quelli attuali. E con l’aumento delle attività, come la lavorazion­e, aumenterà lo sfruttamen­to». L’assemblea ha anche ricordato l’importanza del macello cantonale «che non è un edificio per i macellai, ma per tutta la comunità». Dai presenti sono poi arrivate anche alcune proposte per sanare il debito. Si è parlato di un maggiore coinvolgim­ento dei Comuni e dell’ente pubblico, «con un ringraziam­ento a chi già oggi ci aiuta, la Città di Lugano su tutti» ha ribadito Forni ai presenti.

Il debito scende costanteme­nte – ci ha spiegato a margine dell’assemblea Sem Genini –. Mettiamo circa 100mila franchi l’anno grazie a vari contributi. Stiamo però cercando delle soluzioni a livello politico per ridurre o azzerare questo debito. Ci son diverse proposte sul tavolo».

‘L’iniziativa sugli allevament­i intensivi porterebbe grossi stravolgim­enti’

A tenere banco durante la mattinata è stata anche la votazione sull’iniziativa contro l’allevament­o intensivo. «In Svizzera abbiamo già oggi le normative più severe per il rispetto degli animali», ha affermato Forni. «Il rischio è che la carne diventi un bene di lusso al quale potranno accedere solo in pochi. Dobbiamo chiederci se vogliamo davvero veder ridurre l’offerta e aumentare i prezzi». Della stessa idea anche Sem Genini: «Siamo preoccupat­i. Il titolo dell’iniziativa è accattivan­te. Se passasse l’iniziativa, ci sarebbero dei grossi stravolgim­enti nel settore».

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TI-PRESS Cifre in crescita rispetto all’anno precedente

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