Ajla Del Ponte si racconta
L'atleta svizzera dell'anno 2020 si racconta tra tavola e fornelli
Tra mille incertezze e peripezie, cambiamenti e adattamenti di programma, e quant'altro imposto dalla pandemia, proprio il 2020 ha visto Ajla Del Ponte diventare una velocista di primo piano sulla scena atletica mondiale. Sportiva ticinese e atleta svizzera dell'anno, miglior tempo europeo stagionale sia nei 60m indoor (7''20, nuovo record nazionale) sia nei 100m outdoor (11''08, nuovo primato personale), doppia vincitrice in Diamond League – prima svizzera nella storia - nei 100m a Monaco e Stoccolma): semplicemente spettacolare. E il 2021 è ora già (ri)proiettato – dopo il rinvio forzato dello scorso anno – verso le Olimpiadi di Tokyo in calendario dal 24 luglio al 9 agosto. Ma con la 24enne valmaggese di Bignasco, portacolori dell'us Ascona, stavolta e in questa sede chiacchieriamo di tutt'altro, ovvero di cucina e alimentazione, e di relative abitudini, scelte ed esperienze. E da questa chiacchierata esce un bel ritratto "alternativo" di una ragazza semplice e solare, e che pure ai fornelli e a tavola si sente, in tutto e per tutto, cittadina del mondo.
Ajla, che rapporto hai con la cucina, intesa come alimentazione, ma anche come piacere di cucinare per te stessa, per la famiglia o per gli amici?
Il mio rapporto con la cucina è sempre stato quello di una persona… ghiotta. Ho sempre avuto molto piacere nel mangiare, e questo mi è stato trasmesso soprattutto dalle donne della mia famiglia. I pasti delle mie nonne, di mia mamma e i dessert di mia zia che è pasticcera, sono molto legati ai ricordi. Un profumo, un gusto, mi rimanda indietro nel tempo. Quindi direi un rapporto ghiotto e affettivo. Purtroppo, però, non sono un asso in cucina...
Conciliare la vita di studentessa (avviata al Master in italiano e storia) con quella di atleta ad altissimo livello credo non sia semplice anche a livello di ritmi e di scelte alimentari: da una parte sei sempre un po' di… corsa, e dall'altra non puoi certo sottovalutare/trascurare la tua alimentazione.
Arrivare all'università per me è stato effettivamente un po' traumatico, soprattutto perché è coinciso con il primo salto a livello professionale in atletica. Inizialmente, per il poco tempo, si va avanti di piatti che possono essere preparati in fretta: pasta, riso, insomma, troppe poche verdure e poco equilibrio. Con l'avanzare del tempo poi mi sono abituata e mi sono fatta un'educazione alimentare, trovando il tempo di cucinare bene e con gli alimenti che mi permettono di integrare ciò di cui il corpo necessita.
Come sono cambiate in questi ultimissimi anni nelle tue scelte alimentari, in funzione del fatto di dover essere sempre al top della forma?
Sono cambiate poco: vado sempre a fare la spesa con il principio che nel mio piatto ci devono essere almeno 3 colori diversi, e che devo avvicinarmi il più possibile a 5 porzioni di frutta e verdura giornaliere. La mia attenzione si è piuttosto spostata sulla qualità: non ho mai comprato cose surgelate, evito i cibi preparati e provo nel limite del possibile a comprare locale.
Mangi di tutto? O magari sei vegetariana, o vegana, o altro? Mangio di tutto, anche se – come piace scherzare alla mia famiglia – non apprezzo particolarmente i broccoli. Da due anni a questa parte, anche perché un mio caro amico è vegano, sperimento un po' in questa branche della cucina, restando comunque una che apprezza i prodotti animali come formaggio, miele e carne. Ma è proprio per il rispetto dell'animale e della natura, che provo a comprare locale.
Sei seguita da un nutrizionista o comunque da uno specialista dell'alimentazione?
Non ho ancora fatto questo passo, ma uno dei miei allenatori, Raphaël Monachon, è specialista dell'alimentazione e quindi gli chiedo volentieri consigli e pareri. È particolarmente utile e divertente quando non so cosa cucinare dopo un allenamento, perché lui ha sempre delle bellissime idee.
Ticinese, un po' bosniaca, un po' romanda per motivi di studio, anche un po' olandese e sudafricana per scelte… atletiche: quali "influenze" hanno avuto e hanno sulla tua alimentazione tutte queste differenti realtà?
Questo mio lato un po' cosmopolita e di cittadina del mondo è sicuramente utile anche per la mia alimentazione.
Quando sono all'estero e ho malinconia, mi preparo un risotto. A Losanna provo a sperimentare e cucinare i peperoni ripieni di mia nonna materna, mentre quando mi manca il sole sudafricano preparo un tipico piatto della nostra "guesthouse" di Potchesfroom: asparagi, zucca al miele, mais e T-bone. Dall'olanda – dove mi sono trasferita al seguito del mio allenatore Laurent Meuwly – ho preso invece soprattutto gli spuntini con tanto di burro d'arachidi e hagelschlag... Insomma è un grande mix che racchiude tutte le mie esperienze.
Chiusura scontata: il tuo menù preferito, bibita compresa.
Aiuto! Domanda difficile... Per menù non intendo peraltro quello abitualmente proposto nei ristoranti, con primo, secondo e dessert, ma è costituito solo dalle cose che più amo: insalata con barbabietole, pere e semi, peperoni ripieni della nonna, baklava. Per la bibita direi acqua, o una buona weiss o un buon vino, ma solo un bicchiere il sabato sera!