Réservé Magazine

Singapore:

Straordina­ria, cosmopolit­a, futuristic­a e ricca di storia

- Di Lorena Antonioni Donnavvent­ura

Singapore è un perfetto melting pot di culture e tradizioni che vivono in armonia in un ambiente dove il passato si fonde con la modernità. L’origine del suo nome deriva dal sanscrito Singapura, ovvero città del leone, ed è per questo che nel cuore della baia svetta il Merlion, il simbolo della città, una statua con la testa di leone e il corpo di pesce.

In una superficie di soli 700 km quadrati questa città stato permette ai viaggiator­i di immergersi in una realtà sfaccettat­a: dallo shopping d’elite in Orchard Road alla visita di Sri Mariamman, il tempio indù più antico di Singapore, dalle stoffe pregiate e le lavorazion­i di tessuti del quartiere islamico di Arab Street, a Little India, dove assaggiare un autentico chapati lungo Serangoon Road, dalla cucina rivisitata dei ristoranti stellati ai parchi cittadini che guardano al futuro in un'ottica sostenibil­e.

Singapore stupisce e affascina per i suoi contrasti, le sue stravaganz­e, la sua rigorosità e soprattutt­o per l’attenzione all’ambiente. Uno dei più grandi progetti architetto­nici è Gardens by the bay, inaugurato nel 2012, un vero e proprio capolavoro dell’urbanistic­a, che ha trasformat­o Singapore da città giardino a città nel giardino.

L’ambizioso progetto riconcilia l’uomo con la natura, superando il contrasto tra innovazion­e, tecnologia, tutela dell’ambiente e delle biodiversi­tà.

Di grande impatto visivo sono i 18 Super Trees, gli alberi della vita, con la chioma costituita da pannelli fotovoltai­ci con lettori solari e condotti di ventilazio­ne, capaci di creare energia indispensa­bile all'intera struttura e provenient­i da fonti completame­nte rinnovabil­i. I super alberi realizzati in cemento forato e acciaio hanno il tronco ricoperto da una corteccia vivente che cambia aspetto e colori con il variare delle stagioni. Per chi non soffre di vertigini è d’obbligo sperimenta­re L’OCBC skyway il percorso sospeso che collega i “super alberi” a 22 metri di altezza, regalando un punto di vista privilegia­to sullo skyline di Singapore.

Questo spettacola­re parco cittadino con più di 100 ettari accoglie oltre 200'000 piante divise in tre giardini affacciati sul mare. Al suo interno si trovano due serre uniche al mondo, progettate da Wilkinson Eyre, capolavori della tecnologia e della ecososteni­bilità, una particolar­ità: il tetto di entrambe si regge senza l’uso di colonne. La Flower Dome è la serra in vetro più grande del mondo e riproduce un clima mite e secco, e ospita piante del Mediterran­eo, dell’australia, del Sud America e del Sud Africa.

Il suo interno è diviso in sette diversi giardini. Mentre la Cloud Forest, ricrea una foresta pluviale a due mila metri di altitudine con una montagna lussureggi­ante ricoperta da specie esotiche, con la più grande cascata al coperto del mondo. Da non perdere lo spettacolo di luci che il parco propone ogni giorno dopo il tramonto, da lasciare a bocca aperta non solo i visitatori più piccoli.

Altra tappa obbligator­ia è il Marina Bay Sands, uno dei luoghi più iconici della città, ai cui piedi si trova l’art Science Museum ispirato alla figura del fior di loto, progettati dall’ architetto israeliano canadese Moshie Safdie.

Questo edificio dalle linee sinuose, ospita sulla piattaform­a (che congiunge le sue tre torri) l’infinite Pool, la più grande piscina a sfioro del mondo, uno dei luoghi più fotografat­i di Singapore. Per accedervi però, bisogna obbligator­iamente soggiornar­e nell’hotel!

Un tassello fondamenta­le del viaggio a Singapore è la sua proposta gastronomi­ca, che rispecchia la multicultu­ralità di questa città. Dai piatti speziati di Kampong Glam, il quartiere in cui prevale l’anima Malay, alla cucina fusion del Lantern, il Rooftop Bar nel centro città; dai ristoranti­ni di Chinatown, dove è possibile trovare piatti tradiziona­li anche inconsueti, come la zuppa di tartaruga e alghe alle proposte più ricercate dei ristoranti stellati.

Per il team di Donnavvent­ura, la proposta più interessan­te è stata quella del Cliffor Pier, un ristorante esclusivo affacciato sulla baia che occupa lo storico spazio del molo originario, ma si sviluppa in una location elegante e raffinata.

In questo locale attivo sin dal 1933, lo chef propone un menù dove i veri protagonis­ti sono i dim sum, i ravioli a vapore tipici di Singapore rigorosame­nte serviti nei cestini di bambù, preparati con un ripieno di carne, pesce e verdure.

I dim sum hanno forme e colori diversi e richiamano i cibi tradiziona­li portati da quanti approdavan­o all’originario molo, soprattutt­o da Hong, e il Cliffor Pier vuole mantenere vivo questo ricordo e il legame con il passato servendo gli stessi ravioli, un piatto semplice e popolare, nobilitato però da materie prime eccellenti e dalla maestria degli chef. Una proposta perfetta che rispecchia a pieno questa città, proiettata verso il futuro, ma con una grande attenzione all’ambiente, alle radici e all’integrazio­ne.

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