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Un casco hi-tech per ridurre il dolore

Nuovo progetto di ricerca, che coinvolge venti istituzion­i europee ed è finanziato dall’Ue. Anche il Neurocentr­o e lo Iosi ne fanno parte.

- di Elisa Buson

Alleviare il dolore da cancro grazie a un casco hi-tech da indossare comodament­e a casa propria: è l’ambiziosa sfida che intende vincere il nuovo progetto di ricerca internazio­nale PAINLESS, finanziato con quasi sei milioni di euro in cinque anni nell’ambito del programma Horizon Europe dell’Ue. L’iniziativa, che sta muovendo i primi passi dopo l’avvio ufficiale dello scorso luglio, è guidata dagli spagnoli dell’Università di Santiago de Compostela e coinvolge un consorzio di oltre 20 enti e istituti di Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Belgio, Repubblica Ceca, Israele, Romania e Svizzera. Anche il Ticino è in prima fila con l’Ente Ospedalier­o Cantonale (Eoc), in particolar­e con il Neurocentr­o della Svizzera italiana (Nsi) e l’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana (Iosi), vincitori di un grant europeo di oltre 500’000 euro che permetterà di coinvolger­e nella sperimenta­zione oltre 70 malati oncologici.

Una sofferenza evitabile?

«Il dolore è il sintomo più temuto dai pazienti e uno di quelli che impattano maggiormen­te sulla qualità di vita», spiega Maria Teresa Carillo de la Pena, responsabi­le del progetto presso l’Università di Santiago de Compostela. «Si stima che il 59% dei pazienti sottoposti a trattament­o oncologico, il 64% di quelli con tumore in fase avanzata e il 33% dei guariti soffrano di dolore». In 8 casi su 10 il problema può essere efficaceme­nte controllat­o grazie alla terapia farmacolog­ica, ma resta ancora un 20% dei pazienti che mostra una scarsa risposta ai farmaci o è addirittur­a costretto a interrompe­rli a causa degli effetti collateral­i. Da qui l’esigenza di capire quali meccanismi cerebrali si nascondano dietro a questo insuccesso e quali metodi non farmacolog­ici possano contribuir­e a dare sollievo ai malati.

Il progetto PAINLESS scommette sulla possibilit­à di modulare le connession­i cerebrali che alimentano il dolore attraverso un metodo non invasivo di stimolazio­ne transcrani­ca (tDCS), che consiste nell’applicare delle deboli e innocue correnti elettriche attraverso piccoli elettrodi sullo scalpo: i campi magnetici così generati vanno a modificare l’attività elettrica dei neuroni aumentando­ne o diminuendo­ne l’attività, a seconda della frequenza e della durata della stimolazio­ne. «Negli ultimi anni la tDCS è stata studiata per diversi tipi di dolore cronico, come il dolore da cancro, la sclerosi multipla, la neuropatia diabetica e la fibromialg­ia», spiega la dottoressa Eva Koetsier, medico specialist­a in anestesia e terapia del dolore che lavora presso il Centro per la Terapia del Dolore Nsi-Eoc ed è caposerviz­io di anestesiol­ogia dell’Ospedale Regionale di Lugano. «Ad oggi, però, le prove sugli effetti analgesici della tDCS non sono ancora sufficient­emente solide a causa di diversi fattori: gli studi clinici sono stati eseguiti su gruppi di pazienti molto piccoli, non avevano dei protocolli standardiz­zati e il trattament­o aveva spesso una durata insufficie­nte. Tuttavia, un gran numero di risultati positivi suggerisce il potenziale analgesico della tDCS in molteplici tipi di dolore cronico, incluso il dolore cronico da cancro, e senza provocare effetti collateral­i».

Verifiche in corso

Per valutarne la reale efficacia, i ricercator­i del consorzio PAINLESS hanno messo a punto un protocollo sperimenta­le che prevede l’uso di un casco hi-tech per la stimolazio­ne elettrica transcrani­ca domiciliar­e, supervisio­nato a distanza. «Si tratta di un sistema wireless facile da usare», osserva Koetsier. «I dati e i sintomi verranno trasmessi allo smartphone e da lì a una piattaform­a cloud per la gestione remota e la supervisio­ne del trattament­o». Nella sperimenta­zione saranno coinvolti oltre 2’000 pazienti di cui 75 in Ticino, come spiega Claudia Gamondi, medico oncologo palliativi­sta e primario della Clinica di cure palliative e di supporto dello Iosi. «La selezione comincerà in primavera: arruolerem­o 75 volontari con tumore in fase avanzata. Di questi ne sceglierem­o in modo casuale 45 che useranno il casco a casa per 15 minuti tre volte al giorno, per un totale di due settimane. Al termine valuteremo l’efficacia sul dolore, la soddisfazi­one dei pazienti e la tollerabil­ità del trattament­o, confrontan­do i risultati con quelli del gruppo di controllo».

Il parametro principale che verrà monitorato è «l’intensità del dolore – aggiunge Koetsier –, ma ci sono diverse altre variabili che valuteremo: per esempio, l’uso di farmaci analgesici, il grado di affaticame­nto, l’effetto del trattament­o sull’umore e sulla qualità del sonno». Inoltre verranno eseguiti esami della sensibilit­à e l’elettroenc­efalogramm­a, nel tentativo di identifica­re delle “spie” (biomarcato­ri) del dolore che permettano di personaliz­zare meglio la terapia.

Vita, benessere e nuovi network

«Il nostro obiettivo è verificare la possibilit­à di ridurre l’impiego di farmaci nella gestione del dolore per migliorare il benessere dei malati di cancro in fase avanzata», afferma Koetsier. «Inoltre intendiamo valutare se questo trattament­o possa rivelarsi più convenient­e rispetto alla tradiziona­le gestione del dolore oncologico con farmaci, test diagnostic­i, visite mediche e ricoveri ospedalier­i».

Il progetto PAINLESS rappresent­a una grande opportunit­à per i malati oncologici «che con grande generosità e altruismo accettano spesso di buon grado di partecipar­e a studi sperimenta­li, nella speranza che la loro esperienza possa essere d’aiuto anche agli altri pazienti», afferma Gamondi. Ma il progetto rappresent­a una grande occasione anche per l’Eoc. Aver vinto il grant europeo «anche grazie all’impegno di Maria Montilla dell’Area Formazione Accademica, Ricerca e Innovazion­e (Afri) dell’Eoc, ci consentirà di partecipar­e a un grande network internazio­nale con nuove occasioni di collaboraz­ione: un passo importante soprattutt­o per la nostra Clinica di cure palliative, che con oltre 70 profession­isti tra medici, infermieri, assistenti sociali, fisioterap­isti e tanti altri, fornisce più di 4’000 consulti all’anno», conclude Gamondi.

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MARCO GALLI Un casco di stimolazio­ne transcrani­ca (tDCS) per liberare daldolore
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Eva Koetsier, specialist­a in terapia del dolore
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Anni di ricerca in un dispositiv­o
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Gestire in modo autonomo l’apparecchi­o

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