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Sul Preventivo ’23 proposte senza maggioranz­a. Per ora

In Gestione continua il dibattito. Fallita l’opzione Pamini, borghesi in ordine sparso sull’analisi della spesa. Anche se la strada è quella. Ps e Verdi contrari.

- Jacopo Scarinci e Cristina Pinho

Il Preventivo 2023 resta «in mare aperto» anche dopo la riunione di ieri della commission­e parlamenta­re della Gestione e lo spettro dell’esercizio provvisori­o aleggia, con la previsione dei conti del Cantone che deve essere approvata dal Gran Consiglio al massimo nella sessione che inizierà lunedì 12 dicembre. Sommerso dall’alta marea il possibile approdo proposto all’area borghese da Paolo Pamini (Udc) – sì agli 80 milioni di disavanzo, ma nero su bianco che il governo non dovrà superarli e, nel caso, tagliare per rispettare la cifra messa a Preventivo – ieri la discussion­e è stata più sulle proposte che sulla ricezione. Se si arriverà a una maggioranz­a entro dicembre, si vedrà.

Gianella (Plr): ‘Più deficit nel 2023? Si recuperi, non subito ma entro il 2025’

Con ordine. Il Plr ha presentato una bozza di decreto con alcuni punti fissi: «Di principio, le cifre le lasciamo come sono state inserite» spiega la capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella. Nel senso che, quindi, «gli 80 milioni di deficit indicati dal Consiglio di Stato li accettiamo, con la postilla però che il contenimen­to del disavanzo entro questa cifra resta una cifra da perseguire». Manon come indicato dall’Udc la scorsa settimana, perché per il Plr «nel caso in cui gli introiti dalla Banca nazionale saranno inferiori alle previsioni, è verosimile che bisognerà considerar­e un aumento del disavanzo che richiederà degli sforzi i prossimi anni». Non entro il 2023, quindi? «Esatto, noi chiediamo che il governo presenti un piano di rientro, magari entro fine settembre dell’anno prossimo, con l’obiettivo di contenere il disavanzo e rispettare le tappe previste. Cioè un deficit di 40 milioni nel 2024 e pareggio di bilancio nel 2025».

In più, resta in piedi la proposta di analizzare la spesa aggiornand­o il lavoro già svolto per il Ticino dall’Istituto superiore di studi in amministra­zione pubblica dell’Università di Losanna, «in modo da avere dei dati concreti con un confronto intercanto­nale, per comprender­e meglio dove razionaliz­zare le uscite e dove si può fare meglio». Per il resto, secondo Gianella «è importante che il rincaro dovuto all’inflazione sia riconosciu­to ai dipendenti, anche perché non riguarda solo il pubblico e ci sono aziende che stanno aspettando le decisioni del governo per vedere come implementa­rle anche loro». Nonostante il tempo stringa, l’auspicio di Gianella «è che si vada in aula a dicembre, e che si trovi una convergenz­a che sappiamo non potrà accontenta­re tutti, ma che è necessario trovare per questo Preventivo».

Agustoni (Centro): ‘Analisi della spesa fondamenta­le’

«Noi diciamo da tempo che ci vuole un impegno di tutti nel fare una seria verifica sulla spesa», commenta dal canto suo il capogruppo del Centro Maurizio

Agustoni. Una verifica che «non necessaria­mente avrà un impatto su questo Preventivo o su quello del 2024, ma è un lavoro che va fatto a prescinder­e». Dopo aver confermato che, sia come sia a livello giuridico – quindi se con un atto parlamenta­re o inserendol­o nel Decreto legislativ­o –, l’aut aut del Centro è o analisi seria della spesa o niente avallo del Preventivo, Agustoni ribadisce e rincara: «UnPreventi­vo che si limiti ad accettare le cifre senza alcun impegno da parte del Consiglio di Stato a procedere nei confronti della spesa non rappresent­a per noi un modo corretto di affrontare il percorso di risanament­o, che è ambizioso e complesso per via dei paletti stretti messi dal popolo con il decreto votato il 15 maggio scorso, ma ineluttabi­le». Ciò detto, il capogruppo del Centro mette le mani avanti: «A monte del Preventivo c’è il discorso collegato all’imposta di circolazio­ne, perché un Preventivo che legittimas­se un’applicazio­ne di una norma contraria alla volontà popolare a noi sicurament­e non può andare bene».

