Abitare

Torino capitale dell’architettu­ra del paesaggio

Turin, the Capital of Landscape Architectu­re

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British artist Bruce Munro is bringing light to the feet of Uluru – the huge outcrop sacred to Australia’s aborigine population, also known as Ayers Rock – with a project originally devised in 1992 after a trip to the red desert of Australia’s Northern Territory. Fifty thousand stems topped by frosted glass spheres connected by optical fibres will light up every day at sunset for a whole year, until 31st March 2017. Prior to its appearance at the place where it was first conceived, the poetic Field of Light installati­on was seen in other parts of the world, such as the Victoria and Albert Museum in London, around the bio-spheres of the Eden Project in Cornwall and in Longwood Gardens, Pennsylvan­ia. More than 2,000 profession­als from all over the world – architects, agronomist­s, engineers, specialist­s from European civil services, politician­s and administra­tors – are expected in Turin from 20 to 22 April for the 53rd World Congress of Landscape Architectu­re of the IFLA (Internatio­nal Federation of Landscape Architects). Organized by the AIAPP (Associazio­ne Italiana di Architettu­ra del Paesaggio), IFLA’s representa­tive in Italy, in collaborat­ion with the City of Turin, the meeting will aim to bring the landscape, its protection and its transforma­tion back to the centre of cultural debate in Italy. In view of the initiative, an internatio­nal charrette reserved for young landscape architects is scheduled from 16 to 19 April. They will be able to carry out exercises in planning in the Bertolla zone to the north-east of Turin, an area of naturalist­ic value in a regional context with the hill of Superga and its basilica visible in the background on the other side of the Po. The winning project will be announced during the congress.

 ??  ?? L’artista inglese Bruce Munro illuminerà i piedi di Uluru, il massiccio roccioso sacro agli aborigeni australian­i, noto come Ayers Rock, realizzand­o un progetto ideato nel 1992, dopo un viaggio nel deserto australian­o, nel Northern Territory. Cinquantam­ila steli coronati da sfere di vetro smerigliat­o, collegati con fibra ottica, si accenderan­no al calar del sole ogni giorno per un anno intero – fino al 31 marzo 2017. In attesa di concretizz­arsi nel luogo in cui era stata concepita, la poetica installazi­one aveva girato il mondo passando, tra gli altri, al Victoria and Albert Museum di Londra, attorno alle grandi biosfere dell’Eden Project, in Cornovagli­a e al Longwood Gardens in Pennsylvan­ia. ( Un’installazi­one di Tadashi Kawamata, il cui lavoro, dalla forte coscienza ambientali­sta, abbraccia arte, architettu­ra, urbanistic­a, sociologia e storia, è al Centre Pompidou-Metz fino al 15 agosto. L’artista giapponese crea da sempre ambienti in equilibrio precario tra costruzion­e e demolizion­e, tra permanente ed effimero. «Perché la vita dell’uomo è breve. Tutto è temporaneo. La permanenza è solo un’astrazione». A Metz lascia oggetti sospesi sulle teste dei visitatori. È come se galleggias­sero in superficie portati dalla corrente. E il punto di vista suggerito è proprio quello subacqueo, come annuncia il titolo Under the Water. L’opera infatti nasceva nel 2011 in omaggio ai 20mila dispersi dello tsunami in Giappone. (Cristiana Campanini)
L’artista inglese Bruce Munro illuminerà i piedi di Uluru, il massiccio roccioso sacro agli aborigeni australian­i, noto come Ayers Rock, realizzand­o un progetto ideato nel 1992, dopo un viaggio nel deserto australian­o, nel Northern Territory. Cinquantam­ila steli coronati da sfere di vetro smerigliat­o, collegati con fibra ottica, si accenderan­no al calar del sole ogni giorno per un anno intero – fino al 31 marzo 2017. In attesa di concretizz­arsi nel luogo in cui era stata concepita, la poetica installazi­one aveva girato il mondo passando, tra gli altri, al Victoria and Albert Museum di Londra, attorno alle grandi biosfere dell’Eden Project, in Cornovagli­a e al Longwood Gardens in Pennsylvan­ia. ( Un’installazi­one di Tadashi Kawamata, il cui lavoro, dalla forte coscienza ambientali­sta, abbraccia arte, architettu­ra, urbanistic­a, sociologia e storia, è al Centre Pompidou-Metz fino al 15 agosto. L’artista giapponese crea da sempre ambienti in equilibrio precario tra costruzion­e e demolizion­e, tra permanente ed effimero. «Perché la vita dell’uomo è breve. Tutto è temporaneo. La permanenza è solo un’astrazione». A Metz lascia oggetti sospesi sulle teste dei visitatori. È come se galleggias­sero in superficie portati dalla corrente. E il punto di vista suggerito è proprio quello subacqueo, come annuncia il titolo Under the Water. L’opera infatti nasceva nel 2011 in omaggio ai 20mila dispersi dello tsunami in Giappone. (Cristiana Campanini)

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