AD (Italy)

Italiani al verde

Il turismo botanico non è (solo) una passione anglosasso­ne. Sono milioni i connaziona­li che visitano il circuito dei Che oggi compiono vent’anni.

- GRANDI GIARDINI ITALIANI. di ELENA DALLORSO

Era il 1997 quando Judith Wade, scozzese con la passione per l’arte e l’Italia, ebbe l’idea di permettere al largo pubblico di ammirare le bellezze naturalist­iche e artistiche di luoghi normalment­e poco accessibil­i perché proprietà private o dagli orari di apertura limitatiss­imi. Che cosa l’ha spinta allora a creare i Grandi Giardini? «Una consideraz­ione da turista semplice: da anglosasso­ne ho sempre amato i giardini e in Italia ce ne sono di meraviglio­si ma inaccessib­ili a meno che non si conoscano personalme­nte i proprietar­i. Aprire i parchi delle ville era un arricchime­nto dell’offerta culturale e una potenziale fonte di guadagno e di automanten­imento di quest’enorme patrimonio. Certo, all’inizio mi sono scontrata con chi mi diceva che la mia idea non avrebbe funzionato perché gli italiani non amano il verde». Ed è vero? «Niente di più falso. Basti pensare che nella classifica dei visitatori dei giardini inglesi gli italiani sono al terzo posto e che rappresent­ano la WHO’S WHO Judith Wade Meraviglie naturali. a sinistra: Villa Melzi d’Eril, a Bellagio (Co). I suoi giardini furono progettati dall’architetto Luigi Canonica e dal botanico Luigi Villoresi. in basso: una scultura in legno di Jaehyo Lee ad Arte Sella, a Borgo Valsugana (Tn). metà degli 8 milioni di persone che ogni anno visitano il circuito dei Grandi Giardini». Come ha trasformat­o la sua passione in business? «Prima di tutto rifiutando­mi di considerar­e immorale il mettere a reddito un giardino. Poi i Grandi Giardini sono anche un’azienda, vanno considerat­i centri dell’attività culturale del territorio e quindi devono essere attraenti, efficienti. E questo significa pagare dei bravi giardinier­i, offrire servizi come orari di apertura lunghi, biglietter­ie, guide, bar o ristoranti. E, ovviamente, continuare a piantare. Ma è un circolo virtuoso: il network funziona anche da stimolo per le varie proprietà. Nessuno vuole rimanere indietro. Per dire: al Parco Sigurtà acquistano 2 milioni di bulbi all’anno, fatto che accende la competitiv­ità». Gli ultimi “acquisti”? «Villa Ormond a Sanremo, con piante esotiche e un vero giardino zen, e Casa Cuseni a Taormina, ritiro siciliano del pittore inglese Robert Hawthorn Kitson e del suo compagno, con un giardino immenso, vasche di papiri egiziani, aiuole, cascate di buganville­e, palme».

 ??  ?? Nata a Sydney da genitori britannici e cresciuta in Scozia, ha compiuto gli studi artistici a Firenze e fondato, nel 1997, i Grandi Giardini Italiani. Dai 12 iniziali, fanno oggi parte del network 125 giardini.
Nata a Sydney da genitori britannici e cresciuta in Scozia, ha compiuto gli studi artistici a Firenze e fondato, nel 1997, i Grandi Giardini Italiani. Dai 12 iniziali, fanno oggi parte del network 125 giardini.
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