IL PERSONAGGIO
Questa tendenza può accentuare un egocentrismo già troppo spinto: si riscontrano difficoltà nelle relazioni con gli altri, nel comprendersi e nell'aiutarsi. Si propaga anche così l'individualismo. Va detto che perdere opportunità nell'età evolutiva, mentre la mente sta crescendo, ha incidenza sulla preparazione della persona. È sempre possibile un recupero, però ci sono fasi di sviluppo della mente in cui certi apprendimenti vanno fatti, non si possono rimandare a lungo.
Siamo in presenza di quella che lei chiama “varietà di costellazioni familiari”. Come si mette oggi con la spartizione dei ruoli?
Io osservo che con l'affermarsi della famiglia simmetrica le funzioni che possono svolgere i genitori non sono “compartimentalizzare” come un tempo, ossia assegnate in base al sesso, con la mamma puntualmente protettiva, fusionale, indulgente e il papà, a sua volta, richiedente, emancipante, separatore. Alle espressioni “funzione materna” e “funzione paterna” oggi si preferisce il termine della “cogenitorialità”. Si può per convenzione chiamare “madre” la prima figura con cui il piccolo vive la fusione fisica iniziale e “padre” la seconda figura, che lo inizia alla separazione. Grazie alla mutata mentalità e anche ai congedi parentali, oggi succede che le due istanze si alternino precocemente nella vita del neonato e ancor più che esse si alternino tra le diverse figure parentali.
Chi è e come dovrebbe essere la madre? Resta l'architrave della famiglia? Attualmente è una figura multitasking che fa moltissimo. È lei spesso il leader della famiglia e questo fa sì che sia nevrotizzata. Dovrebbe esserci una maggiore collaborazione con l'altro genitore. Oggi è spesso la madre che pianifica tutto: siccome investe moltissimo, si aspetta che i figli diventino la perfezione. Se in passato il ruolo dei due genitori era chiaramente differenziato, nelle famiglie simmetriche del presente marito e moglie dovrebbero svolgere le stesse mansioni domestiche con identici compiti genitoriali. Questo è peraltro l'obiettivo dei congedi di paternità. Intanto, grazie ai social si assiste alla nascita di gruppi di madri che si consultano sui vari problemi da affrontare. Restano tuttavia troppi gli “extra” che gravano sulle madri. Se anche le altre agenzie educative intervengono, la famiglia viene sollevata e respira: famiglia che non può farsi carico di ogni aspetto della crescita dei figli perché non è una monade autosufficiente. Adesso poi, sotto i colpi della crisi, della pandemia, della mancanza di posti di lavoro, con un futuro incerto e precario, si accentua il rischio di smarrimento e si moltiplicano le ansie. Serve un contesto in cui i figli possano emanciparsi e a loro volta formare famiglie.
Il nuovo ruolo di mamme, padri e la “congenitorialità”