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‘La posta in palio è davvero grossa’

Plr, Centro, Ps e Verdi allo stesso tavolo a lanciare il comitato in difesa delle misure di compensazi­one per gli affiliati Ipct in vista del voto del 9 giugno

- di Jacopo Scarinci

Seduti uno di fianco all’altro i vertici di Plr, Centro, Ps e Verdi. In prima fila – assieme a Pc, Più donne e Forum alternativ­o – seduti i responsabi­li dei sindacati Vpod, Ocst e Sit. Assenti ma presenti nell’animo e nel comitato Avanti con Ticino&Lavoro, Pvl e Pop. Il comitato referendar­io ‘Sì al salvataggi­o delle pensioni Ipct’ si presenta con una netta dimostrazi­one di forza davanti ai giornalist­i convocati a Giubiasco ieri mattina, lanciando di fatto la campagna verso la votazione del 9 giugno sulle misure di compensazi­one per gli affiliati all’Istituto cantonale di previdenza del Cantone Ticino (Ipct) per fronteggia­re la diminuzion­e del tasso di conversion­e dall’attuale 6,17 al 5,25% a partire da quest’anno progressiv­amente fino al 2031. 14,6 milioni di franchi annui per il Cantone, contro cui il Gran Consiglio – appena dopo aver ratificato la decisione – ha votato il referendum finanziari­o obbligator­io. Dopo il ‘niet’ del Tribunale federale al ricorso contro questa opzione inoltrato da Erredipi, la rete a difesa delle pensioni dei dipendenti pubblici, sarà quindi il popolo a esprimersi. E dal centrodest­ra alla sinistra il fronte è compatto.

Speziali: ‘Importante mantenere la coerenza e il potere d’acquisto’

«La posta in palio è grossa», afferma in entrata il presidente del Plr Alessandro Speziali. Perché «concerne in pieno le pensioni dei dipendenti pubblici, e la presenza qui di così tante sigle mostra come buonissima parte della politica cantonale sostenga la decisione presa in parlamento indipenden­temente dalle sfumature o dalle diverse sensibilit­à: quello di oggi è un bel momento di coesione». Per Speziali è importante ricordare che «bisogna uscire dagli stereotipi, i dipendenti pubblici lavorano presso tutto il Cantone, offrendo moltissimi servizi di primaria importanza di cui a volte la gente nemmeno si accorge». E per i liberali radicali «è importante mantenere la coerenza, senza nasconders­i, perché pensiamo che il settore pubblico vada ammodernat­o e stimolato, ma non penalizzat­o. Parliamo di 17mila persone – riprende Speziali –, di cui 16’300 sono residenti, che operano nei più svariati ambiti: dagli uffici a Bellinzona alle scuole, le case anziani e molti altri settori». In più, «quando parliamo di pensioni, parliamo di potere d’acquisto» ricorda Speziali. E in un periodo non semplice come questo va ribadito che potere d’acquisto vuol dire indotto per l’economia». Come partito, il Plr «non ha mai nascosto come la cassa pensioni in passato abbia contratto promesse che non poteva mantenere, sono stati fatti degli errori, ma non deve pagare chi verrà dopo: è una questione di solidariet­à e responsabi­lità».

Bourgoin: ‘I datori di lavoro sono i cittadini’ Samantha Bourgoin

La co-coordinatr­ice dei Verdi sottolinea come «i datori di lavoro sono cittadine e cittadini, non so quanti andando negli ospedali, nelle scuole, nelle piscine, a ogni sportello comunale o cantonale si rendano conto di essere anche datori di lavoro. Chi lavora nel pubblico è un nostro collaborat­ore, siamo noi cittadini a determinar­e le loro condizioni salariali e pensionist­iche. Alcune decisioni si delegano ai politici in parlamento, questa invece sarà decisa direttamen­te col nostro voto alle urne». Per una votazione che deve guardare anche oltre: «Più basse sono le retribuzio­ni, più bassi sono il potere d’acquisto e il sostegno all’economia locale».

