Un arredamento sostenibile
Bellezza, tradizione, innovazione e sostenibilità ambientale. Monica Pedrali, figlia del fondatore dell'omonima azienda pionieristica di Mornico al Serio (Bergamo) ripercorre la nascita e lo sviluppo di un'intuizione vincente, che ha esordito con successo nell'"outdoor" espandendosi poi nell'"indoor".
Si respira aria di primavera, c'è in tutti la voglia di tornare all'aperto, di libertà, di spazio, di ripartenza, di vita. Veniamo da un anno in cui il tempo ha cambiato il suo corso in tutto il mondo, terremotando le abitudini, i comportamenti, anche molti sentimenti. Si avverte un prorompente bisogno di aria nuova, dopo tutte le limitazioni vissute.
C'è un'azienda che da quasi 60 anni lavora nel progettare e arredare l'esterno creando le migliori condizioni per "respirarlo", per farsene avvolgere. Correva il 1963 quando un piccolo artigiano decise di giocare la sua scommessa e cominciò la sua avventura. Si chiama Mario Pedrali, un pioniere che ha saputo veder lontano, aprendo piste in continuazione, un successo dopo l'altro, seguito dai figli Giuseppe e Monica entrambi CEO, determinati a consolidare le intuizioni del papà con l'innesto in progressione delle conquiste tecnologiche. Quando Mario lanciò la sua sfida, a Mornico al Serio in provincia di Bergamo, era da poco decollata la spinta industriale.
Dal niente della partenza, la Pedrali è diventata un colosso. Basterà dire che si distende su qualcosa come 100 mila mq, esporta in oltre cento Paesi e dà lavoro a 300 dipendenti, una quarantina dei quali in un'altra azienda avviata a Manzano, in provincia di Udine. A Mornico si producono capi di arredamento in acciaio, plastica, imbottiti; nel Friuli si lavora il legno. Monica fa da guida a "Réservé" nel lungo itinerario delle meraviglie: "Papà era un piccolo artigiano con molta grinta addosso e pari lungimiranza. Scelse la lavorazione di arredi in metallo da giardino e vide giusto.
Conquistò in fretta i primi avamposti nei giardini di alberghi e residenze dei laghi di Garda e di Como, poi puntò subito sulla Svizzera, primo passaggio obbligato il Ticino".
Con il passaparola in Svizzera iniziarono a utilizzare sedie e tavoli Pedrali già negli anni Sessanta. Il grande cambiamento è intervenuto negli anni Settanta quando il timoniere bergamasco cominciò a collaborare con architetti molto attivi nella progettazione di alberghi di lusso e in parallelo esponendo a fiere internazionali. Mossa azzeccata. Monica riprende la narrazione: "Si ampliò in tal modo la rosa di alberghi, ristoranti, esercizi pubblici che impiegavano i nostri arredi in ferro battuto.
E ben presto dall'outdoor si passò anche l'indoor. Altro aspetto di rilievo: noi produciamo tutto su commessa, quindi con quella personalizzazione che fa la differenza. Un prodotto industriale, molto resistente, funzionale anche come disegno e come stile, ma al tempo stesso creato ad hoc. I nostri prodotti si armonizzano in qualsiasi ambiente, con un look mirato per la ristorazione e per l'hospitality e oggi la produzione viaggia sugli interni quanto sugli esterni".
All'improvviso, giusto un anno fa, sulla scena dei giorni ecco l'irruzione sconvolgente del coronavirus. E nella sua scia le clausure forzate, gli stili di vita rivoluzionati, ristoranti e bar chiusi a corrente alternata, mille precauzioni, in primis lo stare all'aperto, che è un sinonimo dell'arredo Pedrali. "La nostra filosofia – continua Monica – è che anche da grandi difficoltà possono nascere opportunità. Abbiamo notato segnali di ripresa già subito dopo il trauma iniziale, con molte richieste per l'outdoor.
