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Storie tra parole e disegni

- DI SARA GROISMAN

Negli ultimi vent’anni, il fumetto si è conquistat­o uno spazio nuovo nella cultura italiana: le grandi case editrici gli dedicano collane specializz­ate, le librerie gli riservano scaffali, i giornali rubriche. E non c’è genere – dal reportage all’autobiogra­fia, dal giallo al saggio – che non sia esplorato dal fumetto, a dimostrazi­one che questo mezzo espressivo permette, al pari della scrittura, di parlare di tutto. Con la pagina “Nuvole” raccontiam­o un’arte vitale e consigliam­o qualche lettura.

Prova a immaginare: è il 1830, la prima ferrovia è appena stata inaugurata e stai salendo su un treno per la prima volta. Fino a oggi hai viaggiato solo a piedi, a cavallo o in carri e carrozze. Qui l’esperienza è tutta diversa: il treno scorre con scioltezza mai vista e sul piano la velocità è tale che dal finestrino tutto si confonde: “I fiori sul ciglio del campo non sono più fiori, ma macchie di colore, anzi strisce rosse o bianche”, scrive Victor Hugo nel 1837.

Con il treno, per la prima volta si “vede” la velocità da fermi: spettatori comodament­e seduti che dai finestrini osservano il mondo distorcers­i. Questa visione tutta nuova trova presto espression­e in un mezzo di comunicazi­one che era già stato sperimenta­to in precedenza, ma solo ora – grazie all’opera di figure come lo svizzero Rodolphe Töpffer, con le sue “storie in stampe” – si consolida in un linguaggio a sé: è il fumetto, che prima ancora del cinema saprà catturare il movimento in inquadratu­re simili (guarda caso) a finestrini. Per raccontare il “mondo in movimento” il fumetto si appella a due mezzi espressivi esistenti (la scrittura e il disegno) e li unisce, ibridandol­i. Da una parte, il testo si trasforma in immagine: collocato in una vignetta, diventa parte della composizio­ne, un elemento grafico come gli altri.

Dall’altra, l’immagine assorbe una proprietà del testo: lo sguardo non è libero di vagare come di fronte a un dipinto, in contemplaz­ione, ma viene incanalato in una lettura lineare che segue un ordine fisso (in italiano, da sinistra a destra) e che incalza chi legge ad avanzare.

Da questa fusione si delinea una sequenza che riproduce sulla pagina, appunto, il movimento nello spazio e nel tempo. È l’inizio di una nuova arte per una nuova epoca: un’epoca (la nostra) che sarà dominata dalle immagini e dall’invito ad accelerare, accelerare, accelerare…

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