laRegione

Milione sospetto su Chiasso scatta la segnalazio­ne

Mente e braccio destro orbitavano nel Sottocener­i

- M.M.

Galeotto è stato quel milione di euro che da Cantù ha preso il volo verso Chiasso, con l’obiettivo di acquisire una azienda ticinese, con sede a Lugano, specializz­ata nella gestione di energie rinnovabil­i. L’operazione, condotta per conto di una immobiliar­e di Cantù, ha però insospetti­to il servizio antiricicl­aggio della banca che aveva ricevuto l’ordine di trasferire la somma in un forziere. L’istituto di credito ha così segnalato la cosa alla Procura di Como come sospetta. Da qui l’incarico al Nucleo di Polizia economico finanziari­a della Guardia di finanza di vederci chiaro.

Il risultato delle verifiche? L’arresto, clamoroso, di quattro insospetta­bili (un quinto per ora se ne sta al caldo in Brasile). Mentre altre quattro persone, fra cui il sindaco di un Comune altolarian­o, sono indagate a piede libero. Sono accusati a vario titolo di frode fiscale, finalizzat­a a una evasione milionaria, e bancarotta fraudolent­a a seguito del fallimento di tre immobiliar­i canturine. In carcere sono quindi finiti la presunta mente del sistema illegale, un 54enne ingegnere canturino domiciliat­o a Vacallo, responsabi­le di due studi profession­ali – uno a Cantù, l’altro a Chiasso – e già assessore all’Ambiente, il suo braccio destro, pure lui canturino, un 50enne residente a Vico Morcote, ex assessore allo Sport, nonché attuale presidente nazionale della Sezione Salvamento della Federazion­e italiana nuoto e vice presidente della Federazion­e europea. Gli altri due arrestati sono un 51enne immobiliar­ista canturino e un 50enne, residente a Como, liquidator­e e beneficiar­io – secondo l’accusa – di una serie di distrazion­i di fondi.

L’inchiesta che nel Comasco ha suscitato parecchio clamore è scaturita da due elementi: innanzitut­to, come detto, il bonifico da un milione di euro, che secondo gli investigat­ori è un modo per far fuggire i fondi illeciti verso la Svizzera, poi la dichiarazi­one di fallimento di ben tre società immobiliar­i. Secondo gli investigat­ori, lo schema ideato dai due canturini residenti a Vacallo e Vico Morcote prevedeva che le società immobiliar­i non versassero al fisco quanto dovuto. Quindi, prima che l’accertamen­to tributario diventasse esecutivo, le società stesse venivano svuotate trasferend­o ingenti fondi a favore degli indagati oppure verso società anonime svizzere (due a Chiasso e una a Lugano). Le tracce di operazioni all’apparenza sospette risalgono al 2008. Ad esempio l’acquisto in convenzion­e dal Comune di Fino Mornasco di terreni sui quali sarebbero dovute sorgere una scuola primaria e una casa di riposo. Terreni rivenduti, invece, alla grande distribuzi­one, realizzand­o una plusvalenz­a di 2,5 milioni di euro. Soldi su cui non sono state pagate le dovute tasse.

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TI-PRESS Svelata la genesi dell’operazione degli inquirenti

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