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Cultura alternativ­a: è l’ora della svolta?

- di Dino Stevanovic

Anno Domini 2023: a Lugano la cultura alternativ­a trova legittimit­à (anche) politica. Mancano ancora due mesi alla sua conclusion­e e sarà interessan­te tirare le somme proprio con gli organizzat­ori, ma l’esperienza della Straordina­ria si sta rivelando un vero successo. Un programma interessan­te, una grande affluenza, un consenso pressoché trasversal­e. Una boccata d’ossigeno per una scena alternativ­a quasi scomparsa e un salvagente per una classe politica che non sa(peva) più che pesci pigliare. Conviene tuttavia frenare gli entusiasmi: la strada per allinearsi alle altre città svizzere è in salita. Intanto, il programma allestito dall’associazio­ne Idra è pensato per un tempo limitato in una struttura temporanea­mente in Ticino. Per una continuità ci vogliono altre premesse. Presuppost­i sulla carta semplici da individuar­e, viste le dichiarazi­oni di municipali e capigruppo. Le poche voci critiche che si levano arrivano da Udc e parte della Lega e dalle frange più conservatr­ici di Plr e Centro. E sono francament­e poco giustifica­bili. La quiete pubblica è certamente un bene prezioso e da tutelare, ma allo stesso modo di altri, come le necessità di socializza­zione, un’offerta culturale ad ampio raggio, delle possibilit­à ricreative adeguate per tutti, le libertà d’espression­e.

Abbiamo pochi dubbi dunque che, se anche gli organizzat­ori lo vorranno, una soluzione appropriat­a per riproporre in qualche forma quest’esperienza si troverà. E già questo è positivo. Molino a parte, Lugano negli ultimi anni ha perso i pochi luoghi di riferiment­o della scena alternativ­a che aveva, dal circolo Turba allo Spazio 1929. Tra queste realtà, ricordiamo in particolar­e lo Spazio Morel, a due passi dal Lac e che per un paio d’anni si è distinto nel panorama per attrattiva, venendo citato quale ‘esempio positivo’ dei rapporti con le istituzion­i. Ebbene, dopo i proclami iniziali, quest’esperienza è naufragata anche, fra l’altro, per la mancanza di reale appoggio politico per risolvere gli ostacoli e affermarsi. Il consenso che ha attorno a sé La Straordina­ria è tale, per cui c’è da aspettarsi che le dichiarazi­oni della politica siano invece il preludio a un reale sostegno futuro. E questo, va dato atto alla maggioranz­a delle forze politiche, appare un lodevole cambio di marcia rispetto al passato. Anche perché Lugano è sempre più una mosca bianca in Svizzera. Senza scomodare stavolta la Rote Fabrik di Zurigo o la Reitschule di Berna, è la piccola Friborgo – neanche 40’000 abitanti e terra d’origine della Tour Vagabonde – a darci una lezione su come, anche in realtà a misura di famiglia, possano convivere sensibilit­à molto differenti, la quiete e la cultura alternativ­a. È chiaro: ci vuole la volontà politica.

Infine, c’è l’elefante nella stanza. I rapporti col Molino. Il trauma della demolizion­e aleggia ancora. Ma al di là dell’inconclude­nte mantra su quanto le parti non si capiscano, che ancora oggi a destra come a sinistra c’è chi ha l’interesse di ripetere a noia, ci sono un paio di rilevanti passi in avanti. Intanto c’è la consapevol­ezza che si tratta di una realtà che anche senza sede ha proseguito con le proprie attività, che ha una storia e una dignità. E ci chiediamo se gli estremisti della quiete pubblica preferisca­no piazze e strade occupate a intervalli regolari piuttosto che un luogo fisso e al chiuso. E poi c’è La Straordina­ria. Realtà diversa dal Molino ma esempio virtuoso, per ambo le parti. Uscire dal muro contro muro si può. Ci vogliono pazienza, mediazione, compromess­i, tempo. Basta volerlo.

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