Il nodo della scheda che riduce le zone
Edificabilità: l’argomento divide, tra chi l’attende e chi lo teme. Preoccupano le ricadute finanziarie sul Comune. ‘Anche il Cantone alla cassa ma in modo equo’
Evocata, temuta, incombente. È la scheda R6 del Piano direttore, chiamata a fare da bussola nella gestione delle zone edificabili, destinate a essere ridimensionate. Piaccia o no. La Città ha iniziato a fare due calcoli per quantificare un sovradimensionamento che appare accertato. Cosa l’aspetta?
LUISONI – Mendrisio oggi non fornisce cifre. Quelle che la Città sta facendo sono valutazioni interne, quindi non possiamo discutere su un possibile dato puntuale. Quello che è certo è che tutti i Comuni sono chiamati a occuparsene. Quando ne sapremo di più, ci chineremo su questo problema e sapremo dove intervenire. È chiaro che laddove si andranno a fare dei dezonamenti, il Comune sarà anche chiamato alla cassa. Da una parte, dunque, il pensiero va alla pianificazione finanziaria, dall’altra alla tutela del paesaggio: dovremo trovare un equilibrio e capire quello che vogliamo per trovare una sostenibilità dell’operazione. Sappiamo che il Cantone contribuirà ai costi di indennizzo con il 50%, ma nel merito non deciderà l’ente pubblico ma i tribunali. Oggi è prematuro pronunciarsi, ma il tema è ben presente e dovrà avere una chiarezza in tempi utili e ragionevoli.
A che stadio è lo studio della situazione?
LUISONI – Ancora allo stadio di lavoro. Non le dico di più.
FONTANA – Mi stupisce molto questa notizia. Quando avete approvato il Pdc nella scheda tecnica si diceva che Mendrisio risulta sovradimensionato complessivamente del 120%, che è un dato del 2020. Vorrei capire perché.
LUISONI – Si arriverà lì, ma non è quella del dibattito pubblico la sede giusta.
PELLEGRINI – Tra l’altro mi risulta che il dato del sovradimensionamento sia del 298 per cento.
LUISONI – Questo era il primissimo dato. E, ripeto, questa non è la sede.
FONTANA – In ogni caso per me il dibattito pubblico e le elezioni sono il momento giusto.
LUISONI – Certo, ma non posso dare informazioni di lavoro interne al Municipio in un confronto pubblico.
FONTANA – Trovo che a livello dei diversi temi pianificatori non ci sia trasparenza. Mi ha stupito negativamente l’atteggiamento del Cantone che ha contestato le previsioni demografiche fatte dal Consiglio federale con l’approvazione del Piano direttore cantonale: non si può giocare coi dati per ottenere le previsioni preferite!
LUISONI – Nessuno ha detto che per i Comuni sia semplice affrontare questo tema. Oggi non abbiamo la possibilità di discuterne fino in fondo.
PELLEGRINI – Ribadisco, l’unico dato certo a oggi è il 298%. Probabilmente è esagerato, però questo ci fa dire due cose molto importanti: la prima è che il Municipio si dovrà battere perché questo dato venga abbassato il più possibile, per il semplice fatto che la scheda R6 ha un metodo di calcolo che si basa su 15 anni, che sono troppi, e prevede una forchetta di superficie per abitante estremamente bassa. Altra questione è quella dei risarcimenti. Come dice Luisoni non conosciamo il risultato definitivo, sappiamo che parla di oltre 60 milioni, 32,5 dei quali a carico del Comune. Ma non esiste una legge che stabilisce cosa deve essere rimborsato. Dice semplicemente che deve esserci un pieno indennizzo per coloro a cui vengono abbassati gli indici o tolta l’edificabilità. Il punto è che il Tribunale federale ha stabilito che ci sono dei casi in cui non c’è nessun tipo di indennizzo. E qui il Municipio dovrà difendere i suoi cittadini. Da eventuale futuro municipale mi porrei due obiettivi principali: primo contemplare che un cittadino possa contare su più di 55 metri quadri per vivere, secondo chiarire la questione degli indennizzi.
LUISONI – In ogni caso tutti i calcoli che si stanno facendo sul territorio sono molto meticolosi e tengono conto di zone, anni di costruzione. Poi sì, c’è il tema degli indennizzi, che a lungo andare è stato inserito nel Piano delle opere pubbliche del Comune. Saremo per forza chiamati a chinarci per capire come sostenere l’indennizzo dovuto ai privati e come portare avanti il resto dell’attività della Città, quindi gli investimenti. Abbiamo un patrimonio da mantenere, investimenti da fare nell’edilizia pubblica, in particolare nel settore scuole e anziani.
Finanziariamente questa operazione fa paura?
LUISONI – Penso spaventi tutti i Comuni, a parte quelli che non hanno un problema di sovraedificazione. È un dato che pesa e va tenuto in considerazione.
FONTANA – Per fortuna viviamo in uno Stato di diritto e non si dezona dall’oggi al domani qualsiasi terreno, bensì quelli che rispondono a criteri specifici, dopo attente valutazioni. Va anche detto che se si parla in difesa dei proprietari, quando i terreni furono posti in zona edificabile i loro prezzi aumentarono moltissimo e non fu fatto pagare nessun plusvalore! Eppure c’era già la base legale a livello di legge federale sulla pianificazione territoriale per intervenire. E c’è chi ha speculato. Non dimentichiamo che il Tribunale federale dagli anni 90 dice che i Pr sovradimensionati sono illegali, eppure si è andati avanti a pianificare e ad aumentare le zone edificabili o gli indici di sfruttamento anche con la ‘complicità’ del Cantone. Nel 2000 il Cantone ha dichiarato la revisione 1997 del Pr di Mendrisio abbondantemente sovradimensionata, ma l’ha approvata lo stesso. Siamo a un cortocircuito a livello di razionalità e del diritto. Se il Cantone ha approvato dei Pr sovradimensionati, quindi illegali, deve contribuire finanziariamente coprendo equamente coi Comuni i costi per i dezonamenti.