Sirica: ‘Salvare i redditi medi e medio-bassi’ Fabrizio

Anche il copresiden­te del Partito socialista

Sirica guardando al tavolo dei relatori e alla prima fila della sala riconosce che sia «un’immagine importante di unità, non tanto per noi ma per il messaggio politico che stiamo lanciando: in otto anni tra vice e copresiden­za del Ps non ricordo di aver mai visto o partecipat­o a un tavolo simile». Un «messaggio di unità della politica» che per Sirica arriva perché «è un tema fondamenta­le, che potenzialm­ente tocca le rendite di 17mila persone, e perché se non passano queste misure di compensazi­one il risultato sarà drammatico e drastico per queste 17mila persone». Quel tavolo «rappresent­a un compromess­o che abbiamo raggiunto, perché è chiaro che come Ps potremmo avere qualche criticità. Ma alla fine – rinnova Sirica – intervengo­no la Realpoliti­k e il compromess­o appunto, e le conseguenz­e di un no alle urne sarebbero talmente gravi che tutte le forze hanno fatto importanti compromess­i per arrivare a questa soluzione». Se il 9 giugno vincesse il no, «la cassa pensioni pubblica ticinese sprofonder­à agli ultimi posti della media intercanto­nale, e questo avrà un effetto pesantissi­mo su chi andrà in pensione». Per questo si parla di «salvataggi­o», perché «dobbiamo salvare i redditi medi e medio-bassi dal rischio di povertà, sprofondar­e nelle ultime posizioni significhe­rebbe aumentare i costi pubblici per gli anziani, perché avranno bisogno di più aiuti». Sirica allarga anche il compasso nel ricordare che le condizioni di lavoro nel pubblico «sono sempre meno attrattive, e diventa davvero un problema se non si reperiscon­o profili competenti e motivati. Da una certa parte politica (Lega e Udc, unici assenti oggi, ndr) c’è una certa narrazione che non fa bene né a chi lavora per il Cantone né a chi vorrebbe farlo. Abbiamo bisogno di infermieri, educatori, impiegati con condizioni dignitose, non di privilegio».

Dadò: ‘Lo Stato deve dare il buon esempio’

A ruota il presidente del Centro Fiorenzo Dadò: «È primariame­nte una questione di responsabi­lità, non si possono battere le mani e appendere gli striscioni per il personale pubblico e il personale sanitario mentre si facevano salti mortali durante il Covid per poi neanche dargli una previdenza vecchiaia dignitosa. Come datore di lavoro lo Stato ha il dovere di intervenir­e». L’altro aspetto su cui spinge Dadò è che «lo Stato deve dare il buon esempio, ogni arretramen­to dell’Ente pubblico nei confronti dei dipendenti apre il varco a un arretramen­to nel settore privato. Non crediamo che uno Stato moderno come il nostro possa permetters­i un comportame­nto simile nei confronti dei suoi dipendenti». Scontato il sostegno di Tamara Merlo( Più donne) – «le statistich­e mostrano che nel settore pubblico le donne ancora subiscono svantaggi nel salario, e il divario pensionist­ico è ancora maggiore» – e di Massi

miliano Ay( Pc): «I lavoratori pubblici meritano molto di più, il compromess­o raggiunto è ben migliore rispetto alle prospettiv­e iniziali quindi pur non entusiasma­ndoci lo sosterremo convintame­nte». Per il Forum alternativ­o porta la sua esperienza un’infermiera, Laure Kaspar: «Con altri tagli il nostro lavoro sarebbe ancora meno sicuro e il tasso di abbandono sarebbe ancora più ampio: l’80% sono donne, e molte vogliono scappare da questo lavoro perché le condizioni sono in continuo peggiorame­nto».

Vitta: ‘Adesso sarà importante convincere l’elettorato’

Da noi interpella­to per una reazione dopo la conferenza stampa, Christian Vitta, direttore del Dipartimen­to finanze ed economia da cui è uscita questa proposta con le misure di compensazi­one, commenta: «Saluto positivame­nte che ci sia un campo allargato a favore del sì, quindi a favore di quella che era ed è la linea portata avanti dal governo. Evidenteme­nte non è ancora una sufficient­e garanzia di successo in merito al voto del 9 giugno, quindi – afferma ancora Vitta – adesso sarà importante convincere l’elettorato della bontà della soluzione trovata».

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TI-PRESS/F. AGOSTA Nel comitato anche Pvl, Pc, Più donne, Avanti, Forum alternativ­o e i sindacati Vpod, Ocst e Sit

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