Brunch: tra cacciatori, digiuni e alzate di gomito
Al di là delle origini oggi è occasione per gustare buffet variati e gustosi senza dover pranzare in modo impegnativo
È opinione diffusa che la parola brunch sia stata coniata dallo scrittore inglese Guy Beringer nel 1895. Il termine, che è entrato stabilmente nella lingua italiana negli anni Sessanta del Novecento, è una fusione delle parole “br[eakfast]” e “[l]unch”, “colazione” e “pranzo”. In sostanza il brunch è un pasto consumato in tarda mattinata che si sostituisce al pranzo. Qualche storico dell’alimentazione pensa che il pasto abbia a che fare con le abitudini culinarie dei cacciatori inglesi che non disdegnavano un pasto a più portate a base di fegatini di pollo, uova, carne, pancetta, frutta fresca e dolci. Altri sostengono che il brunch domenicale derivi dalla pratica dei cattolici di digiunare prima della messa per poi abbuffarsi a mezzogiorno.
Se è vero che breakfast significa “rompere il digiuno” non ci sono prove certe che il brunch abbia connotati religiosi. Tali interpretazioni alimentano la fantasia di chi, in assenza di prove certe, si nutre di leggende. Inoltre, da che mondo è mondo nutrirsi a intervalli regolari è preferibile a grandi abbuffate. Pertanto, sarebbe lecito chiedersi per quale motivo sarebbe necessario accorpare due pasti. Stando a Beringer, che dava in pasto alle sue lettrici e ai suoi lettori tante proposte alcoliche e culinarie, il brunch serviva a chi aveva alzato troppo il gomito il sabato sera. Da buon affabulatore proponeva che il brunch non fosse un mero pasto ma un momento in cui condividere, tra una portata e l’altra, i racconti annebbiati dai bicchieri di gin e vino tracannati la sera precedente in compagnia degli amici. In poche parole, il brunch non sarebbe servito solo a scrollarsi di dosso il mal di testa ma a rendere socievoli e allegri.
Fin qui le leggende. In realtà, studi recenti indicano che il brunch fosse già in voga a fine Ottocento tra gli studenti dell'università di Oxford. Il che non è un caso. Oxford eccelle nella ricerca e anche, se non sempre in cucina, almeno nelle cantine dei suoi collegi che, stando alle fonti, sarebbero tra le meglio fornite del mondo. Ironicamente il brunch, proprio a Oxford, dove il pasto era nato per far passare il doposbronza, è diventato, per alcune persone, un’occasione ghiotta per trascorrere due ore della domenica a mangiare e a bere a più non posso per una cifra tutto sommato modica.
Più spesso, specie per chi frequenta i ristoranti degli hotel, il brunch è un’ occasione per gustare buffet intigranti, variati e stuzzicanti, senza l’assillo di pranzare in modo impegnativo.