Abitare

La seconda vita di Kubeflex

A New Lease of Life for Kubeflex

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Kubeflex is an experiment­al summer house designed by Arne Jacobsen in 1969. This modular house, of which just one prototype was produced for a trade fair in 1970, is made up of six cubes with 10-square-metre sides. The rooms are electrical­ly heated (with a fireplace in the living room), and there is a kitchen, bathroom and furnished bedroom. Designed to become a democratic, mobile alternativ­e for summer holidays, it was not a commercial success and never went into production, remaining nothing more than an exercise in design for the Danish master, who actually used the prototype himself as his house in the country. Now that it no longer serves that purpose, Kubeflex has been re-assembled in the Danish town of Kolding, in the garden of the Trapholt museum, home to one of Scandinavi­a’s most important design collection­s Kubeflex è una casa sperimenta­le disegnata da Arne Jacobsen nel 1969 e realizzata per una fiera in un unico esemplare nel 1970. Questa casa modulare, composta da sei cubi con facce di 10 metri quadrati, dotata di riscaldame­nto elettrico, living con camino, cucina, bagno e camera arredata, non fu mai un successo commercial­e. Pensata per diventare un’alternativ­a democratic­a e mobile per le vacanze estive, rimase un esercizio progettual­e del maestro danese. Tant’è che il prototipo esecutivo diventò la residenza di campagna degli Jacobsen. Esaurita anche questa funzione, oggi è stata rimontata a Kolding, in Danimarca, nel giardino del Trapholt, museo che ospita una delle collezioni di design più importanti di tutta la Scandinavi­a. (MS)

La casa modulare sperimenta­le di Arne Jacobsen approda al museo Arne Jacobsen’s experiment­al modular house goes to the museum

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 ??  ?? Issey Miyake, No.1 Dress, No.1 Jacket (2010). Gli abiti dalle mille sfaccettat­ure disegnati da Issey Miyake fluttuano nello spazio come sculture senza materia; senza curarsi degli aspetti più correnti della moda – il sex appeal, lo status – ma con il solo obiettivo di «trovare una relazione interessan­te tra un pezzo di stoffa e il corpo umano». Stilista e designer fuori dagli schemi, nato a Hiroshima nel 1938, Miyake da quarant’anni sperimenta tecniche, materiali, lavorazion­i. Non solo nel mondo del tessuto: con le sue poetiche lampade di carta (prodotte da Artemide) ha vinto nel 2014 il Compasso d’Oro e al Salone del Mobile 2016 di Milano porterà una collezione per la tavola di ceramiche, vetri e tessili (Iittala). Intanto a fare il punto sul suo lavoro è il National Art Center di Tokyo con la mostra The work of Miyake Issey (dal 16 marzo al 13 giugno). (Sa.B)
Issey Miyake, No.1 Dress, No.1 Jacket (2010). Gli abiti dalle mille sfaccettat­ure disegnati da Issey Miyake fluttuano nello spazio come sculture senza materia; senza curarsi degli aspetti più correnti della moda – il sex appeal, lo status – ma con il solo obiettivo di «trovare una relazione interessan­te tra un pezzo di stoffa e il corpo umano». Stilista e designer fuori dagli schemi, nato a Hiroshima nel 1938, Miyake da quarant’anni sperimenta tecniche, materiali, lavorazion­i. Non solo nel mondo del tessuto: con le sue poetiche lampade di carta (prodotte da Artemide) ha vinto nel 2014 il Compasso d’Oro e al Salone del Mobile 2016 di Milano porterà una collezione per la tavola di ceramiche, vetri e tessili (Iittala). Intanto a fare il punto sul suo lavoro è il National Art Center di Tokyo con la mostra The work of Miyake Issey (dal 16 marzo al 13 giugno). (Sa.B)
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