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EXPO È STATA UNA STRAORDINARIA OCCASIONE DI SVILUPPO PER MILANO E PER L’ITALIA
Giò Forma (da un’idea del direttore artistico dell’Expo, Marco Balich). Sui 110 ettari della fiera c’era un’isola sulla cui pianta si incrociavano un cardo e un decumano, secondo l’idea dell’Urbe romana: tutt’intorno sorgevano avveniristici edifici pensati da celebri archistar. Come il britannico Norman Foster che ha disegnato il padiglione degli Emirati Arabi, un’avvolgente struttura dalle forme rotonde e sinuose, o l’olandese Anne Holtrop che ha progettato il magnifico mondo bianco tra fichi d’India e piante di limoni che rappresentava il Bahrain. Ma l’elenco delle meraviglie che abbiamo visto è lungo e comprendeva, tra l’altro, la pensilina sospesa concepita da Sergei Tchoban per il padiglione della Russia, la monumentale scalinata verso il parallelepipedo del padiglione della Polonia, ideato da Piotr Musiałowski. Ma il loro apporto l’hanno dato anche Herzog & de Meuron, Daniel Libeskind e gli italiani Michele De Lucchi e Italo Rota. E lo scenografo Dante Ferretti. Avanguardia e concept essenziali, opere ecosostenibili e forme inaspettate, tra visionario e pura realtà.