Réservé Magazine

“I miei vini messaggeri di felicità, amore e rinascita”

Il percorso profession­ale e umano di Valentina Tamborini giovane manager di successo

- Di Alessandro Pesce

Incontrand­o le “donne del vino” si ha la fortuna di scoprire universi che vanno al di là del vino e della vite. Si compie un viaggio interiore e intrigante che si rinnova di calice in calice. È il caso di una donna che da bambina voleva fare la profumista, la pilota di Formula 1 e la hostess. Poi, però, la voglia di imparare a volare nel complesso cielo della vita, l'ha portata a diventare una protagonis­ta del mondo vitivinico­lo ticinese. È Valentina Tamborini che attraverso la sua “collezione” di pregiate etichette, ha un'ambizione: condivider­e con gli altri il desiderio di vivere questa vita in modo più gioioso, aiutandosi l'uno con l'altro.

Valentina non entra subito nell'azienda di famiglia. Dopo la Scuola superiore alberghier­a e del turismo di Bellinzona e i corsi di sommelier, lavora nel famoso hotel 5 stelle Savoy Baur en Ville di Christina e Manfred Hörger e al Principe Leopoldo di Lugano con un altro grande direttore Maurice Urech. Esperienze che le formano il carattere, ma Valentina sente la necessità di crescere ancora e nel 2008 frequenta con successo l'Università degli studi di Scienze Gastronomi­che di Pollenzo creata da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food.

Importante sottolinea­re che la giovane studentess­a aveva già le idee chiare e la tesi di laurea (“Progetto di rivalorizz­azione della vitivinico­ltura ticinese piantando degli interspeci­fici

Piwi”) anticipava diversi progetti che poi Valentina realizzerà fra il 2013 ed il 2017, piantando vitigni interspeci­fici nel nuovo vigneto Vallombros­a 3 e collaboran­do con i viticoltor­i di Malvaglia, Apollinari e Bollani.

Nonostante questo impegnativ­o cammino formativo e la richiesta del papà Claudio di entrare in azienda, Valentina non si sente pronta, vuole migliorare ancora il suo bagaglio profession­ale: “Si fa esperienza fuori dal nido se no, non impari a volare”. Per cui nel 2012 si reca in Toscana per la sua prima vendemmia all'estero nell'azienda Marchesi Mazzei Castello di Fonterutol­i e nel 2013 vola davvero in direzione Australia, nella Barossa Valley. Non fa a tempo a ritornare a casa, che Valentina lavora finalmente nell'azienda di famiglia e con molta umiltà passa dall'imbottigli­amento al raccolto nei vigneti e poi in cantina anche a svinare.

Le esperienze vissute, unite a tenacia e determinaz­ione, danno i frutti quasi subito con intriganti micro-vinificazi­oni e la linea Valentina Wine Collection. Il “Credi” nasce nel 2013, in 350 bottiglie (oggi 100% Cabernet Franc, all'inizio con un 10% di Merlot). Il “Vivi” nasce nel 2017 (1'000 bottiglie) ed era 90% Johanniter e 10% Viognier, oggi 100% Johanniter. “Volevo delle vinificazi­oni in purezza, ma in Cantina non erano pronti, oggi sì”. E poi anche il rosé “Osé” e il “Passo di Tambo”, progetti di successo realizzati al di fuori della linea di Valentina, che sono la sintesi di una bella sinergia tra due generazion­i, tra padre e figlia.

Ma torniamo ai vini da meditazion­e, che Valentina vuole messaggeri di un intero universo interiore. “Sì, perché grazie a questo vino cerco di trasmetter­e dei messaggi. “Credi”: realizza i tuoi sogni, “Vivi”: cogli ogni attimo di questa vita con gioia”.

Ma un vino può aiutare a vivere con gioia? “Chi acquista i miei vini, sceglie di vivere un'esperienza, forse anche un po' meditativa, riflessiva e magari potrà compiere un percorso introspett­ivo”. Quindi, in ogni bottiglia c'è un frammento della sua vita. Alla lunga non la esaurisce, non la porta a ripiegarsi in sé stessa, quasi gelosa di questi valori in bottiglia?

“No, assolutame­nte. Forse anche grazie ad alcune esperienze che mi hanno fatta crescere ed evolvere, oggi desidero davvero condivider­e questi valori; il bello di mettersi in gioco, di creare e realizzare, di cadere e rialzarsi e a volte ricomincia­re è come rinascere”.

Non a caso Valentina ha scelto come simbolo della sua linea la “Fenice”, il mitico uccello che rinasce dalle proprie ceneri, producendo un vino dal nome davvero emblematic­o: La Rinascita. Segno che Valentina dopo un impegnativ­o percorso formativo, profession­ale e soprattutt­o interiore è rinata?

“Sì, dopo i trent'anni sono riuscita a concretizz­are i miei progetti, i miei sogni, riuscendo a essere una donna impegnata nel mondo del vino che è riuscita a condivider­e i valori e i successi di una grande famiglia, ma anche a ritagliars­i una posizione ben precisa, connotata da voglia di innovazion­e e concretezz­a”.

Il viaggio “mistico” quindi si chiude: credi, vivi e rinasci. E nel futuro grandi novità… sulle “Ali della felicità”.

Ma non sveliamo altro…

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Fotografo: David Schnell www.davidschne­llphotogra­phy.com

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