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Si torna a fare il pieno in Ticino

- di Marco Marelli

I frontalier­i sono tornati a fare il pieno in Ticino, ma non solo loro. Lo fanno anche parecchi automobili­sti comaschi. Soprattutt­o quelli residenti nel capoluogo lariano, dove da oltre venti anni i carburanti costano molto di più rispetto al resto della provincia. Una inversione di marcia dovuta al fatto che dallo scorso 1° gennaio, a seguito della soppressio­ne del taglio delle accise deciso in Italia dal governo Meloni, è tornato convenient­e rifornirsi della verde nelle stazioni di servizio del Mendrisiot­to.

Sulla convenienz­a non ci sono dubbi. Lo certifica la differenza, al di qua e al di là della frontiera, dei prezzi della benzina. Un pieno a Vacallo costa dieci euro in meno rispetto allo stesso pieno fatto a Como. A Gandria costa nove euro in meno rispetto a Porlezza. Una differenza che, per ammissione degli stessi benzinai ticinesi a ridosso della ramina, ancora non si traduce in un assalto dei pendolari del pieno, così come è stato nel corso degli anni. Soprattutt­o prima della introduzio­ne della Carta sconto benzina. Ma il taglio delle accise – che in Italia ha scatenato polemiche e proteste a non finire, tanto da far perdere (nei sondaggi) non pochi punti alla premier Giorgia Meloni – dopo oltre nove mesi di cielo coperto da nuvole nere che più nere non potevano essere, sul versante ticinese ha fatto tornare il bel tempo.

Nei giorni scorsi a Pizzamigli­o ha riaperto il distributo­re simbolo della crisi, chiuso nel marzo 2022. Una crisi dovuta alla calata degli automobili­sti ticinesi nel Comasco e nel Varesotto per il pieno a prezzo scontato, ma soprattutt­o alla decisione dei frontalier­i di rifornirsi nei distributo­ri del proprio comune di residenza. Non tanto per una questione di comodità o di solidariet­à, o all’insegna di una forma di nazionalis­mo, ma dalla possibilit­à di tenere in tasca più soldi, quelli derivante dal risparmio.

Insomma, mutuando da un famoso romanzo di Susanna Tamaro, i frontalier­i vanno dove ti porta il risparmio. E considerat­o che i frontalier­i occupati in Canton Ticino sono un esercito automunito (si calcola che sono oltre 50mila quelli che quotidiana­mente si spostano sulla propria autovettur­a) ecco che determinan­o le vendite di benzina, soprattutt­o nelle aree di confine. Sul versante comasco e varesino, dopo un mese di prezzi senza il taglio delle accise e in continua crescita, le vendite dei distributo­ri a ridosso della frontiera, sono crollate. Un calo che in molti casi, come sostengono le associazio­ni di categoria, sono crollati in modo verticale. Un calo sino all’80%. Si parla che a breve molti distributo­ri caleranno la saracinesc­a, senza mai più rialzarla.

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