Lavorazioni tradizionali e progettazione digitale per la RUSH CHAIR.
Da una parte, la progettazione digitale. Dall’altra, un’antica TECNICA ARTIGIANALE . A fare da trait d’union, un designer di talento. Storia di una sedia d’autore, molto speciale.
«È IMPORTANTE APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DEI MATERIALI E DEI PROCESSI TRADIZIONALI. PER RENDERLI DI NUOVO ATTUALI».
Giunchi sottilissimi, leggeri, robusti. Intrecciati in un pattern che sembra ripetersi all’infinito, che ricorda antiche ceste o stuoie. E una struttura in legno, essenziale, progettata con l’ausilio di un sofisticato software ma realizzata a mano. Rush Chair, ideata da Christopher Jenner, designer sudafricano ma londinese d’adozione, celebra la lentezza del lavoro manuale. E la porta nel XXI secolo. La prima tappa di questo progetto è stato capire la tecnica di intreccio: per questo Jenner ha osservato per dodici mesi l’artigiana Felicity Irons all’opera. Tra le ultime annodatrici di giunco in Europa, ha scelto di condividere un sapere antico, insegnandogli i giusti movimenti, in un ascolto privilegiato degli elementi naturali. Da parte del designer c’è stato il massimo dell’attenzione: questo progetto infatti nasce nell’ambito di una ricerca che Jenner sta portando avanti sulle antiche tecniche artigianali inglesi. «Per crescere come designer credo sia importante approfondire la conoscenza dei materiali e dei processi tradizionali, per renderli di nuovo rilevanti nella nostra esistenza», spiega. Con infinita pazienza è nato quindi questo oggetto, punto di contatto tra mondi e tempi diversi. La struttura portante, in quercia, è stata disegnata utilizzando un software 3D. Ne sono venuti fuori 28 pezzi che si incastrano perfettamente dando origine a una forma fluida, senza neanche una giunzione meccanica. Non ci sono spigoli né angoli: la linea scorre morbida, è un oggetto che invita le mani a toccarlo. Per realizzare la seduta, invece, Irons e Jenner hanno raccolto una speciale qualità di giunco dalle rive del fiume Ouse, lo Scirpus lacustris. L’ispirazione, per chiudere il cerchio, deriva dallo stesso giunco. «Ho cercato di ricreare con il pattern il movimento sempre uguale dell’intreccio, in una forma senza inizio e senza fine». Una limited edition di soli dodici pezzi (più una prova d’autore) da godere con la dovuta calma. A ospitare Rush Chair è la Gallery Fumi di Porto Cervo.