In questi ultimi dieci anni c'è stata un'impennata proprio per gli spazi esterni. I progettisti ci dicono che sta cambiando il gusto per come dovranno essere caffetterie e ristoranti nel futuro. Si assiste ad una grande rivalutazione degli spazi esterni, che stanno diventando una priorità. Noi abbiamo creato tavoli completamente realizzati in metallo nella misura 1x1 m. Migliorata anche la qualità delle superfici: tutti i nostri tavoli sono fatti con ottime materie prime, con ripiani in marmo, antibatterici, facili da pulire, sanificabili, tutti attributi per i quali si assiste ad una naturale attenzione in più".
E così, nel maggio 2020 nasce la star Panarea di CMP Design, una nuova collezione molto innovativa realizzata con prodotti intrecciati in corda di polipropilene che è un materiale ecologico, termoregolante e traspirante, riciclabile e assolutamente non tossico, resistente a funghi, batteri, luce solare, umidità, cloro. Ha anche il vantaggio di un'asciugatura rapida, facile da pulire e igienizzare.
D'obbligo sapere come si senta la tradizione confrontata con una sfida da futuro anteriore, del tutto imprevista e imprevedibile come questa pandemia. Le parole chiave legate al marchio
Pedrali sono da sempre bellezza, tradizione, innovazione e, ora, anche sostenibilità. Monica trova una metafora nei quattro punti cardinali che attraversano 58 anni di storia, proiettati con determinazione e saldezza nel futuro e conclude: "I nostri 4 pilastri sono la fedeltà alle radici, la creatività nella continuità, l'eleganza come punto d'arrivo del processo produttivo, l'attenzione all'ambiente e al clima. Non è un caso se nel 2019 siamo stati invitati alla conferenza internazionale Design for Sustainability bridging Italian and German creativity for sustainable development che ha avuto luogo all'ambasciata italiana di Berlino. Con orgoglio ci sentiamo un po' ambasciatori della necessità di favorire uno sviluppo e una crescita ecosostenibili".
La svolta ambientale poggia su due collezioni di sedie
Ci sono due stelle che brillano nel firmamento Pedrali della sostenibilità e i loro nomi sono Remind recycled grey, disegnata da Eugeni Quitllet, e Babila XL recycled grey, disegnata da Odo Fioravanti, ultima nata di questa famiglia. Sono due modernissime collezioni di sedie, con le quali c'è stata subito un'adesione d'istinto all'esigenza di migliorare l'impatto sull'ambiente con coerente seguito di proposte. È una filosofia che si traduce in un'autentica svolta. Alla base c'è l'uso di un materiale composto per il 50% da scarto di materiale plastico post consumo (prodotti precedentemente utilizzati dai consumatori, come bottiglie di plastica o imballaggi alimentari) e per il 50% da scarto di materiale plastico industriale (l'azienda da sempre reinserisce nel processo produttivo parte degli scarti interni delle proprie fabbriche). "Questo mix consente di avere un prodotto green qualitativamente avanzato, capace di garantire perfomance meccaniche di alto livello. Ricavare il 50% di tale materiale da scarti di post consumo significa selezionare, smistare e recuperare un materiale che altrimenti dovrebbe essere smaltito. E sono necessari test e analisi accurate per far sì che questo diventi una materia prima con la quale realizzare un arredo", argomenta Giuseppe Pedrali. Proprio di recente la Pedrali ha ottenuto la certificazione Corporate Carbon Footprint rilasciata dopo la misura dell'ammontare dell'emissione di gas a effetto serra prodotti dalla fabbrica.
Sottolineatura finale: "Quando a Mornico abbiamo introdotto il magazzino automatizzato alto 30 metri, che contiene 17 mila bancali movimentati automaticamente, si sono temuti tagli nei posti di lavoro.
Al contrario, grazie a questi cambiamenti abbiamo potuto valorizzare l'aggiornamento professionale, migliorando l'efficienza nei reparti, mantenendo la competitività e salvaguardando l'occupazione".
E il padre-fondatore Mario Pedrali si è visto assegnare come meritato riconoscimento alle sue intuizioni il Premio della Fondazione Adriano Olivetti come imprenditore olivettiano con i relativi valori, quali la crescita dell'azienda non solo dal punto di vista economico ma anche sociale, portando il criterio della bellezza dentro la fabbrica.