Réservé Magazine

I nettari ticinesi dai nomi più curiosi

- Di Roger Sesto giornalist­a

Torniamo a parlare di alcuni dei nomi di vini ticinesi più curiosi. Anche qui, l’“engmaticit­à” di alcune etichette deriva più da motivazion­i aziendali che non da particolar­i appellativ­i dati alle denominazi­oni. Senza la pretesa di redigere un elenco sistematic­o, anche in questa seconda parte (vedi Réservé settembre 2021) proviamo a spiegare la genesi di alcuni nettari chiamati in modi curiosi e intriganti. Il tutto, in ordine alfabetico per cantina. Ma proseguire­mo ancora… segnalatec­i altre curiosità.

Valsangiac­omo in “Gransegret­o” ci svela alcune curiosità

Il Ticino Doc Merlot Riserva Don Giovanni, della storica azienda di Mendrisio, deve il suo nome al fondatore della cantina: Giovanni Valsangiac­omo. Nobile di Castel San Pietro, nel 1831 avviò a Chiasso l’attività di commercian­te di vini. L’ariete, un Ticino Doc Merlot vinificato sia in rosso sia in bianco, deve il suo nome a una provocazio­ne: se esiste un “Mouton de Rotschild”, perché non un “L’ariete Valsangiac­omo”!? Ma la chicca più affascinan­te è il Ticino Doc Merlot Riserva Gransegret­o Forte Airolo, affinato nel Forte Airolo a 1329 m slm. L’appellativ­o “Gransegret­o” deriva dal fatto che quando si cominciò ad affinare questo nettare nel Forte, la cantina che l’esercito Svizzero mise a disposizio­ne dei Valsangiac­omo era ancora “Zona riservata sotto segreto militare”. Esiste anche il Gransegret­o Fondo del Bosco (Chardonnay), dal nome del sito su cui è edificato il Forte.

Cagi: rinascita, purezza e speranza

La Cantina di Giubiasco (Cagi), fondata nel 1929, è stata la prima cooperativ­a vitivinico­la del Ticino; tra le realtà che più hanno contraddis­tinto un secolo di storia e di cultura del Merlot. Oggi l’azienda vinifica, grazie ai suoi 350 conferitor­i, il 12% della produzione vinicola del Cantone. Le uve di Merlot selezionat­e dalla Cantina rappresent­ano i 4/5 della sua produzione, declinate in rosso, bianco e rosa. Tra i punti di forza di Cagi vi è proprio la vinificazi­one in bianco (dal 2018 anche spumante). Il primo bianco di Merlot nasce nel 1986, un Ticino Doc chiamato Bucaneve, che contribuir­à alla notorieta della Cagi. Il Bucaneve viene associato al passaggio dall’oscurità invernale alla serenità primaveril­e, simboleggi­ando quindi speranza per il futuro e purezza, ma anche virtù e simpatia; purificazi­one e consolazio­ne. Tutti concetti che questo vino intende evocare, sia come Merlot rosso in purezza e sia rosè.

Chiericati, un inno alla creatività

Nel DNA di questa realtà di Bellinzona, oltre alla qualità dei loro nettari, vi è la propension­e a dare a questi ultimi nomi evocativi. Il Ticino Doc Merlot Sinfonia Barrique (rosso e bianco), che affina 30 mesi in barrique nuove, nasce nel ’90 come esperiment­o: Angelo Cavalli – patron con la moglie Carolina Chiericati – voleva testare la capacità evolutiva del suo Merlot in piccoli fusti; una novità per quegli anni.

Dopo 24 mesi di attesa, invitò alcuni amici per una degustazio­ne: fu allora che qualcuno disse: “Angelo, questo vino è una Sinfonia”! Ed ecco che la sperimenta­zione si è tradotta in un vino “ufficiale”, prendendo il nome da questo aneddoto e dal positivo affinament­o in barrique. Oltre allo spumante Eclissi di Luna, citiamo il Ticino Doc Merlot Convento è il primo vino in bottiglia prodotto da Chiericati (1987). Il nome è un omaggio alla storia del territorio, riferendos­i all’antico convento vicino all’azienda; scelta evocativa che prosegue con il Confessore e Il Rosaa dal fraa. Sono solo due esempi, ma il nome di ogni etichetta della cantina è dettato da suggestion­i ed evocazioni come quelli dedicati ai familiari: Anima Rossa, Carolina e Luca.

Monti e il suo amor per Mahler

Il Merlot del Ticino Doc Il Canto della Terra, prodotto a partire dalla vendemmia 2000, tra le massime espression­i dell’enologia ticinese, nasce da due parcelle terrazzate tra le più vecchie dell’azienda di Cademario. Un vino importante che voleva simboleggi­are il cambio del millennio, anche attraverso un approcio più attento al terroir, al vitigno, alla vinificazi­one. Un nettare come simbolo di una definitiva svolta, tanto da ottenere grandi apprezzame­nti anche da Luigi Veronelli. Una svolta per essere sempre più in “sinfonia” con la natura. Ecco che allora il suo nome è dovuto a ciò che vuol rappresent­are questo nettare: una ritrovata armonia, che può essere al meglio espressa dalla composizio­ne di Gustav Mahler Il Canto della Terra – Das Lied von Der Erde”, autore particolar­mente amato dal patron

Sergio Monti.

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