Fantascienza quotidiana
Presenti da più di un secolo nell’immaginario, i si sono silenziosamente integrati nel nostro mondo, con una fisionomia che non è quella dei film avveniristici. Una mostra racconta questa rivoluzione.
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Viviamo in un’era di contaminazioni estetiche e crossover disciplinari: oggi più di ieri il mondo della robotica è entrato a pieno titolo nell’immaginario del nuovo rinascimento digitale. E mentre si delineano gli scenari della quarta rivoluzione industriale, quella dello smart manufacturing, delle intelligenze artificiali e delle stampanti 3D, l’avanguardia creativa del terzo millennio ridisegna gli orizzonti futuribili di ciò che mezzo secolo fa avremmo chiamato, semplicemente, science fiction. Sembrano potersi avverare le profetiche visioni di Isaac Asimov e di Philip K. Dick e assumono un’aria sempre più familiare i robot forse troppo umani di Ritornano in auge anche le cupole geodetiche di Buckminster Fuller e le megastrutture nomadi di Archigram. Temi e visioni che la mostra “Hello, Robot. Design 2 between Human and Machine”, in programma al Vitra Design Museum di Weil am Rhein dal 11 febbraio al 14 maggio, riporta alle cronache d’attualità. Il percorso espositivo coinvolge le arti visive, l’architettura, il design; tocca i settori dell’industria e della medicina, per raccontare come l’innovazione tecnologica ha cambiato, o potrà cambiare, le nostre vite. «Un robot può leggere il mondo, processare le informazioni e rispondere di conseguenza. Nella nostra definizione un robot può quindi essere molte cose diverse allo stesso tempo», spiega Carlo Ratti, architetto e ingegnere, direttore del Mit Senseable City Lab di Boston. Come un sistema di arredo modulare che «esplora il modo in cui la robotica può rendere i nostri spazi più interattivi»: si riconfigura in tempo reale, anche da remoto, attraverso una app del proprio tablet. «I singoli elementi – pixel 3 4