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Murat Yakin tra sicurezze e inquietudi­ni

La difesa è il punto forte, davanti manca qualcosa

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A meno di tre mesi dal debutto agli Europei di Germania Murat Yakin esce dalla settimana di raduno e dalle amichevoli con Danimarca e Irlanda perlomeno con molte indicazion­i utili, alcune positive, altre meno. A rasserenar­e il commissari­o tecnico l’ottima tenuta della difesa, rimasta imbattuta per tutti i 180’ disputati, a inquietarl­o la scarsa vena offensiva, visto il solo gol realizzato, su punizione.

Tra i singoli elementi della rosa ve ne sono quattro che si sono particolar­mente messi in luce: Yvon Mvogo, Fabian Schär, Dan Ndoye e Xherdan Shaqiri. Il portiere del Lorient ha dimostrato di essere un’alternativ­a affidabile a Yann Sommer nel caso le circostanz­e lo richiedano, il difensore del Newcastle è stato il perno della retroguard­ia sia a Copenaghen, sia a Dublino, candidando­si a negare a Nico Elvedi o Ricardo Rodriguez uno dei due posti rimanenti al fianco dell’irrinuncia­bile Manuel Akanji nel trio di centrali, mentre l’esterno del Bologna sembra essere il destinatar­io del posto sulla fascia sinistra, grazie soprattutt­o ai numerosi spunti offensivi che gli permettono di farsi perdonare qualche distrazion­e. Infine il trequartis­ta dei Chicago Fire ha confermato di essere probabilme­nte l’uomo più necessario alla rappresent­ativa rossocroci­ata. In Irlanda ha deciso il confronto con la sua trentesima segnatura in Nazionale, costituend­o con Zeki Amdouni un duo d’attacco dinamico. Tutt’altra cosa rispetto alla prestazion­e di Ruben Vargas e Noah Okafor contro i danesi. L’attaccante del Milan è poi subentrato anche nel secondo match, ma deludendo nuovamente rimanendo troppo approssima­tivo. Lui è indubbiame­nte uno dei perdenti di questo raduno, come ha riconosciu­to, senza citarlo direttamen­te, anche il suo allenatore.

L’altro è Eray Cömert, il difensore ex Lugano, è stato titolarizz­ato contro i ‘Boys in green’, venendo preferito a Becir Omeragic. La sua prova è tuttavia stata insufficie­nte. A Silvan Widmer va invece concesso del tempo per riacquisir­e il giusto tono atletico dopo un lungo infortunio «Deve ancora far salire i giri del motore», ha confermato Yakin. Pronto a sostituirl­o c’è comunque Kevin Mbabu.

Kutesa, Seferovic e Monteiro opzioni intriganti

A proposito di chi deve tornare in forma dopo uno stop forzato, il nome più atteso è quello di Breel Embolo. Se l’assetto difensivo a tre è ormai assodato, in vista della sfida del 15 giugno a Colonia contro l’Ungheria il modulo offensivo è ancora una grande incognita. L’attaccante del Monaco è fermo per un infortunio al ginocchio, Shaqiri difficilme­nte sarà in grado di reggere il ritmo per tre incontri completi in otto giorni e allora il selezionat­ore intende vagliare tutte le alternativ­e, anche le più sorprenden­ti, dalla conferma del debuttante Dereck Kutesa, al ritorno di Haris Seferovic, passando dalla chiamata del portoghese dello Young Boys Joël Monteiro, attualment­e in attesa di ricevere il passaporto elvetico. «Non chiudo nessuna porta – ha affermato il tecnico –, sarà decisiva la forma del momento. Inoltre nei primi giorni del campo di allenament­o di maggio avremo il tempo di lavorare sul gioco offensivo e di fare qualche esperiment­o».

La speranza è trovare un bomber che permetta alla Svizzera di tornare a essere un’avversaria temibile per tutte le altre, come lo era stata agli scorsi Europei. Nel 1990 l’Italia era arrivata fino alla semifinale dei Mondiali trascinata da Totò Schillaci, chiamato all’ultimo momento. E chissà che anche la rappresent­ativa elvetica non possa trovare all’ultimo momento il suo uomo chiave, l’impression­e è infatti che senza una sorpresa dell’ultima ora la spedizione tedesca rischi di riservare più dolori che gioie. Del resto Yakin è un allenatore che spesso ha fatto affidament­o sul suo istinto e anche il suo futuro personale si potrebbe giocare su qualche mossa azzardata.

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KEYSTONE Da Noah Okafor ci si attendeva un contributo­maggiore

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