2016
i mobili navigassero sospesi, autonomi, forti della loro presenza così attentamente disegnata. Al primo piano si accede da un piccolo ingresso rialzato rispetto al manto stradale. Una scala che parte dal giardino incrocia prima una scultura di Kazuhide Takahama – un’enorme valvola ceramica che l’architetto giapponese aveva disegnato per il padiglione del Sol Levante alla Triennale di Milano del 1956 – e poi termina di fronte a una porta vetrata dove è stampata una celebre scritta di Walter Gropius: “Forse l’Italia è destinata a chiarire su quali fattori della vita moderna dobbiamo fondarci, per recuperare il perduto senso della bellezza e promuovere, nell’era industrializzata, una nuova unità culturale”. Una volta all’interno, il primo grande spazio è composto da due ambienti: uno molto grande, la cui quota è rialzata da un gradone di cotto che gli conferisce tono e importanza, l’altro sottostante, il cui lato perimetrale è scandito da grandi vetrine che affacciano sulla strada principale. A unirli una grande finestra a tutta altezza sulla facciata laterale dell’edificio. Una teoria di scale in cotto raccorda lo spazio con il mezzanino e il primo piano. Il corrimano di ferro della scala ha un supporto di sezione concava che poi sarà ripreso per la lampada Sirio, che nel 1976 Takahama disegnò per Gavina. Il mezzanino si affaccia come un ordine di palchi, dove la balaustra per proteggere il visitatore è stata risolta dai Castiglioni con un lungo tubolare industriale, trattenuto a intervalli regolari da una catena a grandi maglie come se ne vedevano nei fienili o nelle officine limitrofe. La luce naturale è garantita da numerose finestre di diverse dimensioni che per tre piani sono posizionate sui due lati lunghi dell’edificio. Sono incorniciate da infissi metallici con una semplice impugnatura, mentre le porte finestre del mezzanino hanno all’esterno un elemento scultoreo filiforme che serve anche da protezione anti caduta. I Castiglioni disegnarono un luogo versatile che potesse esprimere