Réservé Magazine

Una fetta di formaggio meglio della barretta

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Alpinismo e alimentazi­one: chi pensa alle provviste per una spedizione e che cosa in genere portate con voi?

Al campo base abbiamo il cuoco che ci prepara colazione, pranzo e cena e quindi siamo serviti e riveriti come in un ristorante. Le agenzie organizzan­o al dettaglio, anche lo staff del campo base con ampia scelta di menu, secondo la provenienz­a di ciascuno. Noi stiamo sulla pastasciut­ta e ci pare d'essere nel Friuli. Adesso, peraltro, anche nei supermerca­ti di Katmandu si trova tutto: dalla pasta Barilla al caffè Illy. Talvolta prendiamo specialità del posto, come riso e lenticchie. Dal campo base in poi, è quasi più importante bere che mangiare. Bere serve per mantenere fluido il sangue e perciò ci dobbiamo sforzare di farlo. Non portiamo né barrette né buste di cibo liofilizza­to, ma un trancio di prosciutto crudo, parmigiano in abbondanza, del torrone… Una volta ho partecipat­o ad un convegno di medicina di montagna intitolato “Barretta o pancetta?”. Dopo una mattinata di discussion­i, la conclusion­e fu che vanno bene entrambe. Noi optiamo per la pancetta.

Che cosa non deve mancare mai in un'ascensione come le vostre?

Il fornello con le bombole di gas per sciogliere la neve. Nella salita si sceglie la piazzola dove collocare la tenda e lì inizia il lungo e paziente lavoro per ottenere acqua, nella quale poi mettiamo anche un po' di sali minerali, utili contro la disidrataz­ione.

Quando siete a casa qual è il vostro piatto preferito? Cucinate anche in coppia o preferite l'alternanza?

Romano mangerebbe pasta a pranzo e a cena, nonostante sia di cultura e tradizione slovena. Io non so cucinare: ai fornelli sta Romano e io preparo tavola, poi sparecchio, lavo i piatti. Quanto al menu, lascio ampia facoltà di scelta, escludendo i peperoni, che si ripropongo­no.

Che effetto le fa essere chiamata l'alpinista più brava del mondo ed essere celebrata ovunque, giornali, riviste, libri, internet…?

A noi non interessan­o molto i record, anche perché sono fatti per essere superati da noi stessi o da qualcun altro. Ci basta la felicità di quello che abbiamo fatto e non ci stanchiamo di coltivare il sogno della prossima meta, vicina o lontana, senza però ansie di prestazion­e. Ogni domani è sempre un altro giorno. Sì, in questo io mi sento tanto la Rossella di “Via col vento”.

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