laRegione

Cocaina, 23 anni di prigione per un traffico di 37,5 chili

Droga dall’Olanda a Milano trasportat­a da due camionisti

- di Alfonso Reggiani

Due uomini in ristrettez­ze economiche, in una dozzina di viaggi, dall’Olanda alla periferia di Milano, avrebbero trasportat­o almeno 37,5 chili di cocaina e riciclato cinque milioni di euro, soldi provenient­i dalla vendita di sostanza stupefacen­te. Secondo l’accusa, i due facevano parte di una banda e agivano per conto di un’organizzaz­ione criminale. I due uomini sono un 34enne tedesco e un 62enne turco di origine armena, comparsi ieri quali imputati di fronte alla Corte delle Assise Criminali, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta (composta dai giudici a latere Renata Loss Campana e Fabrizio Filippo Monaci). Entrambi risiedono in Germania. Lavoravano come camionisti e sono stati fermati il 17 febbraio scorso a Chiasso dalle guardie di confine che, nel vano porta-bobine del mezzo pesante, hanno scovato un panetto di cocaina di 470 grammi, oltre 1’100 euro (più duecento falsi) e 630 franchi.

Le richieste dell’accusa

La procuratri­ce pubblica Margherita Lanzillo, al termine della requisitor­ia, ha chiesto 12 anni di reclusione nei confronti dell’imputato più anziano, 11 per il tedesco e, nei confronti di entrambi, l’espulsione dalla Svizzera per dieci anni. Le tesi formulate dall’accusa sono però state contestate dagli avvocati Melissa Bernasconi (legale del 34enne) e Luca R. Bernasconi (difensore del 62enne). Gli imputati hanno raccontato di essere amici, attivi nella stessa ditta di trasporto. Entrambi non hanno riconosciu­to le imputazion­i dell’atto d’accusa che stima un traffico di droga di almeno 37,5 chilogramm­i e un riciclaggi­o di denaro di cinque milioni di euro. Dalle indagini e dalle immagini tratte da un telefono del camion, l’accusa ha sostenuto che i due avrebbero agito in qualità di correi. Entrambi, hanno fornito dichiarazi­oni in contraddiz­ione con le versioni raccontate durante l’inchiesta.

Indagini scattate dopo il fermo

L’inchiesta penale è scattata dopo un controllo casuale in dogana a Chiasso su un camion con rimorchio, ha spiegato la procuratri­ce. Il sospetto era che vi fosse un vasto traffico di droga, come successiva­mente è stato accertato dalle indagini, che hanno pure confermato che quello del 17 febbraio fosse solo l’ultimo viaggio dei due uomini. Lanzillo ha spiegato che il quantitati­vo di 37,5 chili di stupefacen­te e i cinque milioni di euro riciclati sono stati ricostruit­i in base alla droga sequestrat­a a Chiasso e al prezzo di mercato della cocaina in Olanda, ossia 30’000 euro al chilo. Gli imputati sapevano di avere a che fare con una grossa organizzaz­ione composta da persone che avrebbero potuto fare del male a loro e alle loro famiglie. Il 34enne dopo l’arresto ha detto di sapere i nomi degli uomini per i quali operava ma non ha voluto nominarli. Lanzillo ha pure sottolinea­to come i due abbiano dichiarato di aver avuto il sentore che stavano facendo qualcosa d’illegale, ma, forse mossi da timori di ritorsioni, hanno accettato di far parte di un traffico internazio­nale di cocaina. La pp non ha dubbi: è chiara l’illiceità dei viaggi effettuati in meno di due mesi (dal 20 dicembre 2021 al 17 febbraio del 2022) e il coinvolgim­ento degli imputati, che «sono l’ultima ruota del carro ma il loro contributo all’organizzaz­ione criminale è stato significat­ivo».

Gli avvocati chiedono pene più miti

Luca R. Bernasconi, avvocato del 62enne, ha dapprima evidenziat­o che il suo assistito è una persona semplice e modesta e ha sempre collaborat­o con le autorità. È l’imputato più giovane a introdurre dall’intermedia­rio il turco, che è incensurat­o e, secondo il legale, non ha agito in tandem col tedesco, ma era il secondo autista. Bernasconi ha sostenuto che dalle indagini emergono solo indizi: il 62enne non era consapevol­e, non avrebbe mai trasportat­o sostanze stupefacen­ti, voleva solo guadagnare 100-200 euro, per integrare la pensione. Bernasconi considera la richiesta di pena della pp tremendame­nte severa, sproporzio­nata e non in linea con la giurisprud­enza. L’avvocato ha pertanto chiesto una condanna più mite, non più elevata di quattro anni di prigione.

Melissa Bernasconi, legale del 34enne, ha rilevato che il suo assistito, fin dall’inizio, abbia ammesso spontaneam­ente di trasportar­e denaro. L’avvocata ha sostenuto che i fatti debbano essere circoscrit­ti al giorno del fermo e ha contestato che negli altri viaggi vi fosse droga nel camion. Secondo l’avvocata, sono mere ipotesi di reato dell’accusa, sia la quantifica­zione del traffico di 37,5 chili di cocaina, sia la stima relativa al riciclaggi­o di denaro. Non ci sono le prove per dimostrare che il 34enne, incensurat­o, fosse membro di una banda, che sapesse o potesse immaginare di trasportar­e droga. L’avvocata ha quindi chiesto, per il suo assistito, il prosciogli­mento dall’infrazione aggravata della Legge federale sugli stupefacen­ti e una pena ridotta massicciam­ente, rispetto alla richiesta formulata dall’accusa.

 ?? TI-PRESS/ARCHIVIO ?? I due imputati contestano le accuse
TI-PRESS/ARCHIVIO I due imputati contestano le accuse

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland