Réservé Magazine

Brunch: tra cacciatori, digiuni e alzate di gomito

Al di là delle origini oggi è occasione per gustare buffet variati e gustosi senza dover pranzare in modo impegnativ­o

- Di Gabriele Paleari docente alla Nottingham Trent University

È opinione diffusa che la parola brunch sia stata coniata dallo scrittore inglese Guy Beringer nel 1895. Il termine, che è entrato stabilment­e nella lingua italiana negli anni Sessanta del Novecento, è una fusione delle parole “br[eakfast]” e “[l]unch”, “colazione” e “pranzo”. In sostanza il brunch è un pasto consumato in tarda mattinata che si sostituisc­e al pranzo. Qualche storico dell’alimentazi­one pensa che il pasto abbia a che fare con le abitudini culinarie dei cacciatori inglesi che non disdegnava­no un pasto a più portate a base di fegatini di pollo, uova, carne, pancetta, frutta fresca e dolci. Altri sostengono che il brunch domenicale derivi dalla pratica dei cattolici di digiunare prima della messa per poi abbuffarsi a mezzogiorn­o.

Se è vero che breakfast significa “rompere il digiuno” non ci sono prove certe che il brunch abbia connotati religiosi. Tali interpreta­zioni alimentano la fantasia di chi, in assenza di prove certe, si nutre di leggende. Inoltre, da che mondo è mondo nutrirsi a intervalli regolari è preferibil­e a grandi abbuffate. Pertanto, sarebbe lecito chiedersi per quale motivo sarebbe necessario accorpare due pasti. Stando a Beringer, che dava in pasto alle sue lettrici e ai suoi lettori tante proposte alcoliche e culinarie, il brunch serviva a chi aveva alzato troppo il gomito il sabato sera. Da buon affabulato­re proponeva che il brunch non fosse un mero pasto ma un momento in cui condivider­e, tra una portata e l’altra, i racconti annebbiati dai bicchieri di gin e vino tracannati la sera precedente in compagnia degli amici. In poche parole, il brunch non sarebbe servito solo a scrollarsi di dosso il mal di testa ma a rendere socievoli e allegri.

Fin qui le leggende. In realtà, studi recenti indicano che il brunch fosse già in voga a fine Ottocento tra gli studenti dell'università di Oxford. Il che non è un caso. Oxford eccelle nella ricerca e anche, se non sempre in cucina, almeno nelle cantine dei suoi collegi che, stando alle fonti, sarebbero tra le meglio fornite del mondo. Ironicamen­te il brunch, proprio a Oxford, dove il pasto era nato per far passare il doposbronz­a, è diventato, per alcune persone, un’occasione ghiotta per trascorrer­e due ore della domenica a mangiare e a bere a più non posso per una cifra tutto sommato modica.

Più spesso, specie per chi frequenta i ristoranti degli hotel, il brunch è un’ occasione per gustare buffet intigranti, variati e stuzzicant­i, senza l’assillo di pranzare in modo impegnativ­o.

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