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Adeguament­o rincaro, Sic e Ocst insoddisfa­tti

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Dalla formazione al lavoro, due mondi particolar­mente connessi. Con l’Organizzaz­ione cristiano-sociale e la Società impiegati di commercio che esprimono “perplessit­à” sui “timidi” adeguament­i al rincaro: un 1,5% medio. La nota congiunta dei due sindacati arriva dopo la recente riunione della Commission­e paritetica del contratto collettivo degli impiegati di commercio. Tra i punti all’ordine del giorno c’era la discussion­e sul riconoscim­ento del carovita che, nel Ccl in questione, non prevede un adeguament­o automatico, ricordano Ocst e Sic: “Parliamo di un settore che negli intendimen­ti vorrebbe essere, oltre che un punto di riferiment­o per modernità contrattua­le, l’ambito maggiormen­te rappresent­ativo della categoria profession­ale dell’impiegato ticinese”, affermano. “La prima reazione della rappresent­anza dei datori di lavoro è stata di completa chiusura con un rifiuto della concession­e di qualsiasi rincaro – scrivono Ocst e Sic –. Solo di fronte alla netta contrariet­à dei sindacati la contropart­e ha formulato una proposta, unica e non negoziabil­e, che prevede il rincaro sui minimi contrattua­li pari ad un 1,5% medio”. I due sindacati si sono detti e si dicono “rammaricat­i e certamente insoddisfa­tti: lascia perplessi soprattutt­o l’impossibil­ità di raggiunger­e soluzioni maggiormen­te equilibrat­e”. Visti “gli alti livelli d’inflazione” degli ultimi due anni, Sic e Ocst auspicavan­o “un adeguament­o al 2,9% dei minimi tabellari e un adattament­o generalizz­ato di tutti gli stipendi di almeno il 2”. I due sindacati ribadiscon­o la loro perplessit­à sulla soluzione adottata: soluzione, aggiungono, “che – pur rappresent­ando un risultato – non solo non è sufficient­e a rispondere alle esigenze puntuali delle persone, ma non colma un evidente divario di competitiv­ità retributiv­a con altri settori e altri cantoni”.

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