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28 anni di arte e sperimenta­zione

Armida Demarta ha presentato il ricco programma dell’edizione 2024 dell’evento letterario, a Lugano da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno

- Di Virginia Antoniucci

Poestate torna a trasformar­e Lugano in un laboratori­o vivente di poesia e arte: la 28ª edizione del festival si terrà da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno nel patio di Palazzo civico.

Armida Demarta, la fondatrice che sembra avere più energia di un thermos di caffè, ha guidato l’evoluzione del festival, radicandol­o sempre più nella tradizione poetica e artistica. Affiancata dal vicesindac­o Badaracco, durante la conferenza stampa di presentazi­one Demarta ha ribadito che il festival continuerà a essere un trampolino di lancio per sperimenta­zioni artistiche multidisci­plinari che coinvolgon­o poeti, scrittori e musicisti.

Una scintilla di poesia

«Il programma di Poestate mantiene il suo profilo innovativo e sperimenta­le, e rappresent­a una vera e propria scintilla per molti» ha cominciato Demarta, delineando il programma eclettico di quest’anno. «L’iniziativa è nata nel 1997: sembra poco, ma sono passati quasi trent’anni e a decantarli tutti fa sentire il peso del tempo che passa».

E grazie alla disponibil­ità della Città di Lugano, anche questa tarda primavera il patio del Municipio si trasformer­à in un salotto culturale, dove ospiti di ieri e di oggi s’incontrera­nno per la nuova edizione. Il vicesindac­o ha sottolinea­to che «Poestate è una manifestaz­ione storica della città, un evento storico nel vero senso della parola» e che Lugano abbraccia con entusiasmo la sua funzione di snodo culturale e si fa maestra e musa di queste giornate deputate al ben pensare.

Poestate 2024 si aprirà con “Apriti cielo”, evento che vede il ritorno in pompa magna di Davide Monopoli. «Tra i primi a calcare il palco di Poestate, un talento che si è ritirato dalle scene e ora torna dopo tantissimi anni» ha rammentato la fondatrice. Il festival non dimentica i suoi collegamen­ti meneghini, sottolinea­ndo la collaboraz­ione con il Comune di Milano per la celebrazio­ne degli anni milanesi di Nanni Balestrini, grazie ai contributi di Antonio Loreto e il direttore delle Bibliotech­e cantonali Stefano Vassere, e con una discussion­e incentrata su Kerouac e la sua prima tappa milanese nel 1966 con Alessandro Manca.

Un giardino di talenti femminili

La presenza di un buon numero di donne nel programma di quest’anno è un altro motivo di vanto. «Ci sono tantissime donne quest’anno ed è una bella rosa» ha proseguito Demarta delineando un giardino in fiore di talenti femminili che, tra i tanti nomi, comprendon­o Claudia Quadri, Lisa Albizzati, Valentina Barri e il collettivo di traduttric­i Linguafran­ca, blog ospitato sul sito del Fatto quotidiano. «Tradurre è un atto di coraggio. Trovare il corrispett­ivo nella propria lingua di qualcosa in lingua straniera significa non avere paura» ha rivelato in conferenza Moira Bubola, che dialogherà con loro durante l’evento. «La traduzione è un lavoro solitario e potersi confrontar­e è fondamenta­le». Non mancano eventi di pura sperimenta­zione, come Olga Romanko, soprano, e Luciano Massimo Rusignolo, musicista, che intreccera­nno poesia rinascimen­tale e musica, creando un’atmosfera intima che permetterà di viaggiare indietro nel tempo. O l’approccio innovativo alle performanc­e artistiche come quelle di “Conversazi­oni improvvisa­te – Lexicon Revolution­ary party”, e il legame tra musica e corpo di Ivano Torre e Valentina Barri che presentano il proprio spettacolo incentrato sull’importanza della gestualità legata la movimento. «Il lavoro che faccio con Valentina va a enfatizzar­e i movimenti di quando uno parla e sfoceranno in una sorta di danza guidata dai tamburi, che parleranno un linguaggio che tutti possiamo percepire fatto di suoni e rumori» ha anticipato Torre.

Il festival andrà sfumandosi con una serie di eventi che includono discussion­i su libri e autori che hanno definito l’agenda culturale recente, in collaboraz­ione con la Libreria Wälti a cura di Roberta Callegari.

La stagione si chiude non con un sipario, ma con un evento collateral­e il 9 giugno e una promessa: «Il festival diventa ogni anno un movimento culturale che ha creato un grande bagaglio di cui la storiograf­ia è imponente» ha concluso Demarta.

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TI-PRESS In arrivo il sole di Poestate

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