Polcom, quell’azione finita su Instagram
Altri ‘scheletri’ del Corpo cittadino: dall’agente in visita galante durante il servizio alle ‘stories’ indebitamente tratte dalla videosorveglianza
Mancate reazioni adeguate da parte dei superiori, trasferimenti improvvisi e fors’anche coperture politiche ad hoc. Si arricchisce di nuovi episodi il novero delle malefatte che hanno infestato il recente passato del Corpo di polizia della Città di Locarno. Due episodi precedenti al presunto festino a base di coca segnalato da anonima fonte, per il quale sono stati dapprima indagati e poi scagionati cinque agenti, emergono dalle testimonianze rilasciate a laRegione da più persone vicino al Corpo. Si tratta di episodi gravi, che chiamano in causa i precedenti vertici della Polcomunale e anche il precedente Municipio. Vicende delle quali si apprende solo ora l’esistenza e che avrebbero dovuto richiedere, da chi dirigeva l’unità (i superiori gerarchici in primis) provvedimenti severi, a quanto si sa mai attuati. Oggi questo “non fatto” alimenta una situazione negativa all’interno del Corpo di polizia. Per mascherare ciò che manifestamente non avrebbe dovuto succedere si sarebbe proceduto, con eccessiva discrezione, a repentini trasferimenti di agenti altrove, generando malessere tra chi è rimasto e deve svolgere un ruolo così delicato a favore della cittadinanza locarnese.
Secondo quanto riferitoci uno di questi episodi, così come i rapporti scritti nel 2019 da tutti i gruppi della Sezione Operativa in cui gli agenti asserivano di non avere piacere a lavorare con una collega donna, erano stati ampiamente discussi nei colloqui con l’ex capodicastero Simone Merlini, rimanendo nonostante ciò lettera morta.
Immagini prelevate dalle telecamere e pubblicate in rete
Come anticipato, ulteriori due sono i casi venuti alla luce. Il primo risale al settembre 2021, quando una pattuglia di polizia interviene in territorio di Muralto. L’intervento di per sé avviene senza troppi intoppi, ma ad allarmare alcuni colleghi dei due agenti è il fatto che le immagini della breve operazione finiscono, incredibilmente, sul social media Instagram, più precisamente nelle cosiddette “storie” appartenenti al profilo di uno dei due poliziotti accorsi. Le riprese dell’accaduto vengono infatti “prelevate” abusivamente dalle telecamere della videosorveglianza della Polizia di Muralto installate nell’area e poi caricate e date in pasto agli internauti. Parliarante mo dunque di una grave infrazione come l’accesso abusivo al sistema informatico: la Polizia giudiziaria e le forze dell’ordine in generale, così come gli istituti di vigilanza privata, devono infatti fare specifica richiesta di accesso alle immagini attenendosi alle normative vigenti. Cosa che nel caso specifico non è avvenuta. Il reato, perseguibile penalmente, è rimasto nel cassetto, visto che il Municipio cittadino si è limitato a biasimare l’agente, sanzionandolo con un ammonimento, ovvero la sanzione amministrativa più blanda. Da notare, ancora, che l’agente in questione non è mai stato tolto dal servizio attivo; egli ha dunque continuato a prestare servizio come sempre (quindi in pattuglia) sino al suo trasferimento in un corpo di polizia sottocenerino, lo scorso ottobre. Protagonista dell’increscioso episodio è un poliziotto dal carattere non facile, stando a quanto viene riferito da chi lo frequentava, il quale nel corso degli anni avrebbe litigato con diversi colleghi, in più casi addirittura perché avrebbe tentato di approcciare compagne e/o ex compagne degli stessi in modi anche volgari. Il poliziotto sarebbe inoltre stato allontanato da una palestra fitness della regione per aver importunato alcune frequentatrici, tra le quali, appunto, la compagna di un collega. Atteggiamenti decisamente sopra le righe, in tutti i casi inaccettabili, che non fanno onore alla divisa e che hanno ovviamente complicato non di poco i rapporti fra il poliziotto (in precedenza al servizio della Polcom di Caslano, oggi Malcantone Ovest) e una buona parte dei suoi colleghi.
L’agente dell’Antidroga in missione ‘segreta’
Il secondo caso chiama in causa un agente dell’Antidroga. Bisogna risalire al 2020. Dule ore di lavoro, quest’ultimo, con l’auto di servizio, sparisce per ore senza precisare dove sia. Un comportamento perlomeno strano che non passa a lungo inosservato e che viene notato dai superiori. Qualcuno inizia infatti a sospettare di questi ripetuti ‘silenzi’ finché non si scopre che le ore che dovrebbe passare in servizio in realtà le trascorre in maniera decisamente più piacevole, si vocifera, presso l’appartamento di una donna. La vettura in dotazione all’antidroga addirittura sarebbe di tanto in tanto stata impiegata anche durante il tempo libero. Una storia che va avanti, quasi indisturbata, per parecchio tempo. Anche in questo caso, poche e molto blande le conseguenze da parte del Municipio: viene sì avviata un’inchiesta amministrativa, che si prolunga per quasi due anni e che successivamente cade perché l’uomo, grazie all’interessamento di un ex ufficiale che gli aveva trovato il posto di lavoro a Locarno, a settembre dello scorso anno lascia la Polcomunale cittadina e si trasferisce altrove nella regione, con un’altra funzione. Nessuna sanzione nei suoi confronti, dunque.