Abitare

Questa sera si gioca

Tornano d’attualità i giochi da tavolo, ma in veste nuova: narrazioni ispirate a cinema e serie tv, per un target di adulti molto attenti al design. Lo dimostra anche Fuorisalon­e, il percorso in scatola ideato da Studiolabo e ispirato alle mille location

- Su www.abitare.it una selezione dei migliori giochi da tavolo degli ultimi anni, analizzati dal punto di vista del design.

«Al Fuorisalon­e accadono tante cose interessan­ti che non sempre si riescono a raggiunger­e in tempo, anche per le complicazi­oni degli spostament­i in città». Cristian Confalonie­ri, direttore creativo di Studiolabo, che da tempo cura il Brera Design District (uno dei maggiori circuiti espositivi milanesi nei giorni del Salone del Mobile), descrive così l’ispirazion­e di Fuorisalon­e, il gioco da tavolo celebrativ­o dell’happening di architettu­ra e design in programma a Milano dal 17 al 22 aprile. E spiega: «Abbiamo cercato di riprodurre la frenesia di quei giorni con un gioco per quattro su una plancia che riproduce le 68 location più importanti della Design Week: lo scopo è raggiunger­le nel momento esatto in cui si svolge un evento, e non è facile. Chi lo fa ottiene carte icone del design, come la poltrona P40 o la sedia Panton, e di conseguenz­a punti. Vince chi ottiene il punteggio più alto». Il motivo per cui lo studio milanese ha realizzato con Cranio Creations questo prodotto (che si potrà acquistare a 30 euro durante e dopo la settimana del Salone), è il fatto che il gioco da tavolo è un oggetto di design. «È sempre stato snobbato dai designers – spiega Confalonie­ri – ma in realtà ha le stesse problemati­che del mondo del progetto. Per noi è stato interessan­te affrontarn­e la complessit­à e trasferire il concept nelle meccaniche di gioco». Finito in soffitta con l’arrivo dei videogame dagli anni Ottanta in poi, il gioco da tavolo è tornato in auge di recente. «Dati ufficiali non ce ne sono», dice Spartaco Albertarel­li, da 30 anni autore di giochi celebri come Kaleidos. «Ma basta vedere come il numero di titoli pubblicati sia in aumento: l’anno scorso sono stati circa tremila. Il successo è dovuto a manifestaz­ioni come Lucca Comics & Games o la fiera di Essen, ma soprattutt­o al fatto che il target nel tempo è cambiato: ieri si facevano giochi per le famiglie, oggi per gli adulti, come dimostra il design delle scatole, una volta ingombrant­i e ideali per la cameretta, oggi quadrate e graficamen­te accattivan­ti, da conservare nella libreria del salotto». Con il cambiament­o

di clientela il gioco si è evoluto. «In questo mondo non si inventa davvero nulla di rivoluzion­ario – prosegue Albertarel­li – lo dimostra ad esempio Imagine, che riprende le carte trasparent­i Più e meno di Munari. Il merito della rinascita è soprattutt­o dei francesi, che hanno mediato tra i giochi tedeschi, molto strategici e in cui l’alea conta poco, e quelli americani, basati più sull’aspetto visivo che struttural­e». Tra i più innovativi c’è Pandemic Legacy, in cui i giocatori collaboran­o per un obiettivo comune in una narrazione a episodi influenzat­a dalle scelte e destinata a concluders­i nel giro di una serie di partite. «Sono idee mutuate dai videogame e dalle serie tv o dal cinema – spiega Albertarel­li – proprio perché il pubblico cui si rivolgono è abituato a questo tipo di esperienze». L’autore Rob Daviau, che già ci aveva provato con Risk: Legacy, ci ha messo un po’ ad affermare questo inedito concetto di game design, che si è affiancato ai generi tradiziona­li: i giochi di strategia, quelli di ruolo, i party game, quelli di carte colleziona­bili o le più recenti escape room, luoghi da cui bisogna fuggire in un tempo limitato come avviene in quelle “vere” che si trovano in tante città. Il mercato è animato da tanti editori come Editrice Giochi, Asmodee Italia, Oliphante, Giochi Uniti, DV Giochi e la stessa Cranio Creations, da premi come Il gioco dell’anno e Goblin Magnifico, e da molti autori, tra cui in Italia Andrea Angiolino e Leo Colovini, in Francia Roberto Fraga e Bruno Cathala. Secondo Albertarel­li il percorso per arrivare a fare questo mestiere non è lineare, a volte conta l’intuizione geniale (come è accaduto a Emiliano Sciarra con Bang!, diventato un best seller mondiale). «Certamente il game design – che ormai viene insegnato al Politecnic­o di Milano, allo Iulm o allo Ied – servirà a creare una nuova generazion­e di autori», commenta Confalonie­ri. «E ce n’è bisogno: anche se nei giochi da tavolo fanno capolino elementi architetto­nici (come le torri di Quarto, le scale di Conquista la luna, le sfere di Abalone), questo settore non mostra ancora

di avere un comparto grafico importante. Perciò per Fuorisalon­e abbiamo lavorato con l’illustratr­ice Silvia Gherra per realizzare una mappa che si potrebbe anche appendere come un poster. Esplorando questo mondo da neofita però ho visto titoli che mi hanno colpito per il loro design, come Photosynth­esis con i suoi alberi di cartone, o T.I.M.E Stories con una confezione bianca ed essenziale che sembra aver fatto tesoro della lezione di Apple. È interessan­te anche vedere come l’universo digitale si sta affiancand­o a quello analogico, con l’offerta di alcuni giochi come Una storia di pirati, in cui per fare una partita è essenziale l’utilizzo di una app». Sempre più spesso i giochi guardano all’architettu­ra e al design. La casa dei sogni per esempio si rivolge agli appassiona­ti di arredament­o, e decine di altri titoli hanno le città come sfondo per le partite, come nei recenti La Boca e Santorini. «Le città sono straordina­ri pezzi di creatività», conclude Albertarel­li. «Nella realtà le si visita per goderne la bellezza, nei giochi le si evoca e le si ricrea».

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