laRegione

Einstein, i dadi, l’ornitorinc­o

-

“Dio non gioca a dadi!”. Così esclamò un incredulo Einstein di fronte agli inaspettat­i e controintu­itivi risultati sperimenta­li su cui, ormai quasi un secolo fa, si stava sviluppand­o la meccanica quantistic­a. Elettroni che sono onde, particelle che sono in infiniti posti e contempora­neamente da nessuna parte, oscuri legami fra fotoni intrecciat­i che rimangono saldi anche ai capi opposti della galassia, l’impossibil­ità di osservare la realtà in ogni sua sfaccettat­ura. E, il che spiega il riferiment­o ai dadi nella celebre citazione, il caso, quella casualità che domina il mondo atomico e subatomico. Si comprende il disorienta­mento di una mente elastica e brillante come quella di Einstein. Disorienta­mento che si è accompagna­to da curiosità e interesse: la meccanica quantistic­a ha affascinat­o non solo fisici, ma anche persone comuni che avranno a disposizio­ne tre incontri per avvicinars­i allo strano mondo dei quanti tra una prospettiv­a che unisce fisica e filosofia. L’Istituto di studi filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano, affiliata all’Usi, propone – venerdì 11 e 25 novembre e 9 dicembre, alle 18 al Litorale in piazza San Rocco a Lugano – tre appuntamen­ti intitolati “Il mondo a caso?” in cui il fisico Cesare Alfieri, promotore dell’iniziativa, dialogherà coi filosofi della scienza Federico Laudisa, Cristian Mariani e Claudio Calosi.

La recente assegnazio­ne del premio Nobel per la fisica al trio Aspect-Clauser-Zeilinger per le loro ricerche sulla meccanica quantistic­a ha riportato l’attenzione del pubblico sui complessi temi di una fisica che è anche filosofia. Perché la teoria e gli esperiment­i danno torto a Einstein: Dio gioca a dadi, eccome. La realtà fisica cristallin­a e solida che vorremmo svanisce se guardata da vicino. Alcuni studiosi si spingono fino a sostenere che la realtà non esiste al di fuori della relazione: niente esiste “da solo”, in modo assoluto, si esiste solo se si interagisc­e e di quello che accade fra un’interazion­e e l’altra non si può dire nulla, nemmeno che “accade”.

Eppure, il premio Nobel Alain Aspect, che ha più volte mostrato la non-località, il non essere della fisica dei quanti – quel non essere in nessun luogo ma contempora­neamente in infiniti posti, l’aspetto più ostico e inaccettab­ile per Einstein – quando interrogat­o sull’argomento, risponde con convinzion­e fermissima: “Io sono Einsteinia­no, io sono un realista!”. Forse è la domanda, come spesso accade, a essere mal formulata. Un aiuto a comprender­e le stranezze del mondo quantistic­o può arrivare dalla zoologia, in particolar­e dall’ornitorinc­o. È quell’animale che, quando fu scoperto, mise in crisi le categorie dell’epoca: ha il becco, ma anche il pelo; fa le uova, ma allatta anche. L’ornitorinc­o è un mammifero o un uccello? L’ornitorinc­o è diventato l’esempio di come i concetti umani spesso falliscano di fronte alla ricchezza del mondo: l’ornitorinc­o è l’ornitorinc­o, se non sappiamo come definirlo la colpa non è sua ma delle nostre categorie nate prima della scoperta di questo animale. Similmente parole come “velocità”, “posizione”, “momento angolare” o persino “realtà fisica” sono nate nell’ambito delle nostre percezioni quotidiane e non colgono la ricchezza del mondo quantistic­o. L’ornitorinc­o è l’ornitorinc­o, la meccanica quantistic­a è la meccanica quantistic­a: dobbiamo arricchire il nostro linguaggio per arrivare a capire che la meccanica quantistic­a è reale. Con nuove parole e nuovi concetti potremo essere, come Alain Aspect e in fondo come Einstein, realisti.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland