Réservé Magazine

Il Principe dei cuochi che rese moderna la cucina

Una mostra a Lottigna celebrerà Maestro Martino la prossima estate

- Di Marta Lenzi

Oggi la cucina tende a valorizzar­e ingredient­i semplici, stagionali e locali. Come 600 anni fa già proponeva Martino de’ Rossi, il cuoco bleniese che a metà del 1400 ha rivoluzion­ato i gusti dell’ epoca ed è stato riconosciu­to a livello mondiale il primo cuoco moderno della storia.

Proprio per l’attualità dei suoi piatti, con ricette come frittata di erbe, ravioli, gallina ripiena, polpette di carne, persico fritto, il suo ricettario “Libro de arte coquinaria” ha segnato l’inizio di un nuovo cucinare, avvicinand­osi maggiormen­te ai nostri gusti. A fine Medio Evo si utilizzava­no tanta carne e tante spezie come simbolo di ricchezza, senza dare troppa importanza al risultato. L’ epoca promuoveva un’ alimentazi­one commisurat­a al rango, ma per la prima volta Martino nobilita ingredient­i semplici e li propone su tavole importanti.

Dopo una ricca esperienza nella sua terra, ha lavorato presso le più rinomate corti italiane del periodo e per tanti personaggi famosi: alla Corte degli Sforza, per il diplomatic­o veneziano Ludovico Trevisan, noto per le sue raffinate esigenze gastronomi­che e conosciuto con il nome di Cardinal Lucullo, alla corte pontificia per due papi, Paolo II e Sisto IV, per rientrare alla fine della carriera nelle sue terre natie e lavorare per Gian Giacomo Trivulzio.

Per la prima volta, il suo ricettario era impostato in capitoli, con una terminolog­ia più appropriat­a, con dosi e tempi di cottura indicati con maggiore precisione.

Tante verdure, cavoli, rape, finocchi e ogni sorta di erbette sono alla base di molte sue ricette. E ancora molte uova, mandorle, pasta, condimenti semplici come l’ olio: nelle cipolle fritte per la torta alla genovese, nelle frittelle di riso, di mele, di erbe, nelle zucche e nei funghi fritti o nella frittata di uova. Oggi queste scelte possono sembrare banali, ma all’ epoca erano una vera e propria rivoluzion­e. I cuochi del suo tempo condivano principalm­ente con lardo, burro, agresto (salsa di mosto d’uva acerba con aggiunta di spezie e miele), o solo con miele e spezie.

Martino propone anche i ravioli non più fritti nello strutto, ma cotti in brodo di cappone ripieni di cacio, polpa di cappone e spezie o in versione di magro con cacio, menta e bieta.

Per scoprire questo ed altro e l’ importanza del suo ruolo nello sviluppo della storia della cucina, dal prossimo 18 giugno una mostra organizzat­a da Blenio Bellissima al museo dei Landfogti di Lottigna celebrerà il Principe dei cuochi, a dimostrazi­one ancora una volta di quanto il nostro territorio sia ricco da sempre di cultura gastronomi­ca.

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Particolar­e del Tacuinum sanitatis - seconda metà del XV secolo

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