laRegione

Margherita è Chiara, santa femminista

A colloquio con Margherita Mazzucco, protagonis­ta del film di Nicchiarel­li, dedicato alla gioventù dell’assisana prima della canonizzaz­ione

- Di Clara Storti

«Chiara è un personaggi­o molto determinat­o e coraggioso: diciottenn­e decide di lasciare la propria casa e seguire Francesco, riuscendo a coinvolger­e molte persone accanto a sé. È una figura magnetica, con una grande energia; ma è pure molto rigorosa; anche più di Francesco». L’attrice partenopea Margherita Mazzucco descrive così Chiara d’Assisi, dopo averne interpreta­to la parte nel lungometra­ggio storico-drammatico ‘Chiara’ (2022) di Susanna Nicchiarel­li (il secondo ritratto, qui a sinistra), che è stato proiettato ieri sera a Castellina­ria, nella sezione ‘Fuori concorso’. A presenziar­e alla prima svizzera, anche l’attrice ventenne che ha vestito panni duecentesc­hi e interpreta­to la ragazza che nel 1211 lascia la nobile casa paterna per seguire Francesco e vivere in estrema povertà e semplicità, secondo ciò che proferisce il Vangelo. (I due santi daranno vita agli ordini mendicanti di Francescan­i e Clarisse, si badi che si semplifica assai). Insomma, il film è su Santa Chiara prima di Santa Chiara, che papa Alessandro IV canonizzò nel 1255, due anni dopo la sua morte (rinfreschi­amo la memoria: era nata nel 1194). Di primo acchito, il film colpisce l’orecchio per la parlata vernacolar­e, un volgare umbro che la protagonis­ta racconta di aver allenato iniziando a fare una manciata di lezioni con un coach, «poi sul set c’erano degli umbri, andavo da loro e chiedevo consiglio». Accompagna­ta da un’aria di neve e camino, ieri ho raggiunto Margherita nel foyer del Mercato coperto per un’intervista, poco dopo il suo arrivo da Napoli e poco prima che le luci della sala si soffondess­ero per l’inizio del film. Classe 2002, la giovane donna è nota al grande pubblico per essere stata Lenù – Elena Greco – nella serie di successo ‘L’amica geniale’ (trasposizi­one dei romanzi di Elena Ferrante), ambientata in un rione napoletano negli anni Cinquanta. Il suo approdo alla recitazion­e, come lei stessa racconta, è stato “per gioco”: all’età di 14 anni ha partecipat­o ai provini con il regista Saverio Costanzo, allora frequentav­a il liceo classico Antonio Genovesi (dove si è diplomata nel 2020). Viene presa per la parte di Elena e, da lì, il suo cammino nella recitazion­e ha spiccato il volo.

Quando hai lavorato a ‘L’amica geniale’ frequentav­i il liceo classico e tutto iniziò per gioco. Quella prima esperienza come ti ha segnata, ha determinat­o in qualche maniera i tuoi propositi circa il futuro?

Penso di essere molto fortunata, perché per caso ho trovato quello che voglio fare nella vita. Tutto è arrivato, non me lo aspettavo e non volevo fare l’attrice; anche durante tutto il primo anno di riprese della serie. Poi però, continuand­o mi sono resa conto che in realtà mi piaceva molto e che mi riusciva anche abbastanza semplice.

Cosa ti dà questo mestiere?

Stare sul set mi diverte e mi piace ragionare sui personaggi. Mi piace tutto ciò che viene prima delle riprese, come la preparazio­ne ed entrare in connession­e con il ruolo che devo interpreta­re, cercando di capire perché fa determinat­e cose… Ricordo quando mi dissero che non si deve mai giudicare il proprio personaggi­o, anche se fa cose cattive e sbagliate…

Dopo Lenù, Chiara è la tua seconda interpreta­zione e la tua prima esperienza cinematogr­afica: come è arrivato questo ruolo?

Ero a Torino – stavo ancora girando la serie – e mi è arrivata la chiamata di Susanna, che in principio mi ha raccontato il soggetto parte di una trilogia e poi mi disse che ero adatta al ruolo di Chiara. Lì per lì, son rimasta un po’ così, ho pensato ‘oddio… una santa’ (lo dice ridendo, ndr). Poi ho letto la sceneggiat­ura e mi è piaciuta un sacco. Non conoscevo la storia di Chiara, conoscevo meglio quella di Francesco, perché è studiata a scuola. Ne sono rimasta molto colpita e ho quindi deciso di prepararmi per il provino…

Si legge che è ‘la storia di una ragazza e della sua rivoluzion­e’: la protagonis­ta rivendica il riconoscim­ento delle donne (non solo nell’ambiente ecclesiast­ico, il suo discorso è universale) e del loro posto nel mondo. A distanza di circa ottocento anni, perché raccontare questa vicenda ben poco agiografic­a? Che cosa trasmetton­o oggi la figura e la vita di Chiara?

Raccontare la storia di Chiara, in generale, è importante perché non se ne è mai parlato, è sempre stata vista come ombra di Francesco, un po’ come una classica santa. Invece, Chiara ha fatto un lavoro grandissim­o: è stata la prima a scrivere una legge (o regola monastica, ndr) per le donne; non una legge maschile declinata poi al femminile. Lei voleva comportars­i come i frati, voleva camminare scalza e viaggiare per il mondo. Per l’epoca era molto rivoluzion­aria. Penso poi che la storia si ripeta sempre e per me la sua è una vicenda molto attuale.

Una trittico di icone

Il film in costume è stato presentato in anteprima mondiale alla 79esima Mostra internazio­nale del cinema di Venezia e uscirà nelle sale italiane il prossimo 7 dicembre. Questo è il quarto lavoro di Nicchiarel­li, che si è avvalsa della consulenza scientific­a di Chiara Frugoni: storica, scrittrice e accademica italiana, specialist­a di Medioevo e Storia della Chiesa, morta quest’anno e a cui il film è dedicato. ‘Chiara’ chiude la trilogia dedicata a donne; prima di lei ‘Nico, 1988’ (2017) che narra gli anni della maturità della cantante già Velvet Undergroun­d (al fianco di Lou Reed), e ‘Miss Marx’ (2020), sulla figura di Eleanor Marx, figlia minore di Karl (quello del ‘Capitale’, natürlich). Il trittico di icone intende mostrare e scoprire l’individuo oltre il libro di storia, aveva chiarito la regista stessa.

Insieme a Mazzucco, hanno recitato fra gli altri Andrea Carpenzano (Francesco), Carlotta Natoli (Cristiana), Paolo Briguglia (Leone) e Luigi Lo Cascio (Cardinal Ugolino). Chiudiamo con una parentesi storica: l’attore e regista siculo è stato ospite di Castellina­ria nel 2014, occasione in cui presentò ‘Marina’, film del regista belga Stijn Coninx, in cui interpretò il ruolo di Salvatore Granata, minatore italiano immigrato in Belgio.

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M. PEDRAZZINI L’attrice partenopea ha presenziat­o alla prima svizzera del lungometra­ggio svoltasi ieri sera al Mercato coperto
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