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Niente vendita dello stabile di via Totone

- M.M.

“Se anche lo volessimo fare, non lo possiamo fare: ce lo vieta la legge”. Commenta Roberto Canesi, sindaco di Campione d’Italia, la decisione di respingere al mittente l’offerta per l’acquisto dello stabile di via Totone, che prima del dissesto finanziari­o del Comune ospitava la polizia locale, ventidue agenti, mentre ora sono due. Uno dei cinque gioielli di famiglia del Comune dell’enclave che da anni sta cercando di vendere. Senza fortuna. Neppure dopo la decisione di tentare la strada della trattativa privata. Negli ultimi giorni negli uffici comunali è giunta un’offerta per lo stabile di via Totone il cui prezzo a base d’asta era stato indicato in due milioni di franchi. “L’offerta era inferiore al ribasso minimo consentito – rivela Canesi –. Se l’avessimo accettato poi noi amministra­tori avremmo dovuto fare i conti con la magistratu­ra. Insomma, non era proprio il caso di mettersi nei guai”. E allora? “Stiamo pensando a una nuova asta con prezzi ribassati rispetto a quelle dello scorso mese di maggio – risponde il sindaco dell’enclave –. Anche perché per alcuni beni non manca l’interesse”. I potenziali acquirenti dei gioielli di famiglia del Comune di Campione d’Italia probabilme­nte stanno giocando al ribasso, anche perché sanno che le esangui casse comunali hanno bisogno di risorse come l’ossigeno che si respira. Il ricavato dall’alienazion­e dei gioielli – una ventina di milioni di franchi sulla carta – sarebbe destinato a pagare i debiti del Comune che ammontano a una quarantina di milioni. Il gioiello più pregiato è il comparto immobiliar­e che si sviluppa sulle rive del Ceresio: comprende l’edificio della Fornace, i fabbricati del Bocciodrom­o, dell’Autosilo comunale e lo scheletro della Casaccia, la stazione della funivia mai ultimata, oltre alle aree di pertinenza. Servono oltre 12 milioni di franchi. Gli altri gioielli di famiglia, oltre allo stabile di via Totone, sono Villa Franchini (un milione di franchi) il cui ricavato dovrebbe finanziare la riapertura dell’asilo nido. Un milione e centomila franchi il costo del terreno edificabil­e, situato in via Per Arogno. Infine, occorrono due milioni e 700mila franchi per aggiudicar­si Villa Mimosa, che qualche anno fa si pensava di trasformar­e in una succursale del Casinò, per destinarla alla clientela cinese.

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