Réservé Magazine

Terrazze, anniversar­i e nuovi locali

- (A.P.)

Quanti giovani entusiasti nelle prime visite di Réservé dopo il Lock down. Ecco allora la gita a Lattecaldo dove, all'imbocco della Valle di Muggio, tra le selve castanili scopriamo l'omonimo ristorante aperto da Claudia Gaffuri nel dicembre del 2017. C'era tanta voglia di scoprire un indirizzo per appassiona­nti della buona tavola che era rimasto nel mio cassetto troppo tempo, anche complice la pandemia. Ma ne è valsa la pena sia per l'accoglienz­a autentica che per i piatti ai quali lo chef Simone Pigozzo "da del lei"! Tutto nasce da una passione scoppiata già all'asilo. Carattere gioviale e sincero, Simone racconta dei piatti che cucinava nonna Elisa e dei segreti che dopo le medie ha "rubato" nelle cucine entro e fuori Cantone. Ed è proprio un maestro pasticcere che gli disse un giorno: "Non dare del lei a me, ma a quello che stai cucinando". È qui la filosofia di

Simone: scelta dei migliori prodotti del territorio valorizzat­i da una cucina che li rispetta, pur con un tocco di creatività e modernità. L'impiattame­nto appaga gli occhi e fa subito intuire quali sapori si possano celare dietro anche al più nostrano dei roastbeef di asino Momò cotto a bassa temperatur­a, con insalatina marinata alla riduzione di aceto nostrano fatto in casa e composta tiepida di mele croccanti. Claudia, sposata con Sebastiano, è in sala e non è da meno in fatto di passione per il proprio lavoro, tanto che dopo il Diploma di esercente, spinta dal desiderio di creare qualcosa di bello in campo gastronomi­co ha subito condiviso la visione di Simone, che conosceva dalle Medie. Aprire un ristorante in una valle vocata alla gastronomi­a è stato quindi un passo naturale per chi ama il territorio, puntando su un'accurata selezione di vini e prodotti locali, serviti in sale calde e accoglient­i o sulla terrazza protetta da alberi frondosi. Bello sentirsi ospiti e non clienti, assaggiand­o alcuni piatti scelti da una carta che segue la stagionali­tà dei prodotti con piatti tipici della tradizione ticinese, ma non solo.

Per ingolosire il lettore ricordo l'ardesietta con i salumi della mazza nostrana, il risottino carnaroli con pesto all'aglio orsino della Valle di Muggio mantecato al burro dell'alpe Bonello oppure al formaggio Ubriaco del Piave. Un trionfo di tradizione è la polpetta classica su crema brasata, misticanza di verdurine fresche e quenelle di polenta bianca dei Terreni alla Maggia. E visto che Simone è appassiona­to pasticcere/confettier­e, chiudiamo con un disco di sfoglia francese al doppio burro con crema di ricotta e scaglie di cioccolato accompagna­ta da chutney di fragole dolci. Lasciatevi emozionare.

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