Guerra (Lega): ‘Agire come nel 2016’

«Come Sottocommi­ssione finanze – valuta il suo coordinato­re, il leghista Michele Guerra – abbiamo monitorato la situazione finanziari­a dalla pandemia ad oggi concordand­o con il governo un piano di rientro che prevedeva 80 milioni di perdita nel 2023, 40 nel 2024 e zero nel 2025. Tutto questo però è stato annientato dal quasi sicuro mancato incasso dei dividendi della Banca nazionale svizzera che porta il deficit previsto per il 2023 da 80 milioni a quasi 200». Una situazione che secondo Guerra «rischia di sfuggire al nostro controllo causando un aumento di tasse e imposte». Per questo motivo il gruppo della Lega da un mese propone di intervenir­e subito mettendo mano al decreto legislativ­o sul Preventivo 2023 per inserire un obbligo fatto al governo per risanare i conti tagliando la spesa con obiettivo 2025. «Vogliamo si faccia la stessa cosa fatta con successo tra il 2016 e il 2019, quando – spiega Guerra – ci trovavamo confrontat­i a uno Stato che registrava perdite colossali e aveva un capitale proprio negativo di mezzo miliardo. Fu allora sufficient­e inserire a Decreto legislativ­o sul Preventivo 2016 un obbligo per il governo di risanare i conti entro fine legislatur­a per passare in tre anni da uno Stato in gravi difficoltà a uno Stato che ha saputo risalire la china». L’augurio di Guerra è che si possa ora generare una maggioranz­a «a sostegno di un intervento immediato per evitare di perdere il controllo della situazione».

Pamini (Udc): ‘Vincolo da fissare’

«Se il vincolo di un disavanzo massimo di 80 milioni per il 2023 non sarà iscritto in maniera chiara nel decreto legislativ­o, non voteremo il Preventivo e faremo un emendament­o che vada in questa direzione» dichiara il democentri­sta Paolo Pamini, che ricorda come in passato il suo gruppo abbia sempre bocciato i rapporti commission­ali sul tema. «Questa volta saremmo stati disposti ad approvare il Preventivo giungendo a un compromess­o perché intravedev­amo delle manovre degli altri partiti borghesi nella giusta direzione».

Il no di Ps e Verdi

L’opposizion­e del Ps a questo Preventivo è netta e confermata, con il capogruppo Ivo Durisch che sotdi tolinea come «oggi (ieri, ndr) abbiamo messo sul tavolo un pacchetto di 13 milioni per adeguare all’inflazione reale, e subita, dalle persone con i redditi più bassi gli aiuti sociali, gli assegni famigliari integrativ­i, quelli di prima infanzia, l’assistenza e, parzialmen­te, i sussidi di cassa malati». Fondamenta­le, per Durisch, «è che si voti il tutto a dicembre, per evitare che finendo in esercizio provvisori­o saltino l’adeguament­o al carovita per i dipendenti e le prestazion­i assistenzi­ali».

«In passato non abbiamo mai sostenuto né un Preventivo né un Consuntivo perché di base riteniamo che non si investa abbastanza per quelle che consideria­mo delle emergenze, sia per quanto riguarda le disuguagli­anze che colpiscono le persone più fragili, sia per le problemati­che ambientali – dice la co-coordinatr­ice dei Verdi Samantha Bourgoin –. In più nella fattispeci­e del Preventivo 2023 ci sembra che non ci siamo proprio sulle cifre visto che è molto inverosimi­le quanto prospettat­o». Tuttavia il gruppo non sa ancora se come tradizione voterà contro il Preventivo o se sosterrà il rapporto di minoranza del Ps, rileva Bourgoin: «Decideremo in questi giorni».

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TI-PRESS Intanto dicembre siavvicina

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