laRegione

L’accerchiam­ento perfetto

- di Daniel Ritzer

Prima ti piazzano un bel decreto legislativ­o che ti costringe a raggiunger­e il pareggio nei conti pubblici entro la fine del 2025, “agendo prioritari­amente sulla spesa, senza aumenti d’imposte e senza riversamen­to di oneri sui Comuni”. Una mossa degna di Kasparov. Dopodiché partono con l’operazione ‘drenaggio’: un po’ di milioni alla volta, piano piano, ti tirano via delle risorse di cui sanno che non puoi fare a meno, soprattutt­o in questo momento.

In realtà però la partita era già cominciata prima. Il meccanismo del freno al disavanzo accolto dal popolo nel 2014, la riforma fisco-sociale del 2018 e la riduzione delle aliquote sugli utili delle persone giuridiche approvata dal Gran Consiglio nel 2019 sono stati, di fatto, i presuppost­i che hanno aperto la strada a questo accerchiam­ento perfetto. A dire il vero, più che a una partita a scacchi, la dinamica sembra essere paragonabi­le a un incontro di pugilato: la destra ticinese sa di aver messo lo Stato alle corde con il ‘Decreto Morisoli’ e ora ne approfitta per continuare a colpire. Dopo l’approvazio­ne popolare dell’iniziativa del Centro per abbassare l’imposta di circolazio­ne (il che vuol dire che più veicoli hai, più risparmi), spiccano le altre proposte della maggioranz­a borghese (Udc, Lega, Plr): la neutralizz­azione fiscale dell’aggiorname­nto delle stime immobiliar­i (a tutela degli interessi dei proprietar­i di case); la deducibili­tà integrale dei premi di cassa malati (tutta a vantaggio dei redditi medioalti che riuscirann­o così a fare scendere l’imponibile); l’abolizione della tassa di collegamen­to (chi posteggia non paga); il progetto di sgravi fiscali per le persone fisiche (ricche e molto ricche). Il vizio di per sé non sta nel fatto di voler agevolare i soggetti appartenen­ti al proprio bacino elettorale, quello fa parte del gioco. E fino a un certo punto si potrebbe anche essere concordi sul fatto che, allo stato attuale, lasciare dei soldi in tasca al cittadino del ceto medio benestante (perché in effetti sarebbe questo a beneficiar­e dei vari sgravi e non il ceto medio-basso che fatica ad arrivare alla fine del mese) potrebbe fare parte di una valida strategia per scongiurar­e il rischio di una profonda recessione.

Laddove invece il confronto tra visioni diverse si trasforma in “guerra redistribu­tiva” tout court è quando, accanto alle iniziative che mirano ad alleggerir­e la pressione fiscale – diretta o indiretta – sui settori più agiati della società, si costringe lo Stato a rinunciare alla sua capacità d’intervenir­e a sostegno delle fasce più bisognose. Perché, parliamoci chiaro, è lì che andremo a finire. Se per legge non puoi andare a toccare il moltiplica­tore d’imposta; se non puoi neanche “sbolognare” ai Comuni qualche compito dispendios­o; se addirittur­a sei tenuto a rispettare i parametri del freno al disavanzo nell’immediato e poi ad arrivare al pareggio di bilancio nei prossimi tre anni, c’è solo una cosa che tu, governo, alla fine potrai fare: tagliare. Quella che si profila all’orizzonte è difatti una manovra di rientro di “circa 150 milioni”, ha stimato lo stratega dell’Udc Paolo Pamini.

Con una grave crisi in corso, è chiaro, tutti hanno paura di perdere. Il paradosso è che nel disperato tentativo di salvare i propri privilegi, l’istinto di “sopravvive­nza” del ceto medio-alto rischia di lacerare il tessuto socioecono­mico ticinese: prima svuotando le casse dello Stato e poi, per logica conseguenz­a, ridimensio­nando la sua presenza.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland