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Piano d’azione cantonale, le valutazion­i un anno dopo

Il Consiglio di Stato ha approvato e presentato l’aggiorname­nto della strategia messa in campo per contrastar­e il grave fenomeno della violenza domestica

- di Cristina Pinho

«Gli sforzi intrapresi dalle istituzion­i e dalla società civile nell’ultimo anno contro la violenza domestica sono rilevanti e sono stati indirizzat­i sia a chi è direttamen­te confrontat­o con questo fenomeno, sia alla società nel suo insieme». Con la consapevol­ezza che per agire in maniera efficace contro il problema struttural­e «occorre favorire un cambiament­o soprattutt­o culturale orientato alla parità». È con queste valutazion­i che il direttore del Dipartimen­to istituzion­i (Di) Norman Gobbi– affiancato dai due colleghi di governo Raffaele De Rosa e Manuele Bertoli – ha introdotto in conferenza stampa la presentazi­one dell’aggiorname­nto del ‘Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica: misure, implementa­zione e attuazione’ approvato dal Consiglio di Stato a un anno di distanza dalla sua entrata in vigore.

«Lo scorso anno abbiamo voluto dare un segnale forte nell’ottica di collaborar­e con i vari partner istituzion­ali e con la società civile per affrontare questa tematica», ha detto Gobbi. L’obiettivo principale con cui è nato il Piano d’azione cantonale, ha ricordato, «è di rendere struttural­e il sistema di prevenzion­e e di contrasto alla violenza domestica, migliorand­o la risposta alla violenza e favorendo di conseguenz­a il suo decrescere». Per raggiunger­e tale obiettivo sono stati definiti quattro assi di intervento, fondati sulla strategia “delle quattro P”: Prevenzion­e attraverso la sensibiliz­zazione e la formazione dei profession­isti; Protezione delle vittime; Perseguime­nto degli autori; e Politiche coordinate. «Perché non bisogna pensare per compartime­nti stagni – ha sottolinea­to Gobbi –, ma in modo trasversal­e». Una collaboraz­ione da rafforzare «visto che spesso si rimprovera alle autorità e alle istituzion­i cantonali di essere poco attive, anche se in realtà ognuno fa molto nei propri ambiti».

‘Legge di polizia in elaborazio­ne’

E nell’ambito delle misure più prettament­e di competenza del Dipartimen­to istituzion­i (Di), quindi sull’asse del “perseguime­nto”, Gobbi ha innanzitut­to messo l’accento sulla modifica della Legge cantonale di polizia, ora in elaborazio­ne dopo la consultazi­one pubblica, «che sarà finalizzat­a tenendo conto delle osservazio­ni fatte da chi si occupa di violenza domestica». Legge in cui ad esempio è stato introdotto «il processo di gestione delle minacce con l’obiettivo di riconoscer­e segnali premonitor­i e comportame­nti specifici per valutare la probabilit­à del passaggio all’atto e prevenirlo, anche in ambito di violenza domestica», ha spiegato Gobbi, rammentand­o come già oggi la Polizia cantonale per il tramite del Gruppo di prevenzion­e e negoziazio­ne si occupi di autori di violenza domestica. Il direttore del Di ha rimarcato l’importanza del lavoro svolto con persone violente condotto dall’Ufficio dell’assistenza riabilitat­iva della Divisione della giustizia: «A cavallo tra il 2021 e il 2022 è stato costituito all’interno dell’Ufficio un gruppo specialist­ico di operatori sociali per la presa a carico degli autori di violenza domestica. Tra gli obiettivi c’è la diminuzion­e della recidiva». Trentatré, nell’ultimo anno, i partecipan­ti alla specifica formazione antiviolen­za, di cui 7 uomini indirizzat­i dal Ministero pubblico nelle situazioni di sospension­e del procedimen­to penale e 15 a titolo volontario, «a dimostrazi­one della bontà di questa azione», ha commentato

Gobbi. Dal 1° gennaio di quest’anno, ha inoltre ricordato il direttore del Di, è possibile per la vittima di stalking e violenza domestica far dotare l’autore di un dispositiv­o elettronic­o (“braccialet­to”) per monitorare a posteriori i suoi spostament­i. Una misura di carattere civile e non penale che deve essere richiesta dalla vittima. Ad oggi però «non è mai stata ordinata», ha affermatoG­obbi, aggiungend­o che a gennaio 2023 è prevista la visita in Spagna per meglio conoscere il sistema adottato nel Paese per la “sorveglian­za attiva”.

