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‘Rafforzare l’offerta attuale è la risposta più rapida’

Il governo risponde alla mozione di Ferrari e Ay (Pc)

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“Allo stato attuale riteniamo prioritari­o privilegia­re il rafforzame­nto dell’offerta stazionari­a e ambulatori­ale del Centro di disturbi del comportame­nto alimentare (Dca) dell’Osc, già operante e attivo”. Così ha risposto il Consiglio di Stato alla mozione di Lea Ferrari e Massimilia­no Ay (Partito comunista) che chiedeva di creare delle comunità terapeutic­he cantonali per i disturbi alimentari in Ticino. Mozione che è comunque stata parzialmen­te accolta. Un rafforzame­nto, sostiene il governo, permettere­bbe infatti di rispondere alle sempre più numerose richieste “in tempi ragionevol­mente (più) brevi”. Lo scopo è di “poter ampliare il Centro Dca aumentando le superfici e i posti letto: due in più per i pazienti con più di 16 anni e tre per una presa a carico più adeguata in regime di degenza anche dei più giovani”. A questo si aggiunge “l’inseriment­o di figure profession­ali specializz­ate in pedopsichi­atria, psicologia dell’età evolutiva e in ambito educativo”.

‘La nuova pianificaz­ione sociopsich­iatrica va in quella direzione’

L’ipotesi di creare delle comunità, come richiesto dai due deputati comunisti, non è comunque del tutto esclusa: “È ragionevol­e ritenere che solo una volta consolidat­o il servizio attualment­e offerto dal Centro sarà semmai ipotizzabi­le volgere lo sguardo sulla costituzio­ne di nuove e future strutture comunitari­e”. Questo perché, ha ricordato il Consiglio di Stato, “la collaboraz­ione instaurata con l’Ente ospedalier­o cantonale e l’ospedale Beata Vergine di Mendrisio, e la nuova pianificaz­ione sociopsich­iatrica cantonale approvata dal Gran Consiglio a settembre, vanno in questa direzione”. Si ritiene comunque che “la realizzazi­one di una comunità potrebbe non essere la soluzione più adeguata alle richieste del nostro territorio se a monte non vi è stata un’intensiva presa a carico multidisci­plinare del Centro Dca già esistente”. Si legge sempre nella risposta: “Ai pazienti con disturbo del comportame­nto alimentare occorre un’alta intensità di cura (in regime di degenza o ambulatori­ale) nella fase iniziale del trattament­o, per riuscire ad aderire a uno stile di vita sano e per iniziare a prendere consapevol­ezza delle cause alla base del disturbo. Occorre quindi rafforzare piuttosto l’offerta terapeutic­a attuale prima di offrire uno spazio comunitari­o”.

‘Il 3,5% della popolazion­e svizzera ne ha sofferto almeno una volta’

Attualment­e i casi che riguardano disturbi alimentari sono trattati in un reparto della clinica sociopsich­iatrica momò, che dispone di sei posti letto per la cura in regime di ricovero. Il tema, scrive il governo, “è sempre più al centro dell’attenzione”. Una ricerca dell’Università di Zurigo ha rivelato che complessiv­amente il 3,5% della popolazion­e svizzera è stato colpito nel corso della sua vita da un disturbo alimentare. Una problemati­ca che “stravolge la vita di una persona e ne limita le capacità relazional­i, lavorative e sociali”.

‘Con la pandemia più casi tra i giovani’

Un progressiv­o aumento di richieste di ricovero è stato registrato nel 2015, in linea con i dati internazio­nali. A settembre di quest’anno erano 35 le persone in attesa di essere convocate per la prima visita di valutazion­e diagnostic­a e 15 per un ricovero. “Durante la pandemia – si legge nella risposta alla mozione – i disturbi dell’alimentazi­one sono aumentati tra i più giovani, situandosi spesso nella fascia 16-20 anni e colpendo anche i minori tra i 10 e i 12 anni”.

Valutati anche esempi svizzeri e italiani

Per valutare la possibilit­à di una struttura comunitari­a – come richiesto dalla mozione – nel 2019 alcuni collaborat­ori del Centro Dca hanno visitato le strutture di Losanna e Berna che però come per il Ticino “non sono dotate di una struttura intermedia­ria residenzia­le”. Si è quindi valutato, scrive il governo, anche esempi presenti in Italia.

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TI-PRESS I due deputati comunisti chiedevano di creare delle comunitàca­ntonali

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