Niente carovita, resta la ‘mancia’ di 400 franchi
Prima del 14 aprile, però, c’è quella ‘cosetta’ che si chiama Costituzione cantonale. E lo ricorda, poco dopo, durante la discussione di altri emendamenti, il presidente della Gestione Michele
Guerra (Lega): «Sono tenuto a intervenire per suonare il campanello d’allarme», afferma con solennità. «Come maggioranza abbiamo deciso di andare in aula per dare un Preventivo al Cantone, non per vedere come vanno le cose o per gioco», continua. E arriva al punto: «Ancora una piccola deviazione ed ecco che l’obiettivo lo smarriamo irrimediabilmente. La nostra Costituzione – ricorda Guerra – ci impone di rispettare il freno ai disavanzi, che ha dei limiti massimi alle perdite annue e accumulate». Ebbene, in questo momento, «al netto dello stralcio del contributo di solidarietà, da 122 milioni siamo passati a un disavanzo di 130,8 milioni di franchi. Violeremmo la legge qualora dovessimo raggiungere quota 132,7 milioni. Qualsiasi minima variazione rischia di far implodere tutto». Guerdi ra, quindi, quale relatore del rapporto di maggioranza chiede «gentilmente di fare quadrato per salvare il Preventivo rispettando quanto discusso».
Intervento che – sia come sia – ha minato la questione della concessione del carovita ai dipendenti pubblici. «Bisogna votare secondo coscienza, non seguendo dei ricatti», dice Matteo
Pronzini. Ma Guerra ribadisce: «Non voglio condizionare i lavori, solo rifarmi al rapporto di maggioranza: la nostra posizione su questo tema è contraria. E mi pareva doveroso indicare che le cifre aggiornate portano a un tetto massimo da rispettare secondo la Costituzione cantonale». Sirica fa barrage: «Abbiamo un’enorme responsabilità verso quei 10-12mila dipendenti». Serafica Laura Riget: «Quando perfino il collega Pronzini decide di sostenere un compromesso vuol dire che è qualcosa di davvero importante...». Alla fine, sull’emendamento di Petralli (Verdi), Sirica (Ps), Roncelli (Avanti) e Isabella (Centro) vince il ‘Teorema Omar Balli’ (Lega): «Penso anche al resto del Paese, non ai dipendenti pubblici. Se aumentano le imposte passano tutti alla cassa».