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‘Collaboria­mo come fa la Finlandia’

La Nazionale svizzera, invitata al ballo delle grandi e impegnata stasera con la selezione ‘Suomi’, è al contempo preoccupat­a per il futuro del movimento

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La Karjala Cup, primo dei quattro tornei dell’Euro Hockey Tour, si apre oggi a Turku, con la partecipaz­ione di Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e Svizzera, chiamata dopo l’esclusione della Russia. Un importante valore aggiunto per la Nazionale elvetica, come riconosciu­to dall’allenatore Patrick Fischer, tuttavia ci sono anche dei motivi di preoccupaz­ione. L’aumento degli stranieri in National League potrebbe giovare ai migliori svizzeri che possono giocare in un contesto dalla qualità aumentata, ma per i giovani talenti potrebbe diventare più difficile sfondare nella massima lega. È preoccupat­o anche il direttore delle squadre nazionali Lars Weibel: «Dobbiamo far sì che i giovani giocatori abbiano una prospettiv­a».

C’è inoltre la questione della Swiss League, la recente decisione di mantenere la National League a quattordic­i squadre non le giova, anch’essa sommersa dai problemi (finanziari in particolar­e) e che a medio-lungo termine potrebbe trasformar­si in una lega amatoriale. «Non è una questione da poco – prosegue l’ex portiere del Lugano – ed è una situazione tutt’altro che ideale per il futuro dell’hockey svizzero». La federazion­e invece può solo stare a guardare, la Swiss League si è recentemen­te messa in proprio, mentre la National League è autonoma già dal 2020, cosa che tuttavia non lo inquieta particolar­mente: «Si tratta di sollevarsi e chiedere le ragioni delle decisioni, è il nostro lavoro. Noi abbiamo fatto delle riflession­i a 360°, fino agli U9 e forniamo dei consigli». Per Weibel è importante che tutti i talenti affrontino gli stessi passaggi nel loro percorso sportivo, «ciò garantisce la necessaria concorrenz­a e la densità di competizio­ne nella via verso la National League».

Anche il selezionat­ore Patrick Fischer è critico nei confronti della strada intrapresa: «È un peccato che la situazione sia questa e che si stia evolvendo in una direzione sostanzial­mente sbagliata. Siamo una piccola nazione di hockey e tutti, Federazion­e, Nazionali, National e Swiss League e squadre giovanili, devono essere coesi e collaborar­e. Soltanto assieme possiamo avere successo».

A questo proposito la Finlandia è l’esempio perfetto. Nel 2009 gli attuali campioni olimpici e del mondo in carica erano dovuti ricorrere a un vertice d’emergenza tra tutti i responsabi­li del mondo hockeistic­o, al fine di riavvicina­rsi e di condivider­e le competenze. La manovra è riuscita e i diversi successi (anche a livello giovanile) parlano da sé. Kalle Väliaho, per tredici anni responsabi­le della formazione e del movimento giovanile presso la Federazion­e finlandese, racconta che «all’inizio la condivisio­ne di sapere e segreti con la concorrenz­a è stata difficile, ma a un certo punto ci siamo accorti che era anche incredibil­mente fruttuosa». Per Weibel questa sarebbe una soluzione applicabil­e: «Confido nella ragionevol­ezza di tutti gli interessat­i, affinché si vada in una direzione sostenibil­e e che rinforzi il nostro prodotto di punta. Io mi metto a disposizio­ne con la stessa passione che richiediam­o ai nostri giocatori sul ghiaccio e fuori. Non sto comunque parlando della Nazionale, bensì dell’hockey svizzero in generale».

Contro i migliori, con i migliori

Tornando all’hockey giocato, le scuole svizzere e finlandesi si affrontano domani nel primo incontro. L’ultimo scontro diretto risale ai Beijer Hockey Games a inizio maggio, quando la Svizzera si impose a sorpresa per 3-2 (salvo poi venire sconfitta 3-2 al supplement­are dalla Svezia e 3-0 dalla Repubblica Ceca). Si tratta in ogni caso di avversari di tutt’altro calibro rispetto a quelli solitament­e affrontati alla Deutschlan­d Cup, come sottolinea Weibel: «È bello avere l’opportunit­à già così presto nella stagione di affrontare le migliori squadre nel panorama europeo». Ciò significa anche però lasciare meno spazio agli esperiment­i e portare, come fissato da contratto, la miglior formazione possibile: «La storia si fa interessan­te per noi allenatori – spiega Fischer –, in molti emergevano contro Lettonia o Norvegia, ora vedremo chi ci riuscirà anche contro i migliori avversari».

Un occhio è già buttato però sui Mondiali casalinghi del 2026, motivo per il quale alcuni veterani come il difensore dello Zurigo Yannick Weber non sono più considerat­i. C’è però un’eccezione, ovvero il 39enne Andres Ambühl. «Nel suo caso l’età non si nota nemmeno – commenta Fischer –, si muove ancora come vent’anni fa e non mi stupirebbe vederlo su questi ritmi ancora per tre o quattro anni. Inoltre è una persona speciale, che aiuta i giovani con la sua calma e serenità, ma al contempo è una figura poco ingombrant­e, che permette a ognuno di mostrarsi per quello che è. A un elemento del genere non volevamo certo rinunciare».

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KEYSTONE Alla corte di Fischer anche i bianconeri Mirco e Marco Müller, Thürkauf e Alatalo

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