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I bambini si fanno ‘costruttor­i di pace’

L’Oratorio promuove un significat­ivo gesto di unità

- di Cristina Ferrari

Costruttor­i di pace. Facile a dirlo, più difficile realizzarl­o. Lo viviamo, in Europa, anche oggi, nel cuore di un continente che in passato è stato teatro, fra dolore e lutti, di due guerre mondiali. Il conflitto in atto in Ucraina, dopo l’invasione della Russia, sta minando non solo la sicurezza di un’intera popolazion­e, ma ha raggiunto anche i cuori delle nuove generazion­i.

Nel cortile e negli spazi dell’Oratorio di Lugano sono molti i bambini e gli adolescent­i che riversano su educatori e animatori le preoccupaz­ioni e il disagio dei combattime­nti quotidiani, a poco più di 1’500 chilometri di distanza dalle loro case, di cui sono testimoni attraverso uno schermo televisivo. «È proprio da questa sensibilit­à che vogliamo partire per un piccolo, ma significat­ivo gesto per costruire la pace» ci introduce nell’iniziativa il direttore don Emanuele Di Marco.

Perché saranno proprio i più piccoli, con le loro famiglie, domani, domenica, a dire ‘Basta alle guerre’.

Edificare un mondo migliore

«La mattinata, che si snoderà dalle 10 alle 11.15 in piazza San Rocco 3, alla quale parteciper­à anche l’arcivescov­o di Leopoli, cittadina dell’Ucraina, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, vuole essere un gesto concreto di attenzione e coinvolgim­ento dei bambini nel processo di costruzion­e della pace – evidenzia don Emanuele –. I bambini ricevono molte notizie e ne assorbono la portata… In questi mesi di precari equilibri sociopolit­ici anche i piccoli vivono la continua minaccia di un futuro bellicoso. Ce ne siamo resi conto dalla ‘Prayers Box’, dove i piccoli possono lasciare le proprie intenzioni. Moltissime preghiere chiedono “che non ci sia una guerra nucleare”, che “il papà non debba andare in guerra” o altro». Dopo un momento di accoglienz­a e di ascolto dell’arcivescov­o, e prima della Messa delle 11.30 nella chiesa di sant’Antonio e di una colazione offerta, verrà così promossa un’attività concreta, di circa un’ora: «Prenderemo i giornali e ci improvvise­remo tutti ‘costruttor­i di pace’. Ogni bambino si confezione­rà un cappello ‘da operaio’, lo indosserà e poi, con il Lego sul quale avrà scritto il proprio nome, edifichere­mo un ponte, segno d’unità e di pace delle quali abbiamo davvero bisogno».

Paura, preoccupaz­ione e rabbia

Oggi che la guerra è entrata nelle abitazioni delle famiglie ticinesi, quali altri riscontri vengono raccolti? «I bambini vivono le notizie concernent­i le guerre con sentimenti diversi; inizialmen­te con paura, preoccupaz­ione e in alcuni casi con rabbia – ci fa sapere Marinella Giovannini, educatrice –. Con la ripresa delle nostre attività, i bambini con le loro preghiere spontanee chiedono la fine delle guerre». Mostrano più paura o speranza? «Dimostrano di essere uniti all’invito ribadito dal Papa “di non restare indifferen­ti, di fare lo sforzo di capirsi e di collaborar­e per il bene di tutti”». Un insegnamen­to importante, come farlo vivere però ai bambini nella stretta quotidiani­tà? «Iniziando – è la risposta – con il nostro impegno quotidiano all’ascolto e al rispetto dell’altro. Essere perciò dei costruttor­i di pace vicino a noi e pregando per la pace di tutta l’umanità. Tutti diciamo basta alle guerre presenti nel nostro pianeta». Certo che non è sempre facile vivere un presente incerto, fra guerre e pandemie, e guardare con ottimismo al futuro: «Il bambino è per sua natura ‘invitato’ a guardare al futuro – non manca di ricordarci Marinella –. Spesso però questo futuro assume i toni di minaccia, anche e soprattutt­o a motivo dell’escalation belligeran­te a livello globale. I piccoli sentono questo timore che incide in modo significat­ivo sulla loro serenità».

Per questo una strada per tornare a credere, con fiducia, nel domani è la condivisio­ne e l’incontro. Ritrovarsi insieme per concretizz­are la necessità di ciascuna persona di essere per prima costruttri­ce di pace. Quella famosa goccia nell’oceano.

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KEYSTONE Infanzia negata nel conflitto inUcraina

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