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Senza pathos già a Natale...

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La decisione di ieri, di fatto, pone una pietra tombale sull’introduzio­ne dei playoff nel calcio, disciplina che si erge a ultimo baluardo di una supposta sacralità sportiva. Il mondo del pallone rimane infatti l’unico, nell’ambito degli sport di squadra, a restare ostinatame­nte contrario a una formula a eliminazio­ne diretta. I fautori del “modello scozzese” asseriscon­o che i playoff non garantisco­no che a vincere il titolo sia la squadra più forte e, di conseguenz­a, in Champions League potrebbe andarci anche una società meno attrezzata. Secondo la formula voluta dalla Sfl, i playoff per il titolo si sarebbero limitati a una finale al meglio delle tre partite tra la prima e la seconda, in Champions non ci sarebbe dunque potuta andare l’ottava. Ma, come sempre, il calcio, forse in quanto sport più popolare al mondo, crede di saperne una più del diavolo, nonostante sia l’unico a vedere nei playoff una catastrofe invece di un’opportunit­à. Vale per i dirigenti, come vale per i tifosi, i quali non si fanno problemi (anzi!) a esaltarsi quando nell’hockey si conclude la regular season e iniziano, finalmente, le cose serie. E così, la Swiss Football League continuerà a incoronare il campione nazionale praticamen­te a metà stagione (quest’anno il titolo sembra già promesso allo Young Boys e non siamo nemmeno a Natale!): nelle ultime otto stagioni la differenza media di punti tra la prima e la seconda è stata di 16,4. Per l’assegnazio­ne del titolo di pathos non ce n’è, ci si accontente­rà di trepidare per un posto nel primo turno di qualificaz­ione in Europa o Conference League, oppure per una retrocessi­one evitata all’ultimo respiro...

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