‘Prevenzion­e e protezione consolidat­e’

A concernere il Dipartimen­to sanità e socialità diretto da Raffaele De Rosa, come da lui stesso illustrato, sono soprattutt­o gli assi della prevenzion­e e della protezione. «Le misure presentate nel Piano d’azione 2021 sono state in maggior parte realizzate – ha reso noto De Rosa –. E nel frattempo ne sono anche state individuat­e di nuove». Sul fronte della prevenzion­e, tra l’elenco fatto da De Rosa figurano il consolidam­ento del progetto “Face-à-Face” per minori e giovani adulti autori di violenza «che permette di ridurre la recidiva in caso di violenza giovanile fino all’80%». Ma anche quello denominato ‘Viva Voce’, per la formazione di profession­isti in ambito sociale, «volta a rafforzare la partecipaz­ione attiva e l’ascolto dei minori nell’elaborazio­ne dei loro progetti di vita». Tra le nuove misure in fase di studio e da implementa­re nel 2023 ci sono ad esempio la partecipaz­ione all’organizzaz­ione di una giornata cantonale di sensibiliz­zazione e quella alla formazione per interpreti e mediatori culturali nonché per avvocati e praticanti.

Sul fronte della protezione, De Rosa ha citato la creazione del numero unico 0800 866 866 per il Servizio di aiuto alle vittime; il potenziame­nto del personale delle Case protette e il monitoragg­io della loro occupazion­e per la valutazion­e del bisogno. «Abbiamo anche proceduto a un aumento del numero dei giorni riconosciu­ti in struttura protetta, da 21 a 35, e allineato i contributi per le vittime minorenni come per le mamme a 80 franchi, riducendo pure la retta per la permanenza a partire dal 36esimo giorno». Di rilievo anche lo sviluppo con la Supsi e l’applicazio­ne di un protocollo di presa a carico delle vittime di violenza domestica nei Pronto soccorso dell’Ente ospedalier­o cantonale. Tra le nuove misure prospettat­e su questo, si trova la promozione di un alloggio di transizion­e e di un accompagna­mento alla gestione del quotidiano per le donne dopo la fase di protezione: «Una soluzione intermedia che sta tra le case protette e gli appartamen­ti autonomi». C’è però una criticità di cui De Rosa si è rammaricat­o, ovvero la lentezza per la realizzazi­one di un numero di telefono unico a tre cifre per l’aiuto alle vittime, di competenza nazionale: «Riteniamo sia prioritari­o e auspichiam­o veramente si possa procedere con più celerità».

‘La buona base del sistema formativo’

Per quanto riguarda l’intervento del Dipartimen­to educazione, cultura e sport (Decs), «il focus viene messo sull’ambito formativo – ha spiegato il suo direttore Manuele Bertoli –. La formazione è fondamenta­le per generare il cambiament­o culturale necessario». A scuola, ha ripreso, «ci sono una serie di aspetti e valori che vengono veicolati e riconosciu­ti dai Piani di studio. Penso all’ascolto, al rispetto dell’altro, alla gestione della diversità, alle pari opportunit­à, alla capacità di gestione dei conflitti. Sono elementi propri del sistema formativo, e sono una buona base su cui costruire anche un’attenzione sul fenomeno della violenza domestica che questi valori li calpesta». Tra le misure del Piano d’azione riguardant­i la scuola ticinese Bertoli ha citato la volontà di estendere i docenti mediatori anche nelle scuole post-obbligator­ie, «figure a cui gli allievi possono rivolgersi». Ma anche l’attivazion­e poco più di un anno fa di Antenne «per aiutare i docenti a individuar­e i segnali che potrebbero essere indicatori di una violenza subita dagli alunni nell’ambito familiare». Il direttore del Decs ha poi evocato un’iniziativa nel settore della formazione profession­ale: «Gli studenti e i docenti del Centro profession­ale tecnico di Bellinzona hanno realizzato sull’arco di 10 giorni nella primavera scorsa una mostra, momenti di discussion­e, uno spettacolo teatrale e diversi interventi di enti e associazio­ni attivi sul territorio attorno al tema della violenza domestica». Un accenno è stato dedicato anche al progetto “Batticuore”, concepito per mettere in luce il fenomeno della violenza all’interno delle giovani coppie, «purtroppo in aumento».

«Il Piano d’azione – ha commentato in conclusion­e Gobbi – ha permesso di strutturar­e e far convergere delle risposte frammentat­e che in parte erano già presenti, creando un quadro istituzion­ale contro il fenomeno della violenza domestica. E al contempo ha dato uno slancio a nuove iniziative per un’azione coordinata e congiunta. La popolazion­e deve riporre fiducia nello Stato– ha esortato – perché nel contrasto a questo fenomeno le istituzion­i ci sono. Ci sono e sostengono, aiutano, proteggono le vittime, e puniscono gli artefici di violenza».

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TI-PRESS Obiettivo: rendere struttural­e il sistema di prevenzion­e e gestione del problema

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