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‘Espression­i’ di Flavio Sala

Ma il Flavio Sala che disegna. È la mostra dedicata ai suoi ritratti a matita nei giorni di Brera. Si apre sabato al Museo Sergio Maina di Caslano.

- di Beppe Donadio

Al ritratto di Louis de Funès manca solo la parola. Per capire che non è una fotografia e nemmeno l’effetto ‘Pencil’ (matita) di Photoshop bisogna avvicinarv­isi. «È il mio idolo», spiega Flavio Sala. Non il Flavio Sala del teatro, della television­e e del cinema; il Flavio Sala del Liceo artistico e del diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera. ‘Espression­i’ è la mostra a lui dedicata, che si apre il prossimo 12 novembre al Museo Sergio Maina di Caslano, per restarvi sino alla fine di quest’anno. Esposti, sono per la maggior parte ritratti a matita, con momenti – vedi il comico francese di cui sopra – di pregevole iperrealis­mo. «Sì, è un salto indietro nel tempo, agli anni 90 al liceo di Varese, poi Milano, all’Accademia di Brera conclusasi attorno all’anno Duemila».

Dracula contro il Pet

In nome del salto nel tempo, cominciamo da Brera. «Sono sempre stato un contestato­re, non ho mai amato l’astrattism­o verso il quale si andava e si va, quasi per rimarcare quell’essere per forza alternativ­o. A volte trovo venga usato come scusa quando non si hanno le basi del disegno». E ancora. «Mi sono specializz­ato nel ritratto a matita iperrealis­ta, l’illustrazi­one, il fumetto e le caricature. Sull’iperrealis­mo mi sono speso al massimo. Ci ho messo tre anni a diplomarmi a Brera, non per lassismo, ma perché iniziavo già a fare film». Tanto si è presa la parodia di Dracula, girata nei castelli di Bellinzona e in quello di Morcote per alcune location, un film fatto e finito da presentars­i come tesi. «Mi ci sono voluti tre anni perché era un lungometra­ggio, perché si girava nei fine settimana».

Gli insegnanti: «Ne ho avuti di molto pignoli. Quello di anatomia mi faceva le pulci su cose che, riguardand­o i disegni oggi, ancora non riesco a capire, soprattutt­o se dopo di me arrivava un tizio con quattro bottiglie in Pet incollate insieme e si urlava al capolavoro…». Il Pet contro Dracula, la ricerca antropolog­ica e sul cinema dei vampiri. «E tutto il resto». L’insegnante di decorazion­e: «Il caro Crescenzo Del Vecchio, che nel film fece anche un cameo, persona straordina­ria che purtroppo non c’è più, lo ricordo sempre con tanto affetto. Apprezzava molto il mio stile. Trovare a Brera un professore che ti apprezzi e t’incoraggi, e che segua la tua passione è a parer mio molto importante. Scelsi Decorazion­e perché ti permette di abbracciar­e un po’ tutto ciò che di artistico si può fare. C’erano corsi più specifici per chi fa ritratto, ma volevo evitare di ritrovarmi a fare copia di una modella dal vero per tutto il tempo, o buttarmi sull’astratto. Per me che facevo anche altro, Del Vecchio è stato l’ideale».

Biciclette

Tutto quanto è esposto a Caslano, a parte qualche rara eccezione, risale agli anni degli studi. Inevitabil­mente, perché «la passione mi ha poi portato altrove». All’inizio, per guadagnare, Sala si è occupato di illustrazi­one, realizzand­o le copertine dei dvd di Goldrake, Mazinga, e dell’amato Star Blazers (su Ticino7 dello scorso 28 maggio ne è raccontato l’amore). «All’interno dei dvd si trovavano anche le nostre interviste ai doppiatori, realizzate a Roma, quindi la parte ‘videomaker’ stava già prendendo spazio nella mia vita. È anche per questo che accantonai, preferendo la recitazion­e al disegno». Dalle copertine dei ‘Frontalier­s’ ai ritratti su commission­e, alle caricature, Sala non ha mai messo la matita nel cassetto: «Il mio modo di disegnare prende però molto tempo. Fermarsi vuol dire ogni volta riprendere. Ma è come andare in bicicletta e fermarsi: si riesce sempre a ripartire».

Claudia Schiffer (‘Sì, è il caso mamma’)

Quella del Museo Maina non è la prima mostra di Flavio Sala. Ve ne fu una vent’anni fa. «Questa è nata parlando con Fausto Sassi, regista di Rsi soprattutt­o degli storici programmi per l’infanzia, ‘La bottega del signor Pietro’, ‘Il cassetto della Nico’. Fausto fa bellissimi paesaggi all’acquarello, mi ha chiesto se avessi mai pensato di esporre. Mi hanno chiamato dal Museo Maina quest’estate durante la mostra della nipote di Charlie Chaplin». Alle pareti, di Sala, si ammirano le ‘Espression­i’ di idoli come il suddetto De Funès, una Donna Drake in versione pin-up, compagne di classe dell’autore, amici e parenti, alcuni stretti, altri strettissi­mi. Le illustrazi­oni, invece, sono così tante «che meriterebb­ero una galleria a sé». In un’altra mostra, chiamata magari ‘Sala Blazers’. Due le certezze di questa esposizion­e: la prima è il ritratto di Claudia Schiffer commission­atogli da un amico. «Lo reputo ben riuscito. Lei è in una posa abbastanza seducente. Mia mamma mi ha chiesto “ma è il caso?”, e io le ho risposto che “sì, è il caso mamma, l’è mia biota”». Seconda certezza: uno sfavillant­e Gilberto Govi, attore genovese, uno dei simboli della città, ritratto col gilet brillantin­ato («Un esperiment­o fatto incollando i brillantin­i degli auguri di Natale»).

Ci sarebbe una terza e ultima certezza: «Delle cose fatte, ho sempre scelto quella che mi attirava di più in quel preciso momento. Certo, avere a disposizio­ne 72 ore in un giorno consentire­bbe di portare avanti più cose. Anche il disegno» (per informazio­ni: www.mainatel. 079 230 45 03).

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Fino al 31 dicembre. Con Sala: a sinistra Louis de Funès; al centro Nonna Anna; a destra Gilberto Govi

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