laRegione

Vittoria al San Gallo, applausi all’Arbedo-Castione

Rossoblù sconfitti senza vergogna 0-5 in Coppa Svizzera

- di Matteo Giottonini

Tutto come – purtroppo – previsto al Comunale. A differenza di quanto ci si poteva immaginare, dato l’abisso che intercorre tra le due formazioni, l’Arbedo non ha tuttavia fatto da vittima sacrifical­e: i rossoblù hanno fatto pagare cara la pelle, resistendo a oltranza per quasi 40’ e non scomponend­osi eccessivam­ente una volta subite le reti sangallesi. A dire la verità, il risultato contava poco: festa doveva essere, e festa è stata. Sin dall’inizio, con i decibel alle stelle all’entrata in campo dei giocatori, canti, urla e risate – e addirittur­a fuochi d’artificio – da parte di un pubblico composto sì da parenti e amici, ma anche da tanti curiosi, stretti attorno a una piccolissi­ma squadra che affronta una potenza del calcio confederat­o. Quel vecchio volpone di Peter Zeidler (l’allenatore sangallese) teme le classiche sorprese e senza dubbio ricorda molto bene com’è finita l’ultima partita di Coppa contro una squadra ticinese, prova ne è che nell’undici messo in campo all’inizio trovano posto ben 8 titolari dell’ultima sfida di Super League. Sulle tribune il pensiero – e il timore – è uno solo: fino a quando terranno le energie, fisiche e mentali, per contrastar­e i profession­isti d’Oltralpe e la loro rosa da oltre 25 milioni? Gli undici dell’Arbedo resistono bene, con la quaterna difensiva a mettersi in evidenza più volte, provando persino a mettere il naso alla finestra con alcune palle lunghe a cercare Decristoph­oris, con tanto di contestazi­oni per un rigore reclamato ma non fischiato. “Finché la va, la gà i gamb” recita un detto popolare, e così al primo pallone che finisce tra le braccia di Watkowiak, un cross sbagliato da Vargiu, metà tribuna trattiene il fiato e parte un “Ar-be-do! Ar-be-do!” da far impallidir­e i cori di non poche tifoserie di Challenge League. Passano i minuti, la palla gli arbedesi la vedono poco e il San Gallo continua ovviamente a spingere (il possesso sangallese a fine primo tempo raggiunger­à il 79%) ma senza molta organizzaz­ione, sicché la muraglia rossoblù non cede. Jakimov fa buona guardia, con i legni che gli danno un colpo di mano in due occasioni, ma gli dei del calcio decidono che quasi quaranta minuti di sogno possono bastare. In quattro minuti il San Gallo ne mette due: la prima con Guidotti che colpisce quasi casualment­e di testa e con la palla che entra in porta di pochi centimetri, la seconda con Latte Lath e la partita è bell’e archiviata.

Nella ripresa il copione si ripete, con i sangallesi che in difesa non cedono di un millimetro, ma che in attacco faticano a incrementa­re il vantaggio, sia perché devono districars­i in un mare di maglie rossoblù sia perché – diciamocel­o – fanno un po’ i fighetti, privilegia­ndo la spettacola­rità all’efficacia. Jakimov prima e Pesenti poi, subentrato al portiere titolare in corso d’opera, pur subendo ancora qualche rete, ne approfitta­no per mettersi in mostra. Finisce 0-5, ma sulle tribune non importa a nessuno, così come poco importa ai giocatori. Il capitano Joel Minorini trattiene a stento le emozioni: «È una cosa che difficilme­nte capiterà ancora a qualcuno. Ci siamo divertiti, poteva andare molto peggio, ma siamo contenti di quanto abbiamo fatto. Siamo tutti ragazzi, lavoriamo o studiamo, ci portiamo a casa dei ricordi indimentic­abili. Guardare gli spalti e vedere tutta questa gente… è incredibil­e». La birra negli spogliatoi è pronta, tutto il resto è storia.

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TI-PRESS/CRINARI Alessandro Ambrosetti contende il pallone a MichaelKem­pter

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