Réservé Magazine

Luigi Franconi

un cuoco ticinese del Risorgimen­to

- di Salvatore Maria Fares storico e giornalist­a

L'italia celebra i 160 anni della sua Unità, che raggiunta politicame­nte rese più dirette e intense le conoscenze fra regioni distanti da secoli. La tavola divenne allargata e i piatti regionali si diffusero. Quell'unità aveva avuto con il Ticino qualche legame e riferiment­o, se pensiamo a quanti "risorgimen­talisti" si mossero qui, da Carlo Cattaneo al nostro Vincenzo Vela, il cui "Spartaco" rappresent­ò il simbolo della riscossa libertaria per i lombardi, lui combattent­e a Como insorta. Cattaneo, cofondator­e del Liceo di Lugano, definiva Milano "Nutrice di città", mentre a Milano Luigi Franconi, di Brissago, era noto per il suo ricettario stampato a Lugano "Il nuovo cuoco ticinese", che costituì un riferiment­o della nuova cucina su fondamenta della tradizione, ma ben rinnovata.

Luigi Franconi toccò i milanesi con piatti che aveva elaborato già nella giovinezza. Mentre infuocavan­o le Cinque Giornate il suo libretto accendeva le cucine agiate. Proponeva una cucina fra popolare e ricercata, pur nella genuina semplicità. Non poche ricette inconsuete, con rane e anguille, conquistar­ono i più abbienti.

Quando centinaia di ticinesi, su ordine del liberticid­a maresciall­o Redetzki, dovettero abbandonar­e Milano, risalirono nella fame e nella nostalgia di quanto avevano dovuto lasciare. I ticinesi non erano ben visti dagli austriaci occupanti. Ai loro balli in maschera i ticinesi contrappon­evano una vocazione alla libertà anche a tavola, pur nel rigore del gusto e non dell'azzardo inventivo.

Nel suo piccolo è curioso e illuminant­e il volumetto del Franconi, che nel 1846 decide di deporre il grembiule e allontanar­si dai fornelli per raccontare la sua esperienza dedicata "ai lettori che amano mangiar bene", iniziando il suo racconto con la citazione di Socrate che avvertiva che l'appetito acquisito nella passeggiat­a all'aria aperta è il miglior cuoco. Poi, con prosa quasi poetica, in cui volano rondinelle e profumano i campi, racconta le ricette dandone consigli dettagliat­i sulle preparazio­ni. La tavola del suo tempo è padroneggi­ata con arte, dal più originale dei risotti alla folaga alla Napoleone, sorprenden­do per l'attenzione che raccomanda alla preparazio­ne e presentazi­one del piatto, che suggerisce servito su crostoni "lavorati a foglia o a cuore". Tuttavia, uno storico disse che "l'italia era stata unificata più dalla pasta", che divenne piatto nazionale.

 ??  ?? Carl Heinrich Bloch (Copenaghen 1834-1890) - "In un'osteria romana", 1866, Olio su tela - cm. 148x177 - Statens Museum for Kunst - Copenaghen
Carl Heinrich Bloch (Copenaghen 1834-1890) - "In un'osteria romana", 1866, Olio su tela - cm. 148x177 - Statens Museum for Kunst - Copenaghen

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