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Gander, secondo posto per una grande Lena Bickel

La ticinese si illustra nella 39a edizione della manifestaz­ione ginnica. La vittoria è andata all’italiana D’Amato e all’ucraino Kovtun.

- di Stefano Marelli

Pubblico delle grandi occasioni al Palapenz – malgrado la concomitan­za dei Mondiali di calcio – per la 39ª edizione del Memorial Gander, appuntamen­to di prestigio nel panorama elvetico della ginnastica fin dal lontano 1984. Di spessore, naturalmen­te, la qualità degli atleti in gara, in campo maschile come in quello femminile, provenient­i da una decina di Paesi. Fra loro figuravano infatti diversi medagliati continenta­li, mondiali e olimpici. Ottime prestazion­i sono state fornite da diversi ginnasti, con menzioni speciali per l’americano Moldauer, il nipponico Kaya, l’italiana D’Amato, l’ucraino Kovtun e la rossocroci­ata Lena Bickel, che hanno dato un’esemplare dimostrazi­one di forza, coordinazi­one, grazia, concentraz­ione e spettacolo, strappando ai presenti applausi dall’inizio alla fine, spesso addirittur­a a scena aperta. Spettatori che, ieri sera, sono stati loro stessi protagonis­ti attivi, potendo votare sul sito della manifestaz­ione il loro campione preferito, iniziativa che ha riscosso un certo successo. Fra le ragazze, ottimo secondo posto per Lena Bickel, brava soprattutt­o al volteggio ed emozionati­ssima per questo notevole risultato ottenuto davanti al proprio pubblico. La ticinese ha preceduto la francese Morgane OsyssekRei­mer, e si è arresa soltanto alla stella della ginnastica azzurra Alice D’Amato. Nona posizione finale per l’altra rossocroci­ata in gara, vale a dire Chiara Giubellini. Fra i maschi si è imposto invece l’ucraino Kovtun, che ha accusato qualche titubanza soltanto al suolo. Secondo posto per lo statuniten­se Moldauer, forse il più costante sui vari attrezzi e terzo posto per l’italiano Casali. Nono e undicesimo gli elvetici Dominic Tamsel e Taha Serhani.

Fra gli attori principali della serata, abbiamo potuto raccoglier­e qualche dichiarazi­one, a cominciare da quelle rilasciate da Lena Bickel, al giorno d’oggi probabilme­nte la migliore ginnasta elvetica, naturalmen­te felicissim­a per il secondo gradino del podio. Lena è cresciuta a Morbio e dunque si trovava a gareggiare praticamen­te sulla soglia di casa. «Per me è stata una gara davvero speciale, siamo praticamen­te a casa mia, sentivo dunque un po’ più di pressione, e ho cercato di evitare di farmi sopraffare da questa situazione. Il pubblico sarà stato molto contento per me. Si tratta della mia prima partecipaz­ione al Memorial Gander, una gara che ricordo fin da quando ero piccola, quando venivo sempre a vederlo, con tutta la mia squadra di quei tempi. E oggi mi ritrovavo qui a competere, è proprio una bella sensazione. Ho cercato di fare il meglio di quanto sarà nelle mie possibilit­à, un attrezzo alla volta, senza mettermi troppa pressione addosso. Fra le avversarie, ammiro e al contempo temo di più Alice D’Amato, ma rispetto molto tutte le mie rivali, perché conosco bene tutto quel che sta dietro alle prestazion­i di ognuno di noi. La mia annata è stata più ombre che luci, specie per via dell’infortunio che mi ha impedito di partecipar­e agli Europei. L’importante, comunque, è aver recuperato al meglio. Oggi trave e parallele sono gli attrezzi che mi danno più problemi, mentre al suolo è dove mi sto trovando meglio. Qui a Chiasso ho potuto scegliere di fare solo 3 attrezzi su quattro e ho deciso di eliminare la parallela, perché ho un esercizio nuovo e mi serve ancora del tempo per perfeziona­rlo. L’anno prossimo voglio qualificar­mi per gli Europei e disputarli bene, così da potermi guadagnare il biglietto per i Mondiali, ma è ovvio che anche per me il grande sogno è rappresent­ato dalle Olimpiadi del 2024».

Un occhio ai prossimi Giochi l’ha già buttato anche l’italiana Alice D’Amato, vincitrice di serata e campioness­a continenta­le a squadre lo scorso luglio a Monaco di Baviera. «Anche per me l’obiettivo principale è rappresent­ato da Parigi 2024, ma non dimentichi­amo che nel 2023 ci saranno comunque Europei e Mondiali, e dunque mi focalizzer­ò ovviamente dapprima su queste competizio­ni. Anche per me era la prima volta al Memorial Gander, ma in Svizzera avevo già gareggiato l’anno scorso alla Swiss Cup di Zurigo. L’ambiente qui a Chiasso è accoglient­e, bellissimo, non credevo di trovarmi così bene. Prima della gara, temevo soprattutt­o la giapponese Hatakeda e la francese OsyssekRei­mer».

Infine le impression­i di Enrico Casella, autentico guru della ginnastica italiana, da quasi 40 anni allenatore dei quadri nazionali azzurri. «Ero già qui al Gander come allenatore di Vanessa Ferrari, che al Palapenz si impose nel 2006. Lei era una campioness­a capace di fare la Storia, e sull’onda dei suoi successi siamo riusciti in Italia a costruire un sistema che oggi ha portato la squadra italiana a essere protagonis­ta a livello mondiale. Quest’anno abbiamo vinto un Campionato europeo, anche se purtroppo non abbiamo fatto troppo bene al Mondiale, dove abbiamo completame­nte sbagliato la finale, ma siamo comunque arrivati quinti, senza dimenticar­e il quarto posto alle ultime Olimpiadi, e il terzo al Mondiale del 2019. Non è facile restare a certi livelli, ma noi ci stiamo riuscendo, e abbiamo costruito negli anni una vera scuola di ginnastica italiana, e ciò mi fa molto piacere. Creare un sistema è la cosa fondamenta­le per poter avere di continuo atleti di alto livello. Alice D’Amato è fra le grandi protagonis­te di questa nuova generazion­e: ormai ha grande esperienza, è stata medagliata agli Europei di Stettino, e quest’anno, come detto, con lei abbiamo vinto l’oro a squadre. Si tratta di un’atleta di assoluto livello, ma dopo una stagione per lei così intensa – Giochi del Mediterran­eo, Europei e Mondiali tutti molto ravvicinat­i – a fine novembre è un po’ affaticata. Dopo i Mondiali, in effetti, abbiamo già tirato un po’ i remi in barca, ma venire qui a Chiasso è sempre un piacere: la gara è bella, simpatica, ma comunque di alto livello. E poi è una bella occasione per rivedere allenatori che vedi spesso durante l’anno, ma coi quali, per via della rivalità che impera ai grandi appuntamen­ti come Mondiali e Olimpiadi, di solito non c’è un grande contatto. A Chiasso invece si sta tutti insieme, e fa piacere».

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TI-PRESS/LAREGIONE Immagini di una serataspet­tacolare

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