Maturità e consapevolezza, anche l’Yverdon si inchina
Le reti di Belhadj e Valenzuela regalano al Lugano la quarta vittoria consecutiva in Super League. Ennesima prestazione solida. Guaio muscolare per Bottani
«Vogliamo trovare un neo a questa quarta vittoria consecutiva, frutto di una prestazione di grande maturità? Purtroppo dobbiamo fermarci per lasciar spazio alla Nazionale». Le parole di Mattia Croci-Torti fotografano meglio di qualunque altra immagine il momento che sta vivendo l’Fc Lugano, il quale contro l’Yverdon ha calato un poker sinonimo di un terzo posto consolidato, in virtù dei pareggi di Winterthur, San Gallo, Zurigo e Lucerna. Il terzo successo stagionale contro la compagine vodese diretta da Alessandro Mangiarratti non ha il supporto numerico dei primi due, quando i bianconeri erano andati in rete ben 11 volte, tuttavia è altrettanto solido nella prestazione, contro un avversario ben messo in campo e per nulla restio a utilizzare le maniere forti per bloccare la manovra dei padroni di casa. E in questo è stato sicuramente complice Mirel Turkes, l’arbitro di serata, autore di una prestazione insufficiente, alla quale manca almeno un cartellino rosso sul conto dei vodesi.
Difesa tornata ermetica
Il Lugano ha dovuto dar prova di pazienza, al cospetto di un avversario al quale non è mai passato per l’anticamera del cervello di provare a giocarsi la partita a viso aperto. Nemmeno quando si è ritrovato sotto, l’Yverdon ha provato a mettere pressione dalle parti di un Saipi praticamente mai messo in apprensione, anche grazie alla buona guardia di un terzetto difensivo, in grado di disinnescare qualsivoglia velleità offensiva in maglia biancoverde. E anche questa è una chiave di lettura del buon momento di Sabbatini e compagni: nelle ultime quattro uscite, il Lugano ha subito appena due reti, quelle incassate a San Gallo, per altro regalate con assurdi errori individuali. La ritrovata solidità difensiva, in autunno l’anello debole della catena, permette alla squadra di proporsi in maniera un po’ più sfrontata dalla metà campo in su, a tutto beneficio degli attaccanti. Senza dimenticare i meriti di Croci-Torti nell’aver plasmato un gruppo in grado di adattarsi a qualsiasi scelta tattica voluta dall’allenatore, all’immagine di Bislimi, sabato relegato sulla fascia, lui che nasce centrocampista centrale e che in stagione ha pure occupato lo spazio a ridosso delle punte... «La verità è che Uran aveva già coperto questa posizione, prima e nella finale di Coppa. Ero convinto che avrebbe potuto darci tanta qualità sugli esterni, contro una squadra che ci avrebbe aspettato. Sta attraversando un buon momento, tant’è che ho scoperto essere il giocatore svizzero con più reti, per cui ho cercato di approfittarne mettendo maggiore pericolosità sulla destra con lui e Steffen, ai quali ho dato la possibilità di scambiarsi le posizioni a piacimento, cosa che hanno fatto molto bene».
Totale controllo del gioco
Nonostante il gioco ruvido dell’avversario, il Lugano ha costantemente dato l’impressione di essere sul pezzo e di avere le idee molto chiare su quanto andava fatto. Ha messo pressione soprattutto sugli esterni, da una parte con Bislimi e Steffen, dall’altra con Valenzuela e Bottani, senza dimenticare gli inserimenti di un Belhadj per l’ennesima volta in grande spolvero... «È giusto sottolineare la maturità raggiunta da questo gruppo. Questa partita per molti versi è stata simile a quella pareggiata in casa contro il Grasshopper, con un avversario venuto a Cornaredo solo per chiudersi e che non ci ha mai pressati: oggi, però, siamo riusciti ad avere più pazienza, più pulizia nelle nostre giocate, più calma e consapevolezza nei nostri mezzi. Quando a un certo punto si parlava di obiettivi e sembrava che il terzo posto fosse una chimera, io avevo sempre sostenuto come questo gruppo, se al completo, fosse in grado di ottenere certi risultati, in Super League come in Coppa. Adesso si tratta di rimanere umili e di continuare a lavorare su una strada che potrà regalarci ancora grandi soddisfazioni». L’unica nube nel sereno cielo luganese è rappresentata dall’ennesimo guaio fisico occorso a Mattia Bottani, vittima al 40’ di un risentimento muscolare. Il numero 10 è rimasto in campo fino alla pausa, raggiungendo in tal modo minutaggio e numero di presenze che gli garantiscono il rinnovo automatico del contratto... «Non è stato il modo migliore per festeggiare una stagione supplementare in bianconero. Da parte mia c’è rammarico per averlo perso e spero nel contempo che il problema capitato a Valenzuela non sia grave. Perché l’ho tenuto in campo fino alla pausa? Non per garantirgli il rinnovo, ma perché a un allenatore non fa mai piacere perdere al 40’ uno slot, in quanto nella ripresa potrebbe limitare la libertà di manovra. Gli ho chiesto di stringere i denti e lui lo ha